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Incertezza politica record nel mondo: gli effetti sulle Borse

di Morya Longo

Borse 2019, solo il 24% degli operatori prevede rialzi

4' di lettura

Il voto sul caso Diciotti, cruciale per la tenuta del Governo italiano e della maggioranza che lo sostiene, è solo la punta di un iceberg della fragilità politica globale. Perché tra Brexit, le elezioni europee, la caduta del Governo Sanchez in Spagna, la crisi in Catalogna, le crescenti tensioni in Francia e la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, l’incertezza politica è tornata a dominare in tutto il mondo la società civile, l’economia e i mercati finanziari.

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L’indice che la misura (l’economic policy uncertainty index) ha infatti raggiunto i massimi storici (dagli anni ’90) sia a livello globale, sia negli Stati Uniti, sia in Cina. E anche nei Paesi dove non è sui record storici, la crescita è comunque importante: in Francia l’incertezza politica è tornata ai massimi dalle elezioni presidenziali del 2017 e in Italia dal 2016. Il nostro Paese non è dunque un caso isolato. Anzi.

Lasciando da parte sia le cause sia le implicazioni sociali ed economiche (già ampiamente dibattute), è opportuno interrogarsi su quali effetti l’incertezza politica possa avere sui mercati finanziari. A prima vista, in realtà, non si vedono grandi segnali di contagio. Almeno per ora: negli Stati Uniti e in Europa da inizio anno molte Borse registrano infatti performance superiori al 10% (Piazza Affari inclusa). Anche sui titoli di Stato si nota un certo calo delle tensioni. Il caso spagnolo è emblematico: da quando il Governo Sanchez ha perso la battaglia parlamentare sulla Legge di Bilancio e si è aperta la strada alle elezioni anticipate forse più incerte per il Paese, lo spread dei suoi titoli di Stato rispetto ai Bund è salito di appena un punto base. E resta a 112. Eppure, guardando più in profondità, la grande incertezza qualche segno sui mercati lo sta già lasciando. E - in un anno costellato da molti eventi elettorali - le ferite potrebbero diventare ben più visibili.

UN ANNO POLITICAMENTE INCERTO

Appuntamenti elettorali del 2019

UN ANNO POLITICAMENTE INCERTO

Incertezza e mercati

I motivi principali per cui nel 2019, fino ad ora, le Borse sono tutte positive e hanno offuscato l’incertezza politica sono almeno tre. Uno: sono rimbalzate dopo il tracollo (esasperato dai meccanismi automatici di Borsa) di dicembre e del 2018. Una ripresa era dunque fisiologica. Due: sono sostenute da un atteggiamento molto più cauto delle Banche centrali, che rispetto a dicembre hanno lanciato messaggi più da “colombe” (si veda articolo a fianco). Tre: la maggiore delle incertezze politiche, cioè lo scontro commerciale (e non solo) tra Stati Uniti e Cina, in queste ultime settimane ha registrato una svolta positiva. Rasserenando non poco gli animi.

Eppure, nonostante il grande rimbalzo del 2019, l’incertezza ha ugualmente già lasciato un segno sui mercati: se si guardano le quotazioni si nota infatti un generale “riprezzamento” dei titoli, per tenere conto di una minore visibilità sul futuro. La Borsa americana - secondo i dati elaborati da Pictet Asset Management - lo dice chiaramente nelle sue quotazioni: lo «spread» tra il cosiddetto «earning yield» (cioè quanti utili le società producono per ogni azione) e il rendimento dei titoli di Stato decennali Usa, è infatti salito molto negli ultimi tempi tornando sui 4 punti percentuali. Livelli che non si vedevano dal 2016. Questo significa che per comprare azioni rispetto ai sicuri titoli di Stato, in un contesto più incerto, gli investitori chiedono “premi” più appetibili. Cioè prezzi più convenienti rispetto agli utili. Dietro le quinte, in un clima in generale positivo sui mercati, l’incertezza politica come un tarlo sta dunque rosicchiando. Non è detto che farà crollare i mercati, ma di turbolenza ne potrebbe creare non poca.

INCERTEZZA POLITICA DA RECORD

Andamento dell'indice Policy Uncertainty

INCERTEZZA POLITICA DA RECORD

I temi sotto la lente

L’elemento politico che più tiene i mercati con il fiato sospeso è la guerra commerciale tra Usa e Cina. Secondo un sondaggio di Bank of America tra i gestori globali, questo è da nove mesi di fila il rischio maggiore percepito dagli investitori. Per questo quando le due diplomazie fanno passi in avanti, come ieri, le Borse tirano un sospiro di sollievo. C’è poi Brexit che, in caso di divorzio duro, potrebbe creare forti turbolenze sui mercati. Ma anche le elezioni europee iniziano a destare una certa preoccupazione: «I partiti populisti dell’Eurozona presentano spesso elementi euroscettici - commentano Nicola Mai e Peder Beck-Friis di Pimco -. La loro crescita potrebbe dunque minacciare la struttura, e persino l’esistenza, di un’unione monetaria già intrinsecamente fragile». Pimco non ritiene che queste elezioni possano trasformarsi in un vero game changer, ma ugualmente prevede che possano creare turbolenze sui mercati. L’incertezza politica italiana crea potenzialmente ancora più apprensione: una eventuale crisi di Governo, con una ipotetica campagna elettorale giocata tutta su tesi euroscettiche in una fase di recessione già conclamata, potrebbe creare non poca turbolenza sui nostri titoli di Stato. E sulla Borsa.

Questo è il punto centrale: il motivo per cui la politica potrebbe influire sui mercati come non accadeva da anni è legato proprio al fatto che i partiti populisti mettono in discussione non solo i precedenti Governi ma anche le stesse istituzioni consolidate da decenni. Una legittima scelta politica - ci mancherebbe - che però può avere le sue conseguenze sui mercati. «La fiducia nelle istituzioni cala - osserva Andrea Delitala di Pictet Am -. Non solo in quelle europee, ma anche in quelle internazionali come la Nato o l’Organizzazione mondiale del commercio. Sebbene non ci sia un impatto economico diretto rilevante, questo produce un forte effetto indiretto perché crea incertezza». E l’incertezza è nemica di chi investe. «Il mercato in un contesto così incerto non può che reagire con un aumento dei premi per il rischio», conclude Delitala. Cioè chiedendo prezzi più a sconto sui mercati azionari. O rendimenti più elevati sui bond e i titoli di Stato ritenuti più rischiosi o più esposti al caos politico. Tra questi ci sono anche i nostri BTp.

Riproduzione riservata ©
  • Morya LongoVicecaposervizio

    Luogo: Milano

    Lingue parlate: Italiano, inglese

    Argomenti: Finanza, mercati azionari e obbligazionari

    Premi: Vincitore del premio State Street 2018 – Giornalista dell’anno, autore del miglior scoop

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