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A marzo l’industria italiana rallenta il passo

Crescita azzerata a marzo, +3% nel confronto annuo. In rosso il bilancio congiunturale del primo trimestre. Corre la moda, giù i mezzi di trasporto.

di Luca Orlando

(Nataliya Hora - stock.adobe.com)

3' di lettura

Crescita azzerata rispetto al mese precedente, tre punti di progresso in rapporto al 2021. A marzo l’industria italiana rallenta il passo, portando così in rosso il bilancio congiunturale del primo trimestre, un arretramento dello 0,9%.

Si tratta del primo mese “pieno” in cui l’industria affronta l’impatto della guerra, anche se gli effetti più importanti legati alla scarsità di alcune forniture in arrivo da Russia e Ucraina (ghisa, acciaio, nero fumo, grano, argille per ceramica) si vedranno soprattutto da aprile in poi. Già qualche effetto diretto è comunque visibile dal lato dell’export, esattamente dimezzato nel mese di marzo verso la Russia, arretramento che vale più di 300 milioni di euro.

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Marzo per l’industria italiana vede un rallentamento ma non una caduta, con più di un settore in progresso convinto: industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (+15,0%), la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+7,5%), fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a. (+7,4%).

A frenare le medie ancora una volta i mezzi di trasporto (-3,0%), in calo anche metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-1,8%).

Il bilancio dei primi tre mesi diventa così più “magro”, una crescita di appena l’1,3% rispetto allo stesso periodo 2021.

Ascoltando le voci degli imprenditori il quadro pare abbastanza consolidato e diffuso: da un lato una massa di ordini che continua a rimanere solida, sia in Italia che in Europa; dall’altro le grandi difficoltà incontrate per produrre rispettando i tempi di consegna, con vincoli crescenti dal lato delle forniture (elettroniche e non solo) e incertezze aggiuntive poste dalle pesanti oscillazioni dei prezzi, che impongono continue revisioni dei listini e ostacolano la costruzione di offerte a margini positivi.

Guardando avanti

Per aprile le prospettive non paiono brillanti, a giudicare dalle stime avanzate dal Centro Studi di Confindustria, che prevede un calo congiunturale del 2,5%.

Dopo il dato positivo di febbraio - spiega la nota Csc - prevalentemente dovuto ad un effetto base statistico, continuano ad incidere i fattori che ostacolavano l'attività produttiva italiana già prima della guerra (rincari delle materie prime, scarsità di materiali), che nel 1° trimestre si sono confermati molto rilevanti. L'insufficienza percepita di impianti e/o materiali si è significativamente acuita. I giudizi sui principali ostacoli alle esportazioni sono ancora negativi. La percentuale di imprese manifatturiere che hanno segnalato difficoltà in termini di costi e prezzi più elevati e tempi di consegna più lunghi è rimasta elevata, sebbene in attenuazione rispetto al 4° trimestre del 2021.

In Europa

Marzo non brillante per la Germania, che cede il 3,9% mensile, il 3,5% rispetto a marzo del 2021, con l’80% delle aziende a segnalare ostacoli alla produzione legati ai colli di bottiglia nelle forniture. Situazione un poco migliore in Francia, che cede lo 0,5% e chiude il primo trimestre tre decimali oltre lo stesso periodo 2021. A frenare le medie anche qui è il comparto auto, tra i più penalizzati in tutta Europa. Inevitabile, del resto, alla luce dei dati, con l’Europa a perdere tra gennaio e marzo oltre il 10% delle immatricolazioni.

Freno innescato per l’indotto a partire dal primo mercato di sbocco, la Germania, che continua a cedere terreno: anche ad aprile la frenata della produzione è a doppia cifra e nel bilancio dei primi quattro mesi dell’anno è 1,1 milioni di unità, il 12% in meno rispetto allo stesso periodo 2021.

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