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In stallo la Gronda e il raddoppio ferroviario

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di Raoul de Forcade

3' di lettura

La corsa all’ammodernamento e all’implementazione delle infrastrutture viarie della Liguria si incaglia su alcuni progetti al palo da anni che le istituzioni locali, con l’appoggio delle principali associazioni di categoria, tra le quali Confindustria e le Camere di commercio, stanno cercando di sbloccare. Il 30 marzo scorso il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ha presentato al ministero delle Infrastrutture e trasporti, consegnandolo al viceministro Edoardo Rixi, un piano strategico delle opere (che comprende tutte quelle giudicate importanti da portare avanti) del valore complessivo di 10,3 miliardi di euro. Tra queste ne figurano alcune che sono considerate essenziali per la logistica della regione, tra cui il raddoppio della tratta ferroviaria Andora – Finale Ligure e la Gronda autostradale di Ponente.

Giovanni Toti. Presidente della Regione Liguria

La prima fa parte del progetto complessivo di raddoppio della linea Genova-Ventimiglia, per la quale, nel 2001, è stata attivata la tratta Ospedaletti-San Lorenzo (24 chilometri); nel 2016 è stata attivata la San Lorenzo-Andora (19 chilometri), mentre al momento resta da completare, appunto, la tratta tra Andora e Finale. Si tratta di una linea di 32 chilometri, di cui 25 in galleria, completamente in variante rispetto al tracciato attualmente in esercizio. Il costo è di 2,15 miliardi, di cui sono attualmente finanziati solo 51 milioni.

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«La Finale-Andora - spiega Toti - è fondamentale non tanto come opera in sé ma perché è un moltiplicatore strutturale agli investimenti già fatti. Stiamo procedendo col quadruplicamento della linea genovese, stiamo arrivando col Terzo valico, c’è la ferrovia doppia fino a Finale e anche da Andora in avanti. E poi c’è un binario unico solo in quel pezzo lì. È chiaro che è un collo di bottiglia all’interno di un’infrastruttura modernissima. Bisogna toglierlo, perché la linea di Ponente, che collega Genova, Marsiglia e Barcellona è un nodo ferroviario straordinariamente potente. Non si tratta di una banale galleria ma di una galleria che fa sì che un’intera infrastruttura vada a regime. Dall’ultimo incontro al Mit è emerso che è volontà del ministero inserire l’opera nella convenzione con Rti per i prossimi anni; di base, quindi c'è la volontà a finanziare l'opera, probabilmente con gli Fsc (Fondi per lo sviluppo e la coesione, ndr) perché è evidente che, per i tempi di realizzazione, non può entrare nel Pnrr. Al momento è in corso la riqualificazione del progetto: sono stati stanziati 10 milioni l’anno scorso, dal Governo Draghi, perché esisteva un progetto vecchio e superato. Italferr sta facendo l’esecutivo. Quando sarà pronto vedremo quando il Governo riuscirà a inserire il raddoppio della linea nella pianificazione Fsc che scade nel 2029».

Per quanto attiene alla Gronda, invece, il progetto esecutivo è già pronto dal 2018, sono stati compiuti gli espropri necessari, ma i lavori non sono ancora avviati. Il piano prevede una nuova autostrada da Vesima a Bolzaneto, quasi interamente in galleria, il rifacimento della carreggiata Nord della A7, fra Genova Ovest e Bolzaneto, con potenziamento della A12 fino alla barriera di Genova Est: 72 chilometri di nuovi tracciati autostradali. Per l’avvio de cantieri occorrono ancora il via libera del Consiglio superiore dei lavori pubblici sul progetto esecutivo aggiornato e la firma definitiva del Mit. L’opera, si legge nel rapporto Oti, «è finanziata per 4,3 miliardi»; ma ci sono extracosti dovuti al rincaro dei materiali che fanno salire la somma necessaria a 6 miliardi e non è stato ancora definita la soluzione per reperire i fondi.

«Il progetto esecutivo è depositato al ministero - afferma Toti - ma è una banalizzazione dire che basta una firma per far partire i lavori. Perché se venisse firmato quel piano, rientrerebbe in automatico come investimento a tariffa nel contratto di concessione di Aspi e contribuirebbe a far alzare le tariffe di pedaggio su tutta la rete nazionale. Tecnicamente non è sbagliato dire che il progetto è finanziato ma poi i miliardi li pagherebbero gli italiani con le tariffe. Invece, per evitare che ci sia un aumento dei pedaggi, sia per questa che per altre opere inserite nel pacchetto infrastrutture del ministro Salvini, il Governo sta studiando come spalmare l’investimento su più voci eterogenee: una parte, per ipotesi, ritoccando di poco le tariffe, un’altra coi fondi Fsc, un’altra ancora con una clausola di riscatto al termine della concessione».

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