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Incentivi e limiti alle emissioni, l’Europa blinda l’auto elettrica

Il mercato green cala, ma meno di auto e benzina

di Mario Cianflone e Gabriele Meoni

(Imagoeconomica)

3' di lettura

In un settore dell’auto colpito duramente dal coronavirus, l’elettrico rappresenta l’unica parziale eccezione. Sono almeno tre i fattori che mettono al riparo i veicoli a zero emissioni dagli scenari più cupi dell’industria dell’automotive europea: le scelte ormai irreversibili delle grandi case veso l’elettrificazione a suon di investimenti miliardari; le politiche Ue orientate alla mobilità sostenibile, con obiettivi sulle emissioni sempre più sfidanti; gli incentivi fiscali, chiesti a gran voce dai costruttori, e che i governi vogliono declinare in versione «green».

Ecco perché il 2020, iniziato a spron battuto per l’elettrico in Europa con un raddoppio delle vendite nel primo trimestre e una quota di mercato salita al 6,8%, sarà sì un anno di frenata, ma non di crisi nera. Proprio l’Europa sembra essere la regione più attrezzata a reggere l’urto. «Le case devono rientrare nei limiti di emissioni di CO2 fissati dall’Unione Europea - osserva Matthias Schmidt, esperto di mercato tedesco dell’auto elettrica - In caso contrario dovrebbero pagare multe molto salate. Mi aspetto quindi che cercheranno di vendere il maggior numero possibile di veicoli elettrici per rispettare i limiti e mettersi in regola prima di una eventuale seconda ondata del virus in autunno».

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Chi vede le vetture alla spina come delle «aliene» forse non sa che la prima vettura della storia che superò il “muro” dei 100 km/h fu la Jamais Contente, un’ auto elettrica. Ed era il 1899. L'anno prima il giovane Ferdinand Porsche progettò l'auto a batteria Egger-Lohner C.2 Phaeton: nessuna meraviglia dunque che il motore elettrico sia nel Dna di molte case.

Una nuova stagione

Ora l' automobile si avvia verso una nuova stagione di elettrificazione, con molte ibride, tante plug-in e numerose Bev, (battery electric vehicles, elettriche al 100%). Si tratta di una nuova generazione: autonomia sufficiente grazie a batterie a ioni di litio, prezzi sostenuti ma non elitari. È la fase della normalizzazione dell'auto elettrica, che non è più un oggetto estraneo alla produzione automobilistica, ma una delle possibilità di scelta di motorizzazione con pari dignità.

Restano i limiti della sostenibilità delle batterie a ioni di litio e dell'accesso alla ricarica ma le infrastrutture stanno progredendo di pari passo con un'offerta crescente anche in Europa. Nel vecchio continente le elettriche non sono dunque più una nicchia. Basti pensare al gruppo Psa, che attualmente offre 4 modelli: Peugeot 208, 2008, Opel Corsa e Ds 3 Crossback.

Psa realizza queste vetture su una piattaforma battezza Cmp “MultiEnergy” adatta a vetture a combustione oppure a ioni di litio. Un approccio diverso da quello del gruppo Volkswagen, che punta a superare quota 1 milione di elettriche utilizzando un’architettura apposita battezzata Meb sulla quale vengo assemblati i modelli Vw serie id (la 3 e la 4) nonché tutte le altre vetture elettriche con marchio Skoda, Seat e Audi. Sulla gamma alta il gruppo ha in listino due modelli Audi (e-tron ed e-tron Sportback e la Porsche Taycan). Sempre Made in Europe sono le piccole Seat Mii, Skoda Citigo e Vw Up nonché la Renault Zoe, ma ci sono anche le Bev del gruppo Hyundai, oltre alla Nuova Fiat 500 che va verso l'avvio della commercializzazione.

Incentivi per la domanda

Se l’offerta è ricca, serve però anche la domanda. Su questo fronte vengono in aiuto i governi, con piani di incentivo all’acquisto molto generosi per chi compra vetture green. Dalla Francia alla Germania, sono ai blocchi di partenza pacchetti di aiuti che daranno una spinta al settore rendendo le vetture alla spina più competitive in termini di prezzi.

C’è infine il quadro regolamentare europeo, che di fatto obbliga le case a produrre vetture a zero emissioni. «Ci aspettiamo - sostiene Aleksandra O’Donovan, responsabile auto elettrica di BloombergNEF - che la Ue cercherà di utilizzare la crisi economica per accelerare la transizione energetica nel settore dei trasporti. Fare marcia indietro sugli obiettivi di riduzione delle emissioni comprometterebbe questo sforzo. Non solo, ma metterebbe a rischio gli investimenti già effettuati dalle principali case automobilistiche nel settore dell’elettrificazione.

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