ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLeader della crescita 2024

Industria meno tonica, tra crisi globali e domanda più debole

Per l’area vasta della meccanica allargata la produzione è in discesa. Dalla frenata delle commesse per le macchine utensili nuove nubi sulle prospettive

di Luca Orlando

Anni difficili. Guerra in Ucraina, crisi della supply chain, crescita dei tassi e rincari alle stelle delle materie prime: per l’area vasta della meccanica sono stati (e lo sono ancora) anni difficili

2' di lettura

Guerra in Ucraina e crisi della supply chain. E poi crescita dei tassi di interesse, corsa dell’inflazione, scatto oltre ogni previsione delle materie prime, a cominciare dall’energia. Per l’area vasta della meccanica sono stati anni difficili e i risultati della classifica mettono in evidenza le complessità: la pattuglia della categoria “Produzione Industriale” della classifica non è in effetti tra le più nutrite, contando solo 31 aziende su 500, poco più del 6%. In un anno, il 2022, che in realtà racchiude due mondi diversi: un primo semestre ancora in lieve crescita a cui si è contrapposta una seconda parte negativa. E come risultato, la produzione industriale del settore, che pareva avviata a chiudere un altro esercizio positivo, è risultata in calo dello 0,3%.

Incertezza che prosegue anche ora, con gli ultimi dati a segnalare per il secondo trimestre una riduzione del 2% su base annua, resa meno grave solo grazie alla risalita dei mezzi di trasporto, unico comparto a presentare una produzione migliore rispetto all’anno precedente. Dato coerente tenendo conto della domanda interna così come di quella internazionale. Quest’ultima vista in deciso rallentamento negli ultimi mesi, con cadute che si concretizzano sia nei paesi extra-Ue che in Europa, a partire dai primi mercati di sbocco esteri, cioè Germania e Francia. Sul fronte interno, anche se finora i consumi hanno tenuto grazie alla riduzione della propensione al risparmio, è evidente come bollette, mutui, carburanti e in generale l’inflazione stiano erodendo spazi importanti nei bilanci delle famiglie, spingendo a rinviare spese non considerate essenziali. Altro nodo dell’intera industria riguarda gli investimenti, visti in calo dello 0,1% nel 2024 nelle recenti stime del Centro Studi di Confindustria. Esito non del tutto inatteso guardando ai costi dei finanziamenti bancari. Se ad agosto del 2022 il tasso medio per le società non finanziarie era pari all’1,45%, la raffica di ritocchi al rialzo decisa dalla Bce ha portato il livello medio a più che triplicare: è pari al 5,01% nelle ultime rilevazioni di Banca d’Italia.

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Intanto, nei primi otto mesi dell’anno il calo medio dell’output dell’industria è pari al 2,8%, diffuso tra tutti i comparti ad eccezione dei beni strumentali. Anche qui, però, le avvisaglie non sono brillanti. Gli ordini di macchine utensili, spia significativa dei mesi a venire, vede per la domanda in Italia un quasi dimezzamento. L’utilizzo della capacità produttiva (75,9% nel terzo trimestre) è ancora oltre il livello di guardia ma il trend ribassista pare inequivoco: ci sono due punti in meno rispetto al 2022 e la discesa è presente per il sesto trimestre consecutivo.

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