In Qatar è sfida tra Europa e Sudamerica nella notte dei numeri 10
A far venire i brividi, oggi, è soprattutto l'idea che tra poche ore il Mondiale perderà almeno uno dei suoi straordinari numeri 10, tra Messi che sfida i tulipani di Van Gaal, e Modric e Neymar
di Dario Ricci
3' di lettura
Marocchini, egiziani (chissà poi perché, loro che il Mondiale se lo sono fatti soffiare ai rigori dal Senegal, che sempre ai rigori gli ha strappato dalle mani pure la Coppa d'Africa!), una miriade di argentini, non pochi brasiliani: brulica di tifosi, la notte di Doha al Souq Waqif, il cuore della festa del football globale; ma se ti affacci sul lungomare ricurvo che è la Corniche un altro pezzo di città, coi suoi grattacieli illuminati di arancio, ocra, fucsia, blu e verde, si staglia davanti i tuoi occhi in mezzo al golfo come fosse un miraggio, una visione onirica.
Effetti stranianti e incantatori di questo ‘Mondiale olimpico' tutto concentrato in una città o poco più (o forse, visto distanze e dimensioni così concentrate, meglio dire poco meno…): del resto, non è proprio questo il messaggio che questo spicchio di mondo c'ha voluto trasmettere fin dalla cerimonia inaugurale? Che questo in fondo – pur nell'importanza e nella magnificenza dell'evento - non è altro che la prova generale di quell'Olimpiade che prima o poi, statene certi, approderà proprio da queste parti?
Il dilemma aria condizionata
Sono i pensieri che rimbalzano nella mente camminando come parte di questo flusso indistinto di persone, che trovano per un mese nel pallone il loro davvero minimo comune denominatore. A proposito di calcio, è bene essere chiari ed espliciti: qui, in questo periodo dell'anno, c'è il clima ideale per giocarlo, praticarlo, pensarlo: viaggiamo placidi tra i 25° e i 30°, sfiorati giusto verso l'ora di pranzo, ma il sole cede presto il posto alla sera con la sua brezza umida e fresca, e l'aria condizionata in alcuni stadi è solo un gesto (non richiesto) di pura cortesia nei confronti dell'ospite straniero, per due motivi impliciti ma al tempo stesso evidenti: 1) da queste parti del mondo, essere costretti ai sentire caldo è sinonimo di umili origini, infine di povertà, mentre i ceti più elevati il caldo non devono soffrirlo mai, anche quando non c'è, figurarsi quindi un ospite straniero; 2) da sempre, quando l'Oriente (Estremo o Medio che sia) ospita grandi eventi (non solo sportivi), vi trova anche l'occasione per scacciare quel malcelato senso d'inferiorità assimilato con secoli di colonialismo, e che si rispecchia pure nell'altrettanto mal dissimulato senso di superiorità che trapela dallo sguardo di ‘noialtri' occidentali; insomma, nulla può essere meno che perfetto! Figurarsi quindi se potrebbe essere tollerabile che anche solo un occidentale si lamentasse del (presunto, ipotetico, teorico) caldo eccessivo! E allora, nel dubbio, aria condizionata a manetta!
Le sfide di oggi
A far venire i brividi, oggi, è intanto e soprattutto l'idea che tra poche ore il Mondiale perderà almeno uno dei suoi straordinari numeri 10, tra Messi che sfida i tulipani di Van Gaal, e Modric e Neymar che s'incrociano in Croazia-Brasile manco fosse un Clasico tra Real Madrid e Barcellona di appena qualche stagione fa. Modi diversi, di esser geniali, quelli dei tre: sapiente, il croato, nel dettare al tempo stesso i ritmi del centrocampo e nell’ispirare l’azione offensiva, senza disdegnare di diventarne pure protagonista; pirotecnico, il brasiliano, che batte il tempo del samba verdeoro e impreziosisce e ripulisce ogni pallone che transita dalle sue parti; sornione, finora, la Pulce, che s’è acceso il giusto (e oggi capiremo se per scelta o necessità).
E sornione e al tempo stesso scaltro è Didier Deschamps, che in un ginepraio d’infortuni ha trovato una Francia profondamente diversa da quella che aveva disegnato, ma ugualmente efficace. E allora, nell’attesa di scagliare la freccia Mbappe contro l’Inghilterra, l’ex juventino lancia una stoccata nella metà campo avversaria, dichiarando di stimare molto Southgate, “forse molto di più di quanto non lo stimino in tanti nel suo Paese”; parole ideali per metter zizzania alla vigilia della sfida che simboleggia in toto il calcio europeo in questo Mondiale.
Intanto la telenovela Ronaldo si avvicina all’epilogo, almeno per quanto riguarda la Nazionale lusitana: “Abbiamo discusso, è vero, ma non è vero che voleva lasciare il ritiro. E’ contrariato, certo, ma pronto per dare il suo contributo. Lasciamolo sereno”. Parole, quelle del ct lusitano Fernando Santos, che suonano come un epitaffio calcistico.
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