Inflazione +0,3% a dicembre e +11,6% annuo, confermato +8,1% nel 2022
Al netto degli energetici e degli alimentari freschi (l'“inflazione di fondo”), i prezzi al consumo sono aumentati del 3,8% (+0,8% nell'anno precedente) e al netto dei soli energetici del 4,1% (+0,8% nel 2021).
di Enrico Netti
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A dicembre l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, è aumentato dello 0,3% su base mensile e dell’11,6% su base annua (da +11,8% del mese precedente). Lo comunica l’Istat confermando la stima preliminare diffusa all’inizio di gennaio. In media, nel 2022 i prezzi al consumo sono cresciuti dell’8,1% (+1,9% nel 2021). Al netto degli energetici e degli alimentari freschi, la cosiddetta inflazione di fondo, i prezzi al consumo sono aumentati del 3,8% (+0,8% nell’anno precedente) e al netto dei soli energetici del 4,1% (+0,8% nel 2021).
Il leggero rallentamento dei rincari è dovuto al calo dei prezzi dei beni energetici non regolamentati, che passano dal +69,9% al +63,3%, degli alimentari non lavorati (da +11,4% a +9,5%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +6,8% a +6,0%). Per contro, un sostegno alla dinamica dell’inflazione deriva dall’accelerazione dei prezzi degli energetici regolamentati (da +57,9% a +70,2%), degli alimentari lavorati (da +14,3% a +14,9%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5% a +6,2%) e dei servizi relativi alle comunicazioni (da +0,2% a +0,7%). A dicembre 2022, l’inflazione di fondo, cioè al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +5,6% a +5,8% e quella al netto dei soli beni energetici sale da +6,1% a +6,2%.
«Nel 2022 i prezzi al consumo registrano una crescita in media d’anno dell’8,1%, segnando l’aumento più ampio dal 1985 quando fu +9,2% principalmente a causa dall’andamento dei prezzi degli energetici (+50,9% in media d’anno nel 2022, a fronte del +14,1% del 2021). Al netto di questi beni, lo scorso anno, la crescita dei prezzi al consumo è pari a +4,1% (da +0,8% del 2021) - evidenzia una nota dell’Istat -. L’inflazione acquisita, o trascinamento, per il 2023 (ossia la crescita media che si avrebbe nell’anno se i prezzi rimanessero stabili per tutto il 2023) è pari a +5,1%, più ampia di quella osservata per il 2022, quando fu +1,8%».
Il carrello della spesa
I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano su base tendenziale da +12,7% a +12,6%, come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,8% di novembre a +8,5%). L’aumento congiunturale dell’indice generale è dovuto, per lo più, alla crescita da un lato dei prezzi degli energetici regolamentati (+7,8%), dei beni alimentari lavorati (+0,8%) e degli altri beni (+0,7%), dall’altro, a causa di fattori stagionali, dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,4%) e dei servizi relativi ai trasporti (+1,1%). Gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi degli energetici non regolamentati (-3,9%) e degli alimentari non lavorati (-0,6%).
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) aumenta dello 0,2% su base mensile e del 12,3% su base annua (da +12,6% di novembre), confermando la stima preliminare. La variazione media annua del 2022 è pari a +8,7% (+1,9% nel 2021). L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi), al netto dei tabacchi, aumenta dello 0,3% su base mensile e del 11,3% rispetto a dicembre 2021. La variazione media annua del 2022 è pari a +8,1% (era +1,9% nel 2021).Nel 2022 l’impatto dell’inflazione, misurata dall’Ipca, è più ampio sulle famiglie con minore capacità di spesa (+12,1%; +7,2% per quelle con maggiore capacità di spesa).
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