Indi Gregory, appello rifiutato: verso il distacco macchine. Meloni chiede di attivare convenzione Aia
I giudici inglesi devono stabilire se la giurisdizione del caso della neonata resterà alla Gran Bretagna o passerà all’Italia come richiesto dai legali italiani della famiglia
di N.Co.
I punti chiave
- L’appello del papà di Indi
- Schillaci, pronti ad accogliere Indi Gregory in Italia
- Garante infanzia chiede chiarimenti all’Autorità Gb
- Bellucci, assicurare a Indi il diritto alle cure
- Il ricorso del console italiano
- Il provvedimento d’urgenza
- La resistenza dell’Alta Corte di Londra
- Mantovano, sono battaglie che vale la pena fare
5' di lettura
L’Appello dei genitori di Indi Gregory per impedire il distacco delle macchine che la tengono in vita è stato rifiutato. Lo hanno deciso i giudici inglesi al termine dell’udienza del 10 novembre. Il termine per il distacco dei supporti vitali è fissato in un primo momento a lunedì. La notizia arriva da Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia onlus, e dall’avvocato Simone Pillon, che stanno seguendo gli sviluppi del lato italiano della vicenda in contatto con i legali inglesi e la famiglia della piccola. Poi l’accelerazione. «Abbiamo azionato ogni procedura dei trattati internazionali, abbiamo offerto trasferimento, cure, collaborazione. L’Italia ha fatto il possibile su richiesta dei genitori,
ma ha trovato solo muri. Oggi verso le 11 il sistema inglese staccherà i supporti vitali a #IndiGregory», ha annunciato su X Simone Pillon, legale che segue la famiglia di Indi Gregory in Italia, aggiornando sulla decisione della Corte d’appello britannica in merito al destino della bimba al centro di un caso legale fra Italia e Uk.
Meloni chiede a Uk di attivare convenzione Aia per portarla a Roma
Intanto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni «ha scritto urgentemente al Lord Cancelliere e Segretario di Stato per la Giustizia del Regno Unito, chiedendo ai due Paesi di collaborare ufficialmente per facilitare il trasferimento di Indi a Roma ai sensi della Convenzione dell’Aja». Lo riporta in una nota il Christian Concern, organizzazione britannica che sta supportando i genitori di Indi Gregory. La Corte d’appello dovrebbe pronunciarsi questo pomeriggio alle 17.30 sulla rimozione del supporto vitale di Indi presso il Queen’s Medical Center di Nottingham, in un hospice o nella casa della famiglia.
L’appello del papà di Indi
«So che Giorgia Meloni sta facendo tutto il possibile ma chiedo che il governo italiano non si arrenda, per favore continuate a lottare per mia figlia». Lo ha detto Dean Gregory, il papà della piccola Indi, la neonata inglese gravemente malata, a cui l’Italia ha concesso la cittadinanza per permetterle di essere trasferita al Bambin Gesù di Roma. «Abbiamo solo poche ore per salvarla, per favore aiutatemi. Sto pregando per un miracolo. Indi vuole vivere», ha detto in un video inviato a LaPresse. Dean nel video si dice «ansioso» e racconta la mattinata della piccola Indi in ospedale, da dove segue in video conferenza la pronuncia del giudice, con la speranza di farla uscire dall’ospedale per poter portare Indi in Italia.
Schillaci, pronti ad accogliere Indi Gregory in Italia
«Adesso vediamo, noi abbiamo dato la cittadinanza alla bambina. Vediamo cosa decidono i giudici inglesi. Comunque siamo pronti ad accoglierla in Italia», ha detto il ministro della Salute Orazio Schillaci a margine dell’evento ’Il Tempo della Salute’ a Milano, rispondendo a chi gli ha chiesto cosa si augura per Indi Gregory.
Garante infanzia chiede chiarimenti all’Autorità Gb
Lettera urgente da parte di Carla Garlatti, Autorità nazionale italiana per l’infanzia e l’adolescenza (Aiga) all’Autorità britannica, per chiedere chiarimenti su alcuni aspetti di tutela dei bambini, in particolare quando soffrono di malattie gravi e incurabili. Lo rendono noto i legali dei familiari della piccola Indi Gregory, Jacopo Coghe e l’avvocato Simone Pillon, che stanno seguendo gli sviluppi del lato italiano della vicenda in contatto con i legali inglesi e la famiglia Gregory. Tre i punti su cui la Garante italiana dell’infanzia ha centrato la richiesta di chiarimento: il modo in cui i diritti dei bambini sono tutelati e garantiti nel Regno Unito, anche quando soffrono di malattie gravi e incurabili; le modalità di scelta e in particolare i meccanismi giurisdizionali in caso di decisioni discordanti nei casi in cui sia previsto il trattamento terapeutico di bambini in stato di minima coscienza o affetti da patologie degenerative o comunque vittime di malattie ritenute incurabili; come il Regno Unito garantisce, a tutti i bambini e in particolare a quelli affetti dalle malattie gravi e incurabili di cui al paragrafo precedente, il diritto alla vita, per quanto possibile, e la parità di accesso alle cure. Infine l’Aiga ha chiesto di condividere «ogni altra informazione utile sulle problematiche del fine vita, in particolare sulle cure palliative per i bambini con malattie prevedibilmente incurabili e sull’equilibrio tra l’esclusione di qualsiasi accanimento terapeutico da un lato e il necessario mantenimento dei supporti vitali dall’altro».
