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In Sicilia extralberghiero quasi triplicato in dieci anni

Scondo il rapporto Otie-Confesercenti le strutture passate da 2.363 del 2013 a 6.869 nel 2022 che è l’83,7% del totale regionale.

di Nino Amadore

4' di lettura

In Sicilia in dieci anni l’offerta di strutture e posti letto per i turisti è quasi triplicata ma resta ancora, per certi versi, insufficiente. È il primo dato che salta all’occhio dal rapporto “L’Impatto del Pnrr sulla ricettività diffusa” curato dall’Otie (l’Osservatorio sul turismo per le isole europee) che sarà presentato oggi venerdì 10 novembre nell’ambito della Borsa del turismo Extralberghiero di Confesercenti Sicilia che si chiude domenica. Un focus sull’offerta turistica extralberghiera che dice parecchio sullo stato di salute dell’industria delle vacanze in Sicilia. Una regione che ha registrato una crescita sostenuta: nel 2022 (in attesa di un dato definitivo sul 2023) gli arrivi presso le strutture di ospitalità in Sicilia è stato pari a 4.888.423 con un totale di 14.783.156 notti vendute, di cui 10.671.261 presso gli alberghi e 4.111.895 presso gli esercizi extra-alberghieri. «Il 67% delle notti vendute è attribuibile ai B&B e agli alloggi in affitto gestiti in forma imprenditoriale – spiega Giovanni Ruggieri, presidente dell’Otie e ricercatore di Economia del turismo all’Università di Palermo –. I dati mostrano un notevole aumento delle presenze negli esercizi extra-alberghieri a Trapani, Palermo e Messina, quest’ultima registrando il tasso di crescita più elevato nel decennio. Catania ha avuto un picco nel 2016, seguito da un lieve declino negli anni successivi, mentre Siracusa ha mostrato una crescita costante, con un notevole aumento nel 2022». E forse non è un caso.

Verso la riforma del settore in Sicilia

Un rapporto , quello dell’Otie, che arriva a qualche giorno di distanza dal varo, da parte del governo regionale, del disegno di legge di riforma del comparto turistico in Sicilia e che dedica particolare attenzione al settore extralberghiero: «Un progetto che è cosa buona e giusta – dice Vittorio Messina, presidente nazionale di Assoturismo-Confesercenti – una riforma che non si limita solo a riempire un vuoto normativo e a mettere ordine ma individua settori di nicchia ad alta potenzialità di sviluppo e mi riferisco, per esempio, alla ricettività nautica. Certo avremmo gradito un maggiore coinvolgimento nella fase di stesura ma riteniamo si tratti di una buona base di partenza. Siamo convinti che da un punto di vista normativo non solo si debba intervenire ma debba essere fatto un monitoraggio costante. Il turismo extralberghiero può forse essere un problema per le grandi città ma è sicuramente un’opportunità di rivitalizzazione per i piccoli centri soprattutto delle aree interne dell’isola».

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La resilienza dell’extralberghiero

Secondo lo studio del’Otie «in Sicilia negli ultimi 10 anni (2013-2022) il numero complessivo degli hotel è rimasto generalmente stabile, con alcune piccole fluttuazioni mentre il numero delle strutture extra-alberghiere è aumentato in modo significativo nel corso del decennio, passando da 2.363 nel 2013 a 6.869 nel 2022, con un notevole aumento soprattutto nel 2016 e nel 2017». In concreto, guardando agli ultimi ani, «le strutture extra-alberghiere si sono rivelate molto più resilienti alla crisi rispetto alle strutture alberghiere». Nel 2019, i turisti che hanno scelto queste strutture sono stati 1.156.598, mentre nel 2022 hanno superato il livello precedente, raggiungendo quota 1.310.841 (+13,3%).

Il quadro dell’offerta turistica in Sicilia

In generale il quadro delle strutture presenti in Sicilia aggiornato al 2022 è questo: sono presenti 8.202 attività che offrono servizi di ospitalità, suddivise tra strutture alberghiere (1.333) ed extra-alberghiere (6.869, in pratica l’83,7% del totale regionale). Ogni giorno, tenendo conto anche delle strutture stagionali, vengono offerti 215.420 posti letto per un totale di 84.261 camere: le strutture alberghiere forniscono 123.618 posti letto al giorno, mentre si stima che le strutture extra-alberghiere offrano 91.802 posti letto al giorno.
«Questi dati confermano che la struttura ospitale della Sicilia e dei suoi arcipelaghi si basa principalmente su strutture extra-alberghiere – spiega Ruggieri –. In media, per ogni struttura alberghiera, ci sono sette strutture extra-alberghiere, fatta eccezione per Trapani e Messina, dove il rapporto di composizione è di quattro e tre rispettivamente».
Altro dato su cui ragionare in prospettiva: dall’analisi a livello sub-regionale, si nota che 5 province su 9 dispongono di oltre il 70% delle strutture di ospitalità, con Messina in testa, seguita da Palermo e Catania quasi a pari merito, insieme a Trapani e Siracusa. Con circa 800 strutture a Ragusa e Agrigento, le ultime due province interne dell’isola, Enna e Caltanissetta, dispongono di circa 200 strutture ciascuna.
Messina, Palermo, Catania e Trapani vantano il maggior numero di posti letto: messe insieme rappresentano più della metà del totale regionale. Per quanto riguarda la dimensione media delle strutture, le province di Messina, Palermo e Trapani ospitano strutture con un numero medio maggiore di camere. Le altre province siciliane seguono invece un modello di ospitalità basato su strutture di dimensioni più contenute.
Le strutture alberghiere, in particolare, hanno una dimensione media di circa 40 camere, con un minimo di 34 camere nella provincia di Trapani e un massimo di 50 camere in media. Le altre strutture di ospitalità presentano invece una dimensione media di 13 camere.

I limiti del sistema

E serve anche ragionare sui limiti per comprendere le potenzialità ancora non sfruttare del mercato turistico siciliano sia sul fronte alberghiero che extralberghiero. Nell’isola 46 comuni su 391 non dispongono di alcun tipo di struttura ricettiva, né alberghiera né extra-alberghiera. Vi sono anche 56 amministrazioni comunali prive di strutture extra-alberghiere e altre 49 che ne dispongono di una sola. Inoltre, quasi la metà dei comuni siciliani dispone di meno di cinque strutture ricettive extra-alberghiere. In pratica il 60% dell’offerta turistica extra-alberghiera e il 50% dei posti letto complessivi della regione si concentrano in 20 comuni su 391. «Ciò indica un’elevata concentrazione territoriale nel sistema di ospitalità in Sicilia e nei suoi arcipelaghi – si legge nel rapporto –. Nove comuni si distinguono per il maggior numero di strutture extra-alberghiere: San Vito Lo Capo, Taormina, Cefalù, Modica, Milazzo, Castellammare del Golfo, Lampedusa, Lipari e Palermo. Quest’ultima è la provincia con il maggior numero di strutture di ospitalità extra-alberghiere, mentre Messina si distingue per il numero più elevato di posti letto, pari a 18.321, e di camere, pari a 6.100». Ma forse c’è un ulteriore aspetto che va considerato: quello che riguarda la zona grigia, delle strutture che non vengono dichiarate o che non sono rilevate in alcun modo. «Pensiamo sia molto utile il Cir (il Codice identificativo regionale) – dice ancora Messina – ma va aggiustato e adeguato».

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