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«Ing, l’Italia mercato strategico. Siamo aperti a comprare asset»

Il ceo globale Steven van Rijswijk: «L’aumento delle tasse per le banche creerà pressione sul finanziamento del credito»

di Luca Davi

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5' di lettura

«L’Italia è un mercato strategico per Ing. Qui vogliamo rafforzarci e crescere, anzitutto tramite crescita organica. Alle giuste condizioni, però, possiamo muoverci anche per linee esterne e valutare acquisizioni di asset che possano accelerare la nostra crescita, perché abbiamo la forza per farlo. Mps? Non c'è nulla in programma al momento».

Steven van Rijswijk è il ceo globale del colosso olandese Ing da luglio 2020. Giunto in Italia per incontrare la branch locale – che da gennaio 2023 è in mano al polacco Michal Szczurek - e per alcuni incontri istituzionali a Roma, in questa intervista concessa in esclusiva al Sole 24Ore il banchiere fa il punto sul (complicato) scenario macro globale e sulle sfide (tante) che attendono il sistema bancario. Ma l'occasione è buona anche per ragionare sui piani di crescita in Italia di Ing: una prospettiva di rafforzamento, questa, tutt'altro che scontata, se si considera che per diversi mesi sul mercato si sono rincorsi rumors di un possibile disimpegno del gruppo dal nostro Paese. Soprattutto dopo che per oltre un anno e mezzo – tra marzo 2019 e settembre 2020 - Banca d'Italia aveva “congelato” lo sviluppo del gruppo di Amsterdam nel nostro Paese, impedendogli di accogliere nuova clientela per carenze sul fronte dell'antiriciclaggio.

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Partiamo dallo scenario macro. L’economia globale sta ancora affrontando le molteplici crisi che l’hanno colpita. Le banche europee, nonostante le crisi delle banche statunitensi e di Credit Suisse, stanno resistendo a mantenere la rotta. Quale lezione possiamo trarre?

Se guardiamo a cosa sta succedendo nel mondo, vediamo che ovunque c'è forte incertezza: dalla guerra all'inflazione, tutto è in movimento. Come banche dobbiamo essere consapevoli che serve avere un buon business model e che esso sia sostenibile nel lungo periodo. A questo si deve aggiungere un buffer di capitale forte e un buon livello di liquidità. L'altro elemento chiave è quello di suddividere il business in “compartimenti”, segmentare i business e l'operatività. Se fai così, riduci i rischi. Essere banche grandi, come ad esempio è Ing, significa avere grandi benefici ma anche significa anche essere più vulnerabili e di rischiare di farsi male. Ecco perché noi stiamo lavorando per ridurre sempre i rischi.

I tassi continuano a crescere. È il momento di fermare questa corsa?

Anzitutto va detto una cosa: il periodo che va da 2014 al 2021 è stato anormale. In condizioni normali, è sano avere una curva dei tassi positiva: con tassi positivi e incrementali, il sistema pensionistico sta in piedi, quello immobiliare non si surriscalda e i mercati hanno fiducia. Ciò che è atipico in questa fase è la velocità con cui i tassi sono tornati dal negativo al positivo e la loro impennata, che è stata rapidissima. Il fatto che l'inflazione core sia così alta, specialmente in un ambiente in cui la domanda è così forte, non è sostenibile: sono d'accordo sul fatto che l'inflazione vada combattuta con un rialzo dei tassi di cui non stiamo vedendo ancora tutti gli effetti. Ci sono segnali chiari di un rallentamento dell'inflazione ma dobbiamo aspettare ancora un po'.

Temete un credit crunch e un peggioramento della qualità del credito a livello europeo?

C'è un rischio reale, anche se non stiamo vedendo alcun segnale al momento. È ovvio però che ci sarà un peggioramento della qualità del credito, anche se oggi il mercato immobiliare non dà segnali preoccupanti.

Tra i 40 Paesi in cui siete presenti c'è l'Italia, che oggi è uno dei mercati principali. Sgombriamo subito il tavolo dai dubbi: per mesi ci sono state voci di un’uscita di Ing dall’Italia. È così?

