Lotta alla contraffazione

Indicam: sì al credito d’imposta per chi vuole tutelare marchi e brevetti

L’Associazione dei grandi brand per la tutela della proprietà intellettuale preme per l’approvazione degli emendamenti al decreto Sostegni-bis che incentivano le Pmi a investire nel contrasto ai falsi

di Laura Cavestri

(ANSA)

2' di lettura

Introdurre un credito di imposta per le spese sostenute dalle imprese per consulenza specialistica – anche online – in materia di protezione di marchi e brevetti. È quanto chiede Indicam – l’Associazione italiana per la tutela della proprietà intellettuale costituita dai principali brand del Made in Italy – che ieri a Milano ha tenuto il suo consueto Forum annuale e, tramite il suo presidente Mario Peserico, ha sostenuto l’efficacia dell’emendamento (firmato da Lega e Forza Italia) relativo all’introduzione, all'interno del Decreto Sostegni-bis (in corso di conversione) di un incentivo alla tutela intellettuale.

Secondo quanto previsto, il credito fiscale verrebbe riconosciuto in relazione a ciascun periodo d’imposta in misura pari al 50% delle spese sostenute ed entro il limite massimo di 20mila euro,assicurando maggior respiro alle imprese che già riservano costi ingenti per la tutela del lor opatrimonio intangibile e un significativo supporto a quelle che proprio a causa di tali costi non son oin grado di proteggersi adeguatamente.

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«Si tratta di un apprezzabile segnale – ha affermato Mario Peserico, presidente di Indicam – di riconoscimento della proprietà intellettuale come motore trainante del business delle aziende italiane e dell’economia del sistema Paese che si pone in linea sia con il Pnrr sia con le linee di intervento strategiche sulla proprietà industriale del ministero per lo Sviluppo economico. Troppo spesso la tutela della proprietà intellettuale viene identificata come un costo sul quale non conviene investire, con il conseguente rischio di esporre l’inestimabile capitale di idee, know-how, estro e creatività che contraddistinguono le nostre imprese, alle attività criminali dei contraffattori».

Come ha ricordato Peserico, «Il giro d’affari della contraffazione in Italia è di poco meno di 12 miliardi e mezzo di euro, con un danno alle imprese di 935 milioni e all’erario di oltre 10 miliardi. E secondo i dati forniti a marzo dalla banca dati Iperico, Agenzia delle Dogane e Guardia di Finanza hanno effettuato quasi 185mila sequestri, in Italia, per contraffazione, con circa 569mila pezzi sequestrati (esclusi alimentari, alcol, farmaci e tabacchi) per un valore di oltre 5,8 miliardi di euro».

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