beauty

In Toscana crescono le aziende cosmetiche

Marchi antichi e un’ottima marginalità attraggono investimenti anche dall’estero

di Silvia Pieraccini

3' di lettura

La Toscana scopre di avere un “nuovo” settore produttivo, vicino al mondo del lusso e al tradizionale sistema del made in Italy con cui divide creatività e competenze artigianali. Il settore, messo in luce per la prima volta dal centro studi di Intesa Sanpaolo, è quello della cosmetica e profumi, ed è presidiato da un centinaio di aziende sparse nella regione con 1.300 addetti che, in linea con quanto sta avvenendo a livello nazionale, stanno crescendo a ritmo sostenuto, moltiplicando i progetti, aprendosi ai mercati internazionali. Questi numeri fanno della Toscana “una delle principali regioni con l'8% del settore”, afferma Intesa Sanpaolo che ha inserito Firenze tra le prime dieci province italiane specializzate nella cosmetica (dopo Lodi, Cremona, Parma, Roma, Bergamo, Milano, e prima di Monza-Brianza, Como, Bologna).

Le aziende sono perlopiù piccole e producono creme per viso e corpo, shampoo, saponi, acque aromatiche, oli essenziali, profumazioni per ambiente e per la persona, candele. Il focus è sull'alto di gamma. Nel 2018 l'export toscano di cosmetica, secondo le elaborazioni fatte dal centro studi Intesa Sanpaolo per Il Sole 24 Ore, ha toccato i 223 milioni, con una crescita media annua del 9,2% nell'ultimo decennio, superiore a quella nazionale. Nel 2008 l'export era 92 milioni. I principali mercati di sbocco oggi sono Hong Kong, Stati Uniti, Francia, Giappone, Corea e Spagna. Il saldo commerciale è aumentato di oltre 100 milioni nell'ultimo decennio, fino a raggiungere +170 milioni nel 2018.

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Ma la sorpresa toscana non finisce qui. Il settore sta già attirando l'interesse di investitori finanziari, attratti dalle potenzialità di crescita delle aziende e dalla marginalità (vicina al 10% nel 2018 secondo le stime Intesa Sanpaolo per la produzione cosmetica, seconda solo alla farmaceutica). I multipli che hanno caratterizzato le ultime operazioni in effetti sono impressionanti. Pochi giorni fa il fondo Italmobiliare ha rilevato il 20% di Officina profumo farmaceutica di Santa Maria Novella, una delle più antiche d'Europa (risale al 1612), per ben 40 milioni di euro. A cedere la partecipazione è stato il presidente Eugenio Alphandery. Nel 2019 l'azienda fiorentina - che produce 600 articoli per la cura del corpo, profumazione ambienti, antiche preparazioni e liquori - ha realizzato un fatturato consolidato di oltre 31 milioni con un margine operativo lordo (ebitda) di 13 milioni, pari al 42%.

In ottobre Ludovico Martelli, storica azienda familiare fiorentina di beauty (55 milioni di fatturato 2018 con 8,4 milioni di utile), che possiede diversi marchi tra cui la schiuma da barba Proraso e il dentifricio aromatizzato Marvis, ha aperto il capitale al fondo d'investimento Nuo Capital, private equity di Hong Kong che ha acquisito il 30% per circa 50 milioni. Due anni prima, nel 2017, il marchio fiorentino di fragranze d'ambiente e cosmetica Dr Vranjes, fondato da Paolo Vranjes, aveva ceduto il 70% al fondo BlueGem sulla base di una valutazione dell'azienda pari a 45 milioni, sette volte l'ebitda (che era il 42% del fatturato). Nel 2019 i ricavi Dr Vranjes sono saliti a 18,5 milioni, per il 70% all'estero, cui si aggiungono i 5 milioni degli otto negozi monomarca. Strategica è la produzione interna, grazie a uno stabilimento di 4mila metri quadrati dotato di una linea automatizzata costata 1,5 milioni.

Ma nel paniere dei marchi toscani che hanno grande storia o grandi possibilità di sviluppo ci sono anche Lorenzo Villoresi, Aquaflor, Farmacia Santissima Annunziata (esiste dal1561), Acqua dell'Elba, Wally. E ancora la pisana Speziali Laurentiani - che produce su licenza il marchio Bocelli 1831 utilizzando le vinacce ricche di antiossidanti anti-aging della tenuta del tenore a Lajatico, e per svilupparlo ha appena stretto un'alleanza col colosso svizzero Gfl leader nelle amenities da bagno per hotel - o Sileno Cheloni, “naso” che ha creato un marchio di profumi col proprio nome e, in collaborazione col gruppo bergamasco Scient Company, ha aperto un negozio-atelier e un'officina per creare fragranze personalizzate a Firenze.

«Gli esempi di aziende toscane che hanno attenzione alle materie prime e fanno prodotti belli e di qualità sono tanti - spiega Lorenzo Parrini, equity partner di Deloitte Financial advisory basato a Firenze - e dunque sono tante le potenzialità che si aprono e grande è l'interesse degli investitori qualificati. Ma la sfida per crescere è legata alla capacità di questi marchi di far diventare il prodotto iconico e di venderlo all'estero trovando i canali distributivi adatti». Su questo fronte il problema ulteriore è quello del management: «Quasi sempre si tratta di piccole aziende - aggiunge Parrini - che non hanno figure dedicate all'internazionalizzazione, e questo rende il percorso più difficile».

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