Indi Gregory: il giudice ordina lo stop al supporto vitale. Ricorso dei genitori
Il console italiano di Manchester Matteo Corradini ha emesso un provvedimento d’urgenza,dichiarando la competenza del giudice italiano e autorizzando l’adozione del piano terapeutico proposto dall’ospedale Bambino Gesù di Roma e il trasferimento della minore nella Capitale italiana
I punti chiave
- L’accusa del papà, hanno cercato di rimuovere supporto senza di noi
- I genitori annunciano il ricorso contro la decisione del giudice
- Il console italiano ha emesso un provvedimento d’urgenza
- L’ordinanza del console è stata comunicata dal tutore all’ospedale di Nottingham
- Il padre Dean: l’Italia è l’ultima speranza
- Paolo Veronesi, scelta difficile che spetta a genitori
- Bassetti, orgoglioso della sanità italiana, che non lascia indietro nessuno
- L’Alta corte di Londra ha disposto più volte la sospensione dei trattamenti vitali
- Per il giudice resta solo da stabilire dove staccare la spina
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Il giudice Robert Peel ha affermato che il supporto vitale di Indi Gregory «sarà rimosso a partire dalle 14 (15 in Italia, ndr) di domani, 9 novembre. La famiglia, sostenuta dal Christian Legal Centre, presenterà ricorso». Lo ha riferito l’organizzazione Christian Concern, che supporta i genitori della piccola affetta da una rara malattia del Dna mitocondriale. «Questo pomeriggio, il giudice Robert Peel ha stabilito che il supporto vitale di Indi Gregory deve essere rimosso presso il Queen’s Medical Center di Nottingham o in un hospice e non a casa, contrariamente alla volontà dei suoi genitori».
L’accusa del papà, hanno cercato di rimuovere supporto senza di noi
«I vertici del servizio sanitario nazionale hanno minacciato di rimuovere il supporto vitale oggi, senza la presenza dei familiari», ha riferito a LaPresse Dean Gregory, il padre della piccola Indi. Il padre non era in ospedale al momento della minaccia e ha detto al giudice «che si sentiva come se stesse per avere un infarto quando è stato informato», si legge in una nota dei legali.
I genitori annunciano il ricorso contro la decisione del giudice
Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus e l’avvocato Simone Pillon, che stanno seguendo gli sviluppi del lato italiano della vicenda in contatto con i legali inglesi e la famiglia hanno reso noto che i genitori della piccola Indi Gregory presenteranno ricorso contro la decisione del giudice di procedere al distacco delle macchine che tengono in vita la piccola.
Il console italiano ha emesso un provvedimento d’urgenza
«Il console italiano a Manchester (Matteo Corradini, ndr) nella sua funzione di giudice tutelare ha emesso un provvedimento di urgenza, dichiarando la competenza del giudice italiano e autorizzando l’adozione del piano terapeutico proposto dall’ospedale Bambino Gesù di Roma e il trasferimento della minore a Roma. Ha anche nominato un curatore speciale per gestire le procedure», spiegano i legali della famiglia di Indi Gregory, la bimba britannica di 8 mesi, colpita da una gravissima e malattia degenerativa mitocondriale, ricoverata all’ospedale Queen Medical Center di Nottingham, per la quale i giudici potrebbero decidere di staccare la spina. Il curatore della neonata nominato dal console è Antonio Perno, direttore generale dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. «Il decreto è stato comunicato dal curatore al direttore generale dell’ospedale britannico al fine di favorire la auspicabile collaborazione tra le autorità sanitarie dei due Paesi ed evitare un conflitto di giurisdizione». Un Consiglio dei ministri urgente ha concesso il 6 novembre la cittadinanza italiana alla piccola per favorirne il trasferimento in Italia.
Il curatore Antonio Perno chiederà di incontrare i medici inglesi
«Resta inteso che Antonio Perno», il direttore generale dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, nominato curatore di Indi Gregory con un provvedimento del console italiano a Manchester, «chiederà di incontrare urgentemente i medici del Queen’s Medical Center», spiega una nota di ’Christian Concern’. Il provvedimento urgente del console puntava al trasferimento immediato della piccola al Bambino Gesù che ha offerto alla famiglia un trattamento specialistico, e autorizzava l’adozione del piano di cure dell’ospedale italiano.
