In Puglia oltre 21mila assunzioni grazie ai fondi Ue alle imprese
In meno di 5 anni, grazie a vincoli di assuzione per le imprese che beneficiano dei fondi Ue regionali, in Puglia si sino creati oltre 21mila posti di lavoro diretti e si sono messi in circolo oltre 4 miliardi di investimenti, supportati da oltre un miliardo di contributi pubblici.
di Laura Cavestri
3' di lettura
Incentivi alle imprese solo a patto di incrementare l’occupazione per almeno i 3 anni successivi all’erogazione dei fondi Ue. Di quanto? Lo si negozia caso per caso. In Italia non è un obbligo. In Puglia lo è diventato dal 2014 (con il nuovo piano di programmazione europea dei fondi Ue). Un sistema che ha permesso di creare, in meno di 5 anni, sino ad ora, oltre 21mila posti di lavoro diretti e di mettere in circolo oltre 4 miliardi di investimenti, supportati da oltre un miliardo di contributi pubblici. A fornire l’ultima fotografia di un quadro in divenire (il programma finanziario in corso si chiuderà nel 2020 ma sarà possibile continuare a spendere le dotazioni assegnate ai Por, i programmi operativi regionali, sino ai tre anni successivi, quindi al 2023), è stato, ieri, alla Fiera del Levante in corso a Bari, Pasquale Orlando, capo dell’Autorità di gestione dei fondi europei della Regione Puglia.
I numeri e gli strumenti
A metà settembre, gli occupati complessivi nelle imprese che hanno beneficiato di finanziamenti europei e del cofinanziamento nazionale erano oltre 117mila, con un incremento di oltre 21.600 posti di lavoro rispetto all’avvio concreto della programmazione a giugno 2015. Gli investimenti complessivi hanno superato i 4 miliardi di cui quasi 1 è dedicato solo a R&S, mentre è pari a 3,4 miliardi la quota degli attivi materiali. Non tutti i tasselli del puzzle hanno però la stessa dimensione. La fetta più ampia della “torta” degli investimenti la fanno i 60 contratti di programma riservati a grandi gruppi e multinazionali, per un totale di oltre 1,2 miliardi, con quasi 450 milioni sostenuti dalla quota pubblica di cui 280 milioni solo per ricerca e innovazione. Tra contratti di programma delle grandi imprese, progetti delle medie e delle piccole, piani per il turismo e finanziamenti destinati alle piccole e piccolissime, a settembre, le iniziative presentate sono state quasi 11mila. Volumi raddoppiati rispetto allo stesso periodo, cioè il primo quinquennio della programmazione Ue precedente. Nel complesso, il programma operativo Puglia 2014/2020 ha una dotazione complessiva di circa 7,1 miliardi. «Dalla fine del 2015 - ha affermato l’assessore regionale a Programmazione e Politiche comunitarie, Raffaele Piemontese - sono stati selezionati progetti per circa 6 miliardi, che hanno consentito, tra l’altro, interventi in 400 edifici scolastici, la messa in sicurezza di 142 chilometri di ferrovie, 93 interventi contro il dissesto idrogeologico, riconversione professionale per 15mila disoccupati e un “reddito di dignità” regionale per oltre 13.500 indigenti, oltre a un sostegno per 73mila studenti delle scuole dell’obbligo e a quasi 16mila universitari. Obiettivo, creare occasioni di sviluppo, occupazione di qualità per offrire ai giovani pugliesi che purtroppo emigrano in massa, una prospettiva per restare».
Minibond: via al bando
«Il 10 settembre - ha spiegato Cosimo Borraccino, assessore allo Sviluppo economico della Puglia - sono usciti i primi bandi per i minibond, realizzati con UniCredit, prevede garanzie pubbliche per 25 milioni e svilupperanno 100 milioni di investimenti: le candidate potranno essere Pmi con sede legale o operativa in Puglia e non quotate in borsa. I singoli minibond dovranno essere compresi tra 2 e 10 milioni e permetteranno di sostenere investimenti. Ci risulta che siano state già presentate 3 domande».
Ma non è tutto oro. Cgil e Cisl, attivi nei meccanismi di partenariato con cui la Regione condivide e si confronta su priorità e azioni da finanziare coi fondi Ue, lamentano troppa burocrazia e troppi passaggi, ma soprattutto tempi lunghi anche nell’erogazione degli stanziamenti. Temi su cui la Regione è cosciente di dover intervenire. «I volumi di spesa si concentrano a fine anno, ovvero nel periodo in cui scattano i controlli europei - ha aggiunto, da Bruxelles, Lucio Paderi, della Dg Regio della Commissione europea - e a fine 2019 dovranno essere rendicontato tutte le risorse impegnate a fine 2016. Considerando che abbiamo tempo sino al 2023, ecco perché a prima vista le percentuali di avanzamento rispetto al programmato possono apparire basse in alcuni settori, come l’asse urbano e delle infrastrutture, che richiedono tempi di implementazione più lunghi. Molto più scorrevoli, invece, le erogazioni alle imprese. Complessivamente, però, la Puglia è tra le regioni più efficienti nella capacità di spesa dei fondi europei e la nostra valutazione è positiva». La programmazione 2021-2027? «Pur con qualche ritardo, dovrebbe cominciare in autunno il processo di partenariato per definire i nuovi programmi operativi» ha concluso Pasquale Orlando. Ma nessuno nasconde le preoccupazioni. Le nuove regole, dal 2021, prevedono una “coperta più corta” soprattutto a danno proprio dei fondi di coesione, una riduzione del cofinanziamento nazionale e, soprattutto, il mancato rispetto degli impegni nazionali verso la Commissione potrebbero portare a blocchi o riduzioni dei fondi.
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