ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLa neonata è gravemente malata

Indi Gregory, l’avvocato Pillon: l’8 novembre la decisione, si lavora a un accordo tra Gb e Italia

Il papà: la legge britannica non ci consente di portare la bimba in Italia. La corte inglese vuole staccare le macchine

di N.Co.

Indi Gregory, cittadinanza italiana a bimba malata terminale

4' di lettura

«Decisione per Indi Gregory domani alle 15 italiane. Continuiamo a lavorare per un accordo». Lo ha fatto sapere su X Simone Pillon, legale della famiglia di Indi Gregory, la neonata inglese con una gravissima malattia mitocondriale, che dal 6 novembre è cittadina italiana grazie all’intervento del governo con un Consiglio dei ministri ’ad hoc’. Si saprà domani, dunque, se la piccola potrà lasciare il Nottingham’s Queen Medical Centre, dove è ricoverata e da dove la famiglia vuol portarla via, per farla curare in Italia, all’ospedale Bambino Gesù di Roma. La piccola è condannata in Inghilterra a soli 8 mesi a vedersi staccare la spina, contro la volontà dei genitori e della famiglia, per una condizione cardiaca ritenuta incurabile dai medici e dalla giustizia del Regno Unito.

Il papà Dean: la Corte inglese vuole staccare le macchine

All’Alta corte di Londra in atto l’ennesima udienza: il papà di Indi Gregory ha annunciato la sua partecipazione con un video in collegamento dalla stanza della figlia. «La scelta della Corte fin qui è di staccare le macchine», ha spiegato Dean Gregory, il papà della piccola in un video pubblicato sulla pagina X dell’avvocato ed ex senatore leghista Simone Pillon. «Già la scorsa settimana la corte inglese ha bloccato il trasferimento di Indi in Italia. Ora ci impediscono di portarla a casa». Il papà in tribunale cercherà di cambiare il piano di cure palliative.

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La legge britannica non consente di portare Indy in Italia

«La legge britannica non ci consente di portare Indi in Italia. L’unica opzione è se ci fosse un accordo tra Italia e Regno Unito», ha dichiarato a LaPresse Dean Gregory, il papà della piccola Indi, neonata affetta da una malattia mitocondriale a cui il Consiglio dei ministri ha conferito ieri la cittadinanza italiana per consentire il trasferimento in Italia. La neonata di 8 mesi, affetta da una malattia rara del Dna mitocondriale, è ricoverata al Queen’s Medical Centre di Nottingham nel Regno Unito. Finora la battaglia dei genitori Claire Staniforth e Dean Gregory per portarla in Italia è stata fermata dal giudice Peel dell’Alta Corte di Londra.

Il giudice Peel si è finora opposto al trasferimento della neonata

Il giudice Robert Peel, incaricato del caso, si è finora opposto al trasferimento della neonata nell’ospedale Bambino Gesù di Roma o in altri centri italiani pronti a offrirsi. Ora si attende il responso dopo la concessione della cittadinanza italiana alla piccola da parte del governo della premier Giorgia Meloni. Il giudicese mbra intenzionato a valutare solamente l’iter da seguire per le cure palliative da somministrare a Indi nell’accompagnamento verso la morte in quanto malata terminale.

Pillon: al lavoro per trovare un accordo con le autorità

«Siamo al lavoro per trovare un accordo tra le autorità dei due Paesi per soddisfare la richiesta della famiglia e curare Indi a Roma». Lo ha scritto su ’X’ Simone Pillon, ex senatore e legale della famiglia di Indi Gregory, la neonata inglese con una gravissima malattia che il 6 novembre è diventata cittadina italiana grazie all’intervento del Governo con un Consiglio dei ministri ’ad hoc’. La famiglia ha più volte chiesto di portare la piccola a Roma al Bambino Gesù ma i giudici inglesi e le autorità sanitarie si sono opposte. Pillon posta su ’X’ anche il video in cui il papà di Indi ringrazia l’Italia e racconta la sua storia. Il legale Simone Pillon ha ringraziato la premier Giorgia Meloni, il governo e i ministri «per la celere concessione della cittadinanza alla piccola Indi Gregory. I familiari si augurano che questo provvedimento possa favorire una collaborazione fra le autorità sanitarie britanniche e italiane e permettere il rapido trasferimento della bambina in Italia». Pillon ha spiegato che dal conferimento della cittadinanza «a Indi spettano tutte le tutele che il nostro ordinamento mette a disposizione dei cittadini, prima fra tutte quella del diritto alla vita».

I genitori hanno accettato la cittadinanza e presentato un nuovo ricorso

Subito dopo il Consiglio dei ministri i genitori di Indi Gregory hanno ufficialmente accettato il conferimento della cittadinanza italiana concessa alla figlia con un decreto controfirmato dal presidente della Repubblica. I genitori hanno immediatamente presentato ricorso all’Alta corte di Londra per chiedere il trasferimento della neonata di 8 mesi all’ospedale Bambino Gesù di Roma e ora si attende la decisione della magistratura britannica. Le spese per l’eventuale trasferimento in Italia saranno a carico della famiglia, mentre le cure al Bambino Gesù saranno coperte dallo Stato italiano.

Schlein, non ho competenze mediche ma è giusto tentare

Quella di Indi Gregory «è una situazione che non conosco nel dettaglio. Sicuramente c’è una preoccupazione molto forte rispetto alla situazione di salute di una neonata, ma non ho le competenze mediche per dire se si possa fare qualcosa. Se si può fare qualcosa è giusto tentare ogni via per farlo» e «speriamo che si possa risolvere favorevolmente», ha detto Elly Schlein a Radio Capital.

Brambilla: da Meloni e governo un gesto di grande umanità

«La concessione della cittadinanza a Indi Gregory è un gesto di grande umanità che fa onore alla premier Meloni, al nostro governo e all’Italia tutta», ha commentato Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione parlamentare per l’Infanzia e l’adolescenza. «Una vita - ha proseguito la deputata - è preziosa sempre, indipendentemente dalle circostanze e dalle sentenze. Indi ha, come tutti noi, il diritto di ricevere cure e i suoi genitori hanno il diritto di difendere la vita della loro bambina fino all’ultimo».


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