Ingegneri chimici: Sicilia grande opportunità per transizione energetica
Giuseppe Ricci, presidente Aidic: «Il nostro è un ruolo centrale per la trasformazione industriale. Sfruttare tutte le tecnologie disponibili»
di Nino Amadore
3' di lettura
Le chiamano discariche, sono miniere. Li definiscono rifiuti, sono risorsa per produrre energia pulita. È solo un punto di partenza del dibattito animato dagli ingegneri chimici a Palermo intorno al tema della transizione energetica, ambientale e digitale. Un focus, quello organizzato dall’Aidic (l’Associazione italiana di ingegneria chimica) di cui è presidente il direttore generale Energy evolution di Eni Giuseppe Ricci, che si è soffermato sulla Sicilia come area di grandi opportunità e potenzialità, per esempio, per lo sviluppo dell’economia circolare. I rifiuti solidi urbani sono solo un aspetto. Un altro aspetto è sicuramente l’energia il cui modello di riferimento è ormai la bioraffineria dell’Eni a Gela. L’obiettivo, dice Ricci è «convergere le diverse necessità da una parte di decarbonizzare il pianeta, ma dall’altra assicurare comunque l’accesso all’energia a prezzi anche competitivi a tutti in un modo anche affidabile e ancora di più dobbiamo fare in modo che ci sia anche una tenuta sociale del sistema».
Una considerazione su tutte: si dimostra centrale il ruolo degli ingegneri chimici nella ricerca di soluzioni. «Il ruolo dell’ingegnere chimico è centrale per la trasformazione industriale – dice Ricci –. Utilizzare un sito industriale esistente per trasformarlo in qualcosa che produce vettori o prodotti energetici decarbonizzati. Ed è il modo per sostenere un’attività industriale e non dismetterla, quindi mantenere un impegno sociale sul territorio, ma dall’altra è anche una possibilità di sfruttare le competenze le specializzazioni, i tessuti imprenditoriali e quindi non abbandonare un bagaglio preziosissimo di know how, di competenze ma adattarlo alle nuove esigenze: l’esempio della conversione della raffineria tradizionali in bio raffinerie e uno degli esempi ma anche nel campo della valorizzazione dei rifiuti utilizzando siti industriali per valorizzare una materia prima che oggi chiamiamo rifiuto ma che può essere una materia prima per produrre qualcos’altro in processi circolari. Possiamo utilizzare il bagaglio di conoscenze e competenze esistenti sui territori proprio per valorizzare queste tecnologie».
Basti dunque osservare la raffineria di Gela o la tecnologia waste to chemicals (recupero chimico dei rifiuti) messa a punto da MyRechemical, Nextechem del Gruppo Maire (l’amministratore delegato Giacomo Rispoli, si è detto pronto a costruirne un paio nell’isola), o ancora il recupero di materiali preziosi dai rifiuti (ecco il perché della definizione di miniere per le discariche). Insomma un ventaglio di soluzioni e di proposte in grado di risolvere problemi concreti.
«Il modo migliore per affrontare una transizione così complicata è quello di prima di tutto cercare di sfruttare tutte le soluzioni e tutte le tecnologie disponibili – ribadisce Ricci – valutandole sulla base della loro competitività economica e sulla base del livello di maturità tecnologica, non certo seguire delle vie ideologiche o di moda del momento questo ci consentirebbe sicuramente di ridurre il rischio di non aggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, ma allo stesso tempo ci permette anche di avere più soluzioni disponibili per permettono di valorizzare tutto il bagaglio di conoscenze».
E c’è poi la nascita di nuove opportunità, di nuove filiere. Ricci lo dice e lo ribadisce: «Le nuove filiere si stanno affacciando, come quella delle batterie, e ci sarà un mercato sempre crescente delle batterie: sono una filiera nuova che dobbiamo necessariamente sviluppare anche nei nostri paesi europei e anche in Italia sia in ottica di manufacturing di preparazione sia e soprattutto in ottica di riciclo per riciclo dei materiali. Torno all’economia circolare come per i rifiuti e una dimensione particolarmente importante dove il nostro ruolo può essere un ruolo veramente decisivo in particolare per l’Italia, paese povero di materie prime. Da sempre è sempre stato molto virtuoso nella capacità trasformativa che noi riusciamo avere e ruolo dell’ingegnere chimico come motore».
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