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Incontrarsi di nuovo a Roma

La capitale lo scorso anno ha ospitato metà dei turisti stranieri transitati per l'Italia, quasi 30 milioni di persone. Ora è pronta a ripartire

di Caterina Maconi

2' di lettura

Giotto diceva che è la città degli echi, delle illusioni, del desiderio. Come contestarlo, pare che da sempre tutto sia stato deciso nei suoi palazzi, tra i viali maestosi e le terrazze assolate. D'altronde, chi non ha speso anche solo poche parole per descrivere Roma? La Città eterna, Caput mundi, ha da poco compiuto 2.773 anni e non perde forza nemmeno ora, al comando di un Paese che vacilla per l'ennesima volta in quasi tre millenni.

L'effetto della pandemia è stato immediato, si è svuotata, come tutta l'Italia del turismo. Qualcuno dice che in questi mesi Roma sia tornata ai romani e, se mai avessimo bisogno di conferme camminando per le strade silenziose quanto intime, parlano i numeri. Sono stati 63 milioni lo scorso anno i turisti stranieri transitati per la Penisola. Hanno speso, secondo i dati dell'Agenzia nazionale del turismo, 44,3 miliardi di euro, e potremmo dover aspettare il 2023 per rivedere le stesse cifre. Circa la metà, oltre 30 milioni di persone, sono passati dalla capitale, la più visitata. L'Italia è ai primi posti per i viaggiatori big spender a lungo raggio. I soli americani, nel 2019, sono stati 4,4 milioni e hanno predisposto un budget di oltre 5,5 miliardi di euro, registrando quasi 40 milioni di pernottamenti. E pensare che oggi hanno difficoltà ad atterrare nel nostro Paese, anche con voli privati.

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Venendo a Roma quest'estate, si sarebbero entusiasmati per la mostra C'era una volta Sergio Leone, al museo dell'Ara Pacis. Loro che hanno amato il regista genio italiano e le musiche del suo sodale di una vita, Ennio Morricone. Il vincolo che lega gli americani all'Urbe è antico. Cementato ben prima di Cinecittà e di Audrey Hepburn in Vespa – a proposito, l'indimenticabile Sabrina ha vissuto venti anni ai Parioli, dopo aver sposato il conte Andrea Dotti – ha radici nella ricchezza artistica e cultura le che qui ha casa.

L'anno della pandemia è lontano dagli anni ruggenti della Dolce Vita felliniana, del turismo leisure, della spensieratezza costante, ma ha permesso a tutti noi una riflessione sulla forza della bellezza italiana: nei giorni bui del lockdown la nazione con più siti Unesco al mondo era inaccessibile. Ora celebrare l'italianità è diventata una scelta per molti, anche di solidarietà nei confronti del proprio Paese. O di un Paese a cui devono molto, come testimoniano tributi e omaggi che sono arrivati dall'estero, soprattutto nel periodo iniziale della quarantena.

E proprio a Roma, come simbolo dell'italianità e della volontà di ripartenza, è dedicato il servizio di copertina del nuovo How to Spend it, realizzato nei giardini e all'interno di Villa Aurelia.

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