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Inattivi e giovani, i due campanelli d’allarme di un mercato del lavoro fermo

di Claudio Tucci

Inattivi e giovani, le spine del mercato del lavoro

2' di lettura

Ad agosto l’Istat segnala un forte calo della disoccupazione , che scende al 9,5 per cento. Tradotto in numeri assoluti, in un mese, ci sono 87mila disoccupati in meno. Anche la disoccupazione giovanile è registrata in riduzione: il tasso degli under25 senza un impiego è sceso al 27,1 per cento. Restiamo comunque distanti, nel confronto internazionale, da paesi come la Germania stabile al 5 per cento di disoccupazione giovanile e siamo sempre in fondo alla classifica Eurostat, peggio dell’Italia solo Spagna e Grecia.

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Il calo della disoccupazione, sul mese, non ha fatto però crescere il numero degli occupati. Ad agosto infatti l’occupazione è ferma, dopo il calo di luglio. Anche tra i giovani i posti di lavoro non salgono. Anzi. In un mese gli under25 hanno perso 23mila occupati.

Ma allora dove sono andati i disoccupati in meno? Purtroppo, dopo cinque mesi di stabilità, è tornata a salire l’inattivita. Ad agosto ci sono stati 73mila inattivi in più, molti dei quali scoraggiati. Tra i giovani sotto i 25 anni gli inattivi, sempre su base congiunturale, sono aumentati di ben 59mila unità. Si tratta di donne e uomini che si sono rimessi in moto per cercare un lavoro, ma passato del tempo, non trovandolo, hanno smesso di cercarlo. Giovani e inattivi, restano quindi due emergenze in un mercato del lavoro in affanno, complice soprattutto una crescita economica al palo.

Ma allora dove sono andati i disoccupati in meno? Purtroppo, dopo cinque mesi di stabilità, è tornata a salire l'inattivita

Sull’anno il quadro è un po’ migliore: gli occupati sono in crescita di 140mila unità, i disoccupati sono scesi di 186mila posizioni, e anche gli inattivi si sono ridotti i 64mila unità. Il tendenziale resta positivo per via delle discrete performance del mercato del lavoro nei primi cinque mesi dell’anno. Ma da giugno la situazione è in peggioramento, riflettendo i ritmi economici.

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A livello complessivo, due sono gli aspetti che meritano una riflessione. Primo. I 140mila occupati in più sull’anno sono quasi tutti over50. In questa fascia d’età senior l’occupazione è infatti cresciuta di 287mila unità. La fascia mediana della forza lavoro 35-49 anni ha invece perso, nei 12 mesi, 222mila posizioni. Qui pesano crisi e ristrutturazioni aziendali in corso. Ed è qui che bisogna intervenire.

Giovani e inattivi, restano quindi due emergenze in un mercato del lavoro in affanno, complice soprattutto una crescita economica al palo

Secondo. In un anno l’occupazione a termine é scesa di 30mila unità. In questo caso a pesare sono state le regole restrittive introdotte esattamente un anno prima dal decreto dignità. Certo, l’occupazione stabile, sull’anno, è salita essenzialmente per effetto delle stabilizzazioni. Ma negli ultimi mesi l’occupazione generale è ferma, e ciò significa che la lotta alla precarietà, sacrosanta, in una congiuntura economica negativa, non è riuscita, da sola a dare slancio sufficiente al mercato del lavoro.

Il punto é che l’occupazione ora si è fermata. E servono spinte in avanti. A cominciare dal taglio al cuneo e da una rinnovata attenzione ai giovani.

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