Non conosco le speculazioni del mercato, ma ciò che è certo è che oggi voglio rafforzare significativamente la presenza di Ing in Italia. Siamo un player molto rilevante per questo Paese e qui voglio crescere significativamente.

Perché?

Negli ultimi due anni, da quando ho preso in mano il gruppo, ho avviato una Strategic Review che ha portato il gruppo a disinvestire da alcuni Paesi in cui operavamo con il Retail Banking. Siamo usciti da Repubblica Ceca, Austria, Francia e Filippine - in cui sono comunque pienamente operative le attività di Wholesale Banking – e contestualmente abbiamo rafforzato l'impegno e le energie in Paesi ad alto potenziale. Oggi vediamo l'Italia come un mercato molto attrattivo, con un enorme potenziale sul fronte dei mutui, dei depositi, dei prodotti di investimento. Ma è un mercato imprescindibile anche sul fronte delle imprese, ci sono moltissime Pmi di qualità, mid corporate che esportano, avete un settore manifatturiero fortissimo e qui c'è una cultura ingegneristica senza confronti. Non possiamo non essere presenti in Italia.

E però qui avete avuto una battuta d’arresto pesante a causa della decisione della Banca d’Italia che per lungo tempo ha bloccato l'acquisizione di nuovi clienti per problemi sulle regole dell'antiriciclaggio.

Molte cose sono cambiate da allora. Da allora abbiamo migliorato notevolmente le nostre prassi sul money laundering, siamo molto più rigidi. Abbiamo fatto della fiducia con la clientela il nostro mantra e oggi abbiamo un ottimo rapporto con la Vigilanza.

Come giudicate la decisione del Governo di tassare i profitti delle banche?

Stiamo valutando l’impatto di questa decisione del governo italiano sul nostro business in Italia. In generale, le banche europee sono già pesantemente tassate. Riteniamo che l’aumento delle tasse per le banche creerà pressione sul finanziamento del credito tanto necessario per i consumatori e le imprese.

Tornando alla crescita in Italia, su quali direttrici intendete muovervi?

Contiamo di svilupparci ancora nel segmento dei clienti privati. Abbiamo lanciato una campagna di marketing che sta dando frutti importanti, come dimostra l'acquisizione di 47.000 nuovi clienti nel primo semestre 2023. Ma nel retail vogliamo essere fornire un superiore esperienza digitale e avere un'offerta completa. Quindi voglio crescere nei mutui, conti correnti, conti di deposito, strumenti di pagamento, prodotti di investimento, prestiti al consumo. Vogliamo migliorare la customer experience: grazie agli investimenti fatti a livello di gruppo possiamo fornire un servizio superiore in termini digitale, grazie al lancio di una piattaforma comune a livello di gruppo per tutti i mercati in cui siamo presenti, che si chiamerà One App One Web e in Italia verrà adottata entro il 2024. Terzo: vogliamo sviluppare offerta su prodotti di investimento. E infine vogliamo puntare sul wholesale banking, da sempre un nostro punto di forza in Italia.

La direzione sembra quella di una crescita organica. Siete aperti anche a valutare operazioni straordinarie?

Vogliamo crescere organicamente, lo stiamo facendo in tutta Europa. Se però ci fossero sul mercato occasioni che ci possano permettere di accelerare questa crescita, allora saremmo lieti di valutare queste opportunità. Ovviamente questi asset devono adattarsi bene e velocemente alla nostra offerta e ai nostri sistemi perchè non vogliamo mettere a repentaglio la nostra rete con una integrazione sfidante.

Mps è una delle realtà che da tempo è in cerca di un compratore. Almeno in linea teorica, potreste esaminare questo dossier?

Non commento sui singoli nomi. Il nostro obiettivo primario è crescere. Ovvio che ci piacerebbe crescere nel centro nord del Paese. Ricordiamoci che l'M&A non è un fine ma è un mezzo per crescere, ed è spesso complicato, sotto il profilo della cultura aziendale, operativamente, con clientele da unire e sistemi da fondere. Prima quindi vogliamo focalizzarci sulla crescita organica e non vediamo nulla nel breve periodo. Se però ci saranno opportunità, le valuteremo.

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