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Inchiesta naufragio di Cutro, primi indagati. Disposte perquisizioni e interrogatori

Gli inquirenti mirano ad accertare eventuali responsabilità per i presunti ritardi nei soccorsi al barcone affondato il 25 febbraio a pochi metri dalla riva, provocando la morte di 94 persone ed un numero imprecisato di dispersi

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2' di lettura

La Procura della Repubblica di Crotone ha iscritto i primi nomi nel registro degli indagati per il naufragio in località Steccato di Cutro (Kr) avvenuto nella notte fra il 25 e il 26 febbraio scorso e che costò la vita a 94 persone (circa 30 i dispersi). Gli inquirenti hanno anche disposto una serie di perquisizioni e interrogatori nelle sedi della Guardia di finanza e della Guardia costiera.

“Non sono state effettuate perquisizioni nei confronti di Frontex”, come sembrava in un primo momento, ha precisato il procuratore della Repubblica di Crotone, Giuseppe Capoccia, “ma il quadro generale dell’indagine è quello”. “Più che delle vere e proprie perquisizioni - ha aggiunto - stiamo eseguendo dei riscontri puntuali su elementi che ritenevamo mancanti per completare l’indagine”.

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La mancata dichiarazione di evento Sar

L’inchiesta della Procura crotonese, mira ad accertare eventuali responsabilità per i presunti ritardi nei soccorsi al barcone che poi si spezzò, a causa delle forza del mare, a poche decine di metri dalla riva, provocando la morte di 94 persone ed un numero imprecisato di dispersi.

Gli accertamenti in corso hanno lo scopo di verificare, in particolare, cosa non abbia funzionato, eventualmente, nel sistema che avrebbe dovuto garantire assistenza al barcone sul quale si trovavano i migranti e di ricostruire la filiera delle competenze da parte di chi sarebbe dovuto intervenire per soccorrere le persone che si trovavano sull’imbarcazione, evitando così che si schiantasse a poca distanza dalla spiaggia. In base a quanto stabilisce la legge, non si sono possono fare distinzioni tra operazione di salvataggio e operazione di polizia.

La notte in cui fu avvistato il barcone, il relativo intervento fu gestito come operazione di polizia e non fu dichiarato l’evento Sar, e cioè di ricerca e soccorso. In quell’occasione intervenne soltanto la Guardia di finanza, due unità navali uscirono in mare senza però riuscire ad individuare l’imbarcazione.

La chiusura del centro ricerche

Il 30 maggio scorso la Prefettura di Crotone aveva annunciato la chiusura del Centro di coordinamento ricerche istituito dopo il naufragio. “A distanza di oltre tre mesi dal naufragio, - spiegava la Prefettura - è stata ritenuta unanimemente coerente sia con gli impegni assunti dal Governo nei confronti dei familiari delle vittime e dei superstiti di tenere alta la soglia di attenzione, sia, sotto il profilo tecnico, con i modelli organizzativi che normalmente accompagnano le attività di ricerca delle persone e che ne definiscono la complessiva durata”.

“Il comandante della Capitaneria di porto di Crotone, che sinora ha diretto e coordinato le fasi delle ricerche - proseguiva la nota - ha assicurato la pronta riattivazione del dispositivo all’occorrenza, garantendo comunque la prosecuzione del pattugliamento a mare nell’ambito delle iniziative istituzionali dedicate all’ imminente avvio della stagione balneare”.


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