Bellucci, assicurare a Indi il diritto alle cure
«Andremo fino in fondo per assicurare alla piccola Indi il diritto di avere cure per sopravvivere. Non c’è battaglia più importante per uno Stato sociale giusto - ha dichiarato Maria Teresa Bellucci, viceministro al Lavoro e alle politiche sociali - che quella per la difesa della vita, il presupposto indispensabile per la realizzazione di ogni altro diritto umano. Tutte le persone hanno diritto alla vita e alla libertà ed è inaccettabile che non possa essere rispettata la volontà di continuare a vivere di una bimba per il tramite dei suoi genitori, gli unici che sanno cosa è meglio per lei».
Il ricorso del console italiano
Il 9 novembre il console italiano a Manchester Matteo Corradini, in qualità di giudice tutelare della bimba di 8 mesi, ha presentato il ricorso contro la decisione dei giudici britannici che hanno stabilito, contrariamente alla volontà dei suoi genitori, che il supporto vitale di Indi debba essere rimosso al Queen’s Medical Center di Nottingham, dove la bambina è ricoverata o in un hospice. In ogni caso non nella sua casa di Ilkeston. Ma il papà non ha nessuna intenzione di arrendersi. «Non possono toccarla fino a dopo l’udienza». La richiesta avanzata al giudice Robert Peel è quella di cedere la giurisdizione sul caso. Lo riferisce l’organizzazione Christian Concern che sta supportando i genitori nella loro battaglia. Corradini attende ora una risposta dal giudice Peel, che ha emesso le due precedenti sentenze dell’Alta Corte che hanno bloccato il trasferimento della piccola affetta da una malattia mitocondriale in Italia per cure specialistiche, e hanno stabilito che è nel suo «migliore interesse» morire.
Il provvedimento d’urgenza
L’8 novembre è stato emesso dal console un provvedimento d’urgenza che riconosce l’autorità dei tribunali italiani in questo caso. L’ospedale Bambino Gesù di Roma ha già concordato di accettare Indi per il trattamento e di eseguire una procedura di stent proposta da esperti medici. Il governo italiano si è offerto di finanziare il trattamento «senza alcun costo per il servizio sanitario nazionale o i contribuenti del Regno Unito», ripercorre il Christian Legal Centre, che supporta i genitori. «Ad oggi non c’è stata alcuna risposta o commento da parte del governo britannico sul caso». Gli avvocati della famiglia hanno presentato il 9 novembre un nuovo ricorso contro la pronuncia del giudice Peel secondo cui i genitori non possono portare Indi a casa per rimuovere il supporto vitale. Gli avvocati ora attendono di sapere se il caso sarà trattato dalla Corte d’Appello e se, quindi, la permanenza della piccola in rianimazione verrà prolungata oltre le 14 (15 italiane).
La resistenza dell’Alta Corte di Londra
La neonata di 8 mesi, affetta da una malattia rara del Dna mitocondriale, è attualmente ricoverata al Queen’s Medical Centre di Nottingham nel Regno Unito. La battaglia dei genitori Claire Staniforth e Dean Gregory è stata più volte fermata dal giudice Robert Peel dell’Alta Corte di Londra. Peel ha stabilito che la piccola non può essere trasferita in Italia anche se c’è stata la disponibilità dell’ospedale Bambino Gesù del Vaticano nell’accoglierla, come accaduto nei casi precedenti di Charlie Gard e Alfie Evans.I genitori hanno proposto più ricorsi per evitare che le cure alla piccola siano interrotte per sentenza.
Mantovano, sono battaglie che vale la pena fare
«Se non vale la pena fare queste battaglie, per cosa vale la pena impegnarsi? Tutti hanno visto il video della piccola Indi che stringe il dito della persona che ha davanti. Questo significa che è viva, vitale, una vita che non merita di essere stroncata staccando una macchina. Ogni vita umana deve essere posta al centro dell’attenzione di tutti. La civiltà ha al centro la persona». Lo ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, intervenendo in collegamento al forum della Fondazione Iniziativa Europa, a Stresa.
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