DI MAIO: «CONVOCHERÒ COMMISSIONE» 

In scadenza l’accordo Italia-Libia sulla gestione dei flussi, pressing del Pd per cambiarlo

Un folto gruppo di parlamentari che va da Matteo Orfini a Graziano Delrio fino a Gennaro Migliore, e che trova d’accordo tutta l’area grillina a sinistra che fa capo a Roberto Fico, ha cominciato un pressing nella maggioranza per ridiscutere in Parlamento gli accordi sottoscritti dall’Italia con la Libia nel febbraio 2017 sul contrasto all’immigrazione illegale

di Andrea Carli e Andrea Gagliardi

Riportati in Libia centinaia di migranti diretti in Italia

4' di lettura

Davanti al rinnovo automatico il 2 novembre del memorandum d’intesa tra Italia e Libia sul contrasto all’immigrazione illegale, con le notizie delle collusioni tra la guardia costiera di Tripoli e i trafficanti sotto gli occhi di tutti, si sta facendo sentire una fronda sempre più affollata di scontenti, trasversale ai Dem, Italia Viva e LeU, e pure ai Cinque Stelle.

Un folto gruppo di parlamentari che va da Matteo Orfini a Graziano Delrio fino a Gennaro Migliore, e che trova d’accordo tutta l’area grillina a sinistra che fa capo a Roberto Fico, ha cominciato un pressing nella maggioranza. Chiedendo di ridiscutere in Parlamento gli accordi sottoscritti dall’Italia con la Libia il 2 febbraio 2017, quando al Viminale c’era il Dem Marco Minniti e a palazzo Chigi Paolo Gentiloni.

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Di Maio: interrompere accordo con Libia sarebbe dannoso
«Un'eventuale denuncia del memorandum con la Libia rappresenterebbe un vulnus politico» ma «lavoriamo per migliorarlo» ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, rispondendo durante un question time alla Camera. «Il documento può essere modificato - ha aggiunto - ma è innegabile come abbia ridotto arrivi e morti in mare». «Proporrò di convocare una riunione della commissione congiunta italo-libica, prevista dall’articolo tre del memorandum - ha annunciato poi ministro Di Maio -. In particolare dovremo favorire un’ulteriore coinvolgimento delle Nazioni Unite, della comunità internazionale e delle organizzazioni della società civile per migliorare l’assistenza ai migranti salvati in mare e le condizioni dei centri».

I campi di accoglienza temporanei in Libia
Nel memorandum Roma e Tripoli puntano a risolvere «alcune questioni che influiscono negativamente sulle Parti, tra cui il fenomeno dell’immigrazione clandestina e il suo impatto, la lotta contro il terrorismo, la tratta degli esseri umani e il contrabbando di carburante». Ed è prevista tra l’altro la «predisposizione dei campi di accoglienza temporanei in Libia, sotto l’esclusivo controllo del Ministero dell’Interno libico, in attesa del rimpatrio o del rientro volontario nei paesi di origine».

Oxfam: dal 2017 Italia ha dato 150 milioni al paese del Nord Africa
«La parte italiana - prevede l’intesa - si impegna a fornire supporto tecnico e tecnologico agli organismi libici incaricati della lotta contro l’immigrazione clandestina, e che sono rappresentati dalla guardia di frontiera e dalla guardia costiera del Ministero della Difesa, e dagli organi e dipartimenti competenti presso il Ministero dell’Interno». Dal 2017 ad oggi l'Italia ha dato al governo libico oltre 150 milioni finanziando la formazione del personale impegnato nei centri di detenzione ufficiali e la fornitura di mezzi terresti e navali per le autorità di polizia e la Guardia Costiera. È quanto afferma l'Oxfam chiedendo che il memorandum d'intesa con Tripoli venga sospeso e sia cancellata ogni missione italiana in Libia.

«Bisogna mettere la parola fine a una delle pagine più tristi e vergognose della nostra storia recente» dice l’organizzazione umanitaria sottolineando che l’intesa «ha di fatto consentito le violazioni» dei diritti umani che avvengono nei “lager ufficiali”, dove ci sono quasi 5mila migranti. Senza contare che, dice Paolo Pezzati di Oxfam Italia, «i soldi spesi dai Governi Gentiloni e Conte sono serviti a finanziare la Guardia costiera libica che, come denunciato dall’Onu, impiega alcuni dei più pericolosi trafficanti di esseri umani».

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I dissensi alla Camera
Malgrado il pressing delle organizzazioni umanitarie, ormai sembra fin troppo tardi per ridiscutere gli accordi. Anche perché il M5s non sembra affatto intenzionato a recedere dal patto. Ma che la Libia non sia un “porto sicuro” è sotto gli occhi di tutti. Contro il memorandum sono schierate tutte le Ong che lavorano nel soccorso dei migranti. Alla Camera i primi a esprimere il dissenso sono stati una decina di deputati Dem che fanno capo a Matteo Orfini. L’ex presidente del Pd, che già aveva espresso più di una perplessità sull’allineamento Pd-5s, su Facebook ha definito l’accordo come «una squallida e insopportabile ipocrisia. Che ha prodotto una delle più drammatiche crisi umanitarie degli ultimi anni: lager, torture, stupri, omicidi», con il pericolo di «una presunta trattativa tra il nostro Paese e i trafficanti di esseri umani».

Zingaretti: memorandum con Libia cambi radicalmente
Anche il segretario del Pd Nicola Zingaretti riferendosi, a Radio Capital, agli accordi con Tripoli sui migranti chiede unn cambio di passo. «Il memorandum con la Libia deve cambiare radicalmente - ha detto - oggi il Pd lo chiederà al ministro Di Maio al question time». E i malumori sul tacito rinnovo dell’accordo di Minniti sono arrivati pure da Graziano Delrio, capogruppo Pd alla Camera, che ha denunciato: «Penso che non si possano tenere gli occhi chiusi. La situazione è cambiata, c’è una guerra in Libia e credo che il governo debba fare una riflessione molto seria. Il Parlamento vuole che questa riflessione ci sia e ci sia un confronto prima di rinnovare questi accordi». Anche Gennaro Migliore di Italia Viva chiede un dibattito in Parlamento. E se dalla Camera ci si sposta in Senato, la situazione non cambia, con diversi senatori Dem che cominciano a storcere il naso.

Il braccio di ferro sui decreti sicurezza
E intanto, sempre sulla questione immigrazione, si apre un altro fronte di scontro. Quello relativo ai decreti sicurezza uno e due, eredità del Viminale di Matteo Salvini, da rivedere alla luce dei rilievi avanzati dal Presidente della Repubblica. La maggioranza attende ancora l'esito del lavoro del Viminale. Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha detto di confidare nella messa a punto delle modifiche entro l’anno. Intanto Matteo Orfini e Giuditta Pini hanno depositato alla Camera due proposte di modifica «per provare a smontare pezzo per pezzo i decreti sicurezza di Salvini, dai temi dell'immigrazione a quelli dell'ordine pubblico».

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