Innovazione aperta e sostenibilità: ecco la strada per l'Europa digitale secondo Huawei
Il colosso di Shenzen è ancora nella lista nera degli Usa ma non rinuncia all’occidente
di Gianni Rusconi
I punti chiave
4' di lettura
Huawei è ancora nella lista nera degli Usa ma non rinuncia all’occidente. Il colosso di Shenzen ha scelto una location d'eccezione come Parigi, in passato già teatro di eventi di presentazione in grande stile dei suoi smartphone, per (ri)affermare che l'apporto delle sue tecnologie possono “fare comodo”, e parecchio, al processo di innovazione del Vecchio continente. Le attrezzature Huawei per le reti 5G erano utilizzate massicciamente dai provider europei che, dopo i dubbi sollevati dalle intelligence occidentali sulla sicurezza delle reti, sono stati convinti ad abbandonarle in favore di prodotti europei come Ericsson e Nokia. Il tema di Huawei Connect edizione 2022 era “Unleash Digital” e nell'idea di liberare la potenza del digitale c'è una sottolineatura evidente: per valorizzare il potenziale dell'Europa la strada maestra è l'ampliamento e il potenziamento della sua infrastruttura tecnologica in chiave sostenibile. E la casa cinese, che in Europa opera da oltre 20 anni, vuole ovviamente fare parte di questo processo con le sue soluzioni rivolte al mondo delle imprese e delle pubbliche amministrazioni, con le tante iniziative rivolte alla coltivazione dei talenti e, non in ultimo, con il suo contributo economico fatto di posti di lavoro, investimenti in ricerca e sviluppo e gettito fiscale.
La necessità di un ecosistema
Un concetto emerso subito chiaramente dalla due giorni di incontri e condiviso da esponenti dell'universo istituzionale e industriale, è quello dell'innovazione e della collaborazione aperta come motore per accelerare la crescita e il processo di innovazione. Serve quindi creare un ecosistema comunitario alimentato dalla convergenza di competenze e tecnologie digitali diverse, un ecosistema in cui imprese, startup, mondo accademico ed enti governativi possano collaborare con l'obiettivo di mantenere l'Europa allo “status” di pioniere e leader. Fra le tecnologie che non possono mancare in questo disegno ci sono i prodotti e i servizi intelligenti basati sul lavoro degli algoritmi, ci sono il cloud e l'edge computing per creare soluzioni che siano “green by design” e ci sono le idee (e le tecnologie) delle startup e della comunità degli sviluppatori, il fulcro irrinunciabile di quella che vuole essere una trasformazione aperta. Gli ostacoli da superare, ovviamente, non mancano. Franc Bogovič, eurodeputato, co-presidente dell’intergruppo RUMRA e Smart Villages al Parlamento europeo, ha ricordato in tal senso come sia cruciale colmare il divario tra aree rurali e urbane se si vuole puntare seriamente all'inclusione digitale, in considerazione del fatto che solo il 37% di tutti gli europei ha oggi accesso a Internet ad alta velocità. Il piano per supportare le Pmi europee attive in aree remote e dare loro i mezzi per competere con aziende più grandi è già stato varato da Bruxelles e prevede la copertura in banda larga ovunque in Europa e competenze digitali di base per l'80% delle imprese. Altro tema caldo, affrontato da Victor Marçais, senior partner della società di consulenza Roland Berger, è quello degli investimenti in nuove tecnologie: gli Stati Uniti spendono sei volte di più dell'Unione europea e una delle voci più gettonate è l'intelligenza artificiale.
Focus su talenti e Pmi
L'indirizzo che ha dato al proprio intervento Ken Hu, il Rotating Chairman di Huawei, è una sorta di breviario per costruire una piattaforma (fatta di device, software, apparecchiature, reti, servizi, capitale umano, partnership) in grado di essere il motore della crescita e dello sviluppo. Le linee di intervento evidenziate dal manager cinese sono le seguenti: alimentare la transizione verde dell'Europa con la tecnologia, potenziare la componente infrastrutturale attraverso una connettività più resiliente e risorse informatiche maggiormente diversificate, aiutare le imprese ad andare oltre la semplice adozione del cloud computing e a sfruttarlo al massimo delle sue potenzialità, creare ecosistemi locali aggregando partner, rafforzando i talenti digitali e sostenendo in modo più strutturato e vigoroso le Pmi. Altrettanto esplicito (e molto politico) il messaggio che sintetizza il ruolo che può giocare Huawei nel percorso di trasformazione digitale del Vecchio Continente «Continueremo a lavorare a stretto contatto con i nostri partner - ha spiegato ancora il manager - per sostenere la strategia di transizione digitale dell'Europa e siamo fortemente impegnati a sostenerne la ripresa economica e le