ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùIl cartellone

Incontri fatti di incroci tra le arti e il sociale

Un Festival policentrico, trasversale, attento all’antico e al contemporaneo

di Carla Moreni

2' di lettura

Policentrico, trasversale, diffuso, sensibile al sociale, e ancora, poggiante sui grandi interpreti ma insieme curioso dei giovani, attento all’antico e al contemporaneo: il Ravenna Festival edizione numero trentatré porta la dedica a Pier Paolo Pasolini, nel centenario della nascita. Un bel ritratto in copertina, una fotografia del 1961 alla tomba di Dante, cappottone spigato e occhiali da sole, e la musica che gli piaceva, l’autore che sopra tutti ammirava, Johann Sebastian Bach, sintetizzato in quattro capisaldi, il violino, le Goldberg , i Brandeburghesi, Offerta musicale . E ancora un brano di Azio Corghi, il maestro di tutti i compositori, 85 primavere, che una decina di anni fa aveva scritto un brano sinfonico ideale per un rilancio, ispirato dai settenari brucianti di Carne e cielo e intitolato Tra la carne e il cielo , eletto poi a nome per tutto il cartellone.

Il titolo in un Festival oggi è imprescindibile. Nessuno o quasi ne fa a meno e solo da noi. Un motto centrato può diventare un volano di successo. Media contenuti diversi, li comunica in sintesi. Crea una cornice, opinabile e di cui si potrebbe fare a meno, ma caratteristica del nostro tempo. E dunque con la quale si devono fare i conti. Guardiamo a Ravenna, che sorpresa: il Festival (anteprima il 25 maggio con Underwater di Ludovico Einaudi, poi no stop dal 1° giugno al 21 luglio) omaggia sì PPP, sotto l’ombrello obbligato del nome e con diramazioni sulla figura del fertile nostro intellettuale. Ma nella sostanza rimane fedele a se stesso. Trova un amico, uno specchio. Come lui appunto policentrico, trasversale, diffuso, sensibile al sociale... Caratteristiche di sempre, qui.

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Compresa la scansione sui diversi binari di musica, danza, teatro, declinati in tutte le possibili variazioni e gli appuntamenti ospitati nei tanti luoghi incantevoli e privilegiati della città. Non seduto sul passato, attento a valorizzarne altri, con un gusto per la scoperta che al Festival si è sempre trasformato in immagine visiva, da fissare e tramandare. Forse perché qui a Ravenna era nato Roberto Masotti, insieme alla moglie Silvia Lelli il più grande fotografo di suoni. Una ferita, la recente scomparsa, il Festival ne ricorderà la permanenza.

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