L’ordinanza del console è stata comunicata dal tutore all’ospedale di Nottingham
Christian Concern, organizzazione attiva nel Regno Unito, che supporta i genitori della bimba affetta da una rara malattia del Dna mitocondriale ha spiegato che «secondo la legge italiana il console italiano a Manchester ha il potere di operare come giudice e può emanare provvedimenti di emergenza. L’ordinanza è stata comunicata dal nuovo tutore al managing director del Queen’s Medical Center di Nottingham per facilitare una collaborazione costruttiva tra le autorità sanitarie italiane e inglesi al fine di evitare questioni legali su conflitti di giurisdizione».
Il padre Dean: l’Italia è l’ultima speranza
«L’Italia per mia figlia Indi è davvero l’ultima speranza. Non staccate la spina ora», ha detto Dean Gregory, il giovane papà di Indi, la bimba inglese di 8 mesi colpita da una gravissima e malattia degenerativa mitocondriale, in un’intervista a Repubblica. Dean, 37 anni, e sua moglie Claire, 35, giorni fa lo hanno impedito ai medici. Stavolta, nonostante l’intervento dell’Italia e la cittadinanza concessa a Indi per farla trasferire al Bambino Gesù di Roma, potrebbero staccare la spina alla piccola ricoverata all’ospedale Queen Medical Center di Nottingham. Ieri l’Alta Corte di LOndra ha chiesto ai due genitori come vogliono far morire nostra figlia: se in ospedale, in hospice o a casa. «Noi abbiamo chiesto a casa e una revisione del protocollo delle cure palliative che ne accelerano la morte. Ma la sanità e i tribunali britannici vogliono negarci anche questo».
Paolo Veronesi, scelta difficile che spetta a genitori
«Dare un parere sulle questioni legate ai bambini è sempre difficile, perché i bambini non sono in grado di decidere e tutto viene rimandato alla volontà dei genitori. Purtroppo per le malattie che non danno speranze di guarigione è sempre difficile capire quando staccare la spina. È una decisione che però spetta in caso di minori ai genitori». Lo ha detto Paolo Veronesi, presidente della Fondazione Umberto Veronesi, che a Milano, a margine della Giornata della ricerca e della consegna del premio ’Lombardia è ricerca’ dedicato alla memoria del padre Umberto, ha commentato il caso della piccola Indi. «In molti Paesi - ha detto Paolo Veronesi - a un certo punto si decide di staccare la spina quando si potrebbe prolungare la vita del minore. Per gli adulti è diverso, hanno il diritto di autodeterminare la propria esistenza e quindi anche di anticipare il fine vita se le sofferenze diventano insopportabili e non passibili di cure. L’alleanza terapeutica è assolutamente importante».
Bassetti, orgoglioso della sanità italiana, che non lascia indietro nessuno
«Sono orgoglioso di lavorare per una sanità etica e moderna che non lascia indietro nessuno», ha commentato su X Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova. «Anche nel caso di Indi Gregory - osserva Bassetti - la sanità italiana dimostra di essere tra le più etiche del mondo».
L’Alta corte di Londra ha disposto più volte la sospensione dei trattamenti vitali
L’Alta Corte di Londra ha già disposto più volte la sospensione dei trattamenti vitali, ma la famiglia si è opposta fermamente, presentando sempre ricorso contro la decisione. Il 7 novembre c’è stato un nuovo scontro all’Alta Corte di Londra, nel corso di un’udienza privata per decidere il destino della piccola Indi, condannata in Inghilterra a soli 8 mesi a vedersi staccare la spina contro la volontà dei genitori. La malattia di Indi è considerata incurabile dai medici e dalla giustizia del Regno Unito. I due genitori hanno affrontato il giudice Robert Peel, incaricato del caso, per cercare di prolungare il più possibile la vita della figlia contando anche sull’aiuto dall’Italia. Ma il magistrato non ha cambiato la sua opposizione al trasferimento della neonata nell’ospedale Bambino Gesù di Roma o in altri centri e al supporto vitale, nonostante la concessione della cittadinanza italiana alla piccola da parte del governo della premier Giorgia Meloni. Secondo la tesi del giudice la piccola è reputata una malata terminale e ogni tentativo di tenerla in vita non farebbe che sottoporla a ulteriori sofferenze.
Per il giudice resta solo da stabilire dove staccare la spina
Per il giudice resta da decidere solo il luogo in cui dovrà trovarsi la neonata quando saranno staccati i macchinari: fra le opzioni possibili ci sono l’ospedale in cui è ricoverata, un hospice e la casa della piccola. Questa ultima scelta è quella preferita dai Gregory che però stanno ancora cercando ogni via percorribile per riuscire a portare la bimba in Italia. Sperano in un accordo tra il governo di Londra e quello di Roma per scavalcare la decisione presa dalla giustizia britannica.
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