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Infiltrato speciale negli inferi

Black bird. James Keene è un trafficante di droga cui l’FBI dà la possibilità di accorciare la pena portando a termine una missione: deve diventare amico di un pericoloso criminale per incastrarlo. Dialoghi ben scritti e avvincenti

di Gianluigi Rossini

 Taron Egerton nei panni del protagonista Keene

2' di lettura

Se ne parla molto perché è una delle ultime interpretazioni del recentemente scomparso Ray Liotta – della cui lunga carriera ricordiamo immancabilmente Quei bravi ragazzi – che pur in un ruolo secondario riesce sicuramente a catturare l’attenzione. E tuttavia Black bird (su Apple tv+) è una miniserie che mette in mostra molti altri talenti, a partire dalle sceneggiature del creatore Dennis Lehane, ex di The wire e autore di numerosi romanzi poi adattati per il cinema (Mystic river e Shutter island, tra gli altri).

Pur dispiegandosi in soli sei episodi, Black bird ci mette un po’ ad arrivare al sodo, quindi l’inizio può trarre in inganno: il protagonista James Keene (Taron Egerton), come ci informa lui stesso con una voce fuori campo superflua e stereotipata, è un giovane bello alto muscoloso sorridente e sicuro di sé, che viene arrestato per spaccio di droga e traffico d’armi. Lui pensa di cavarsela con poco, ma invece viene condannato a dieci anni. In carcere, degli agenti dell’FBI gli propongono una missione: la sua pena sarà azzerata se accetterà di trasferirsi in un istituto di massima sicurezza, dove dovrà avvicinare il detenuto Larry Hall (Paul Walter Hauser), un supposto serial killer che rischia di essere scarcerato per mancanza di prove. Jimmy deve riuscire a diventare suo amico e a farsi dire il luogo di sepoltura di una delle sue vittime, in modo da incastrarlo definitivamente. Può sembrare una premessa troppo fantasiosa, ma è tratta dalla storia che il vero James Keene ha raccontato nel romanzo autobiografico In with the devil (2010).

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Dal momento in cui Jimmy e Larry si incontrano la serie decolla: innanzitutto perché Hauser approfondisce man mano la sua inquietantissima interpretazione di Larry, che parla con un filo di voce, alterna uno stato semicatatonico a brevi entusiasmi infantili e fa quasi tenerezza, finché un po’ alla volta non lascia trasparire una natura orribilmente demoniaca. I lunghi dialoghi tra i due sono ben scritti e avvincenti, estenuanti traversate in cui Jimmy cerca di guidare la conversazione e poi invece si ritrova a scavare nel proprio passato, messo di fronte ai molti punti di contatto che ha con questa persona che disprezza così profondamente. Atipico prison drama, Black bird è un’appassionante discesa agli inferi.

Black bird, Dennis Lehane, Apple tv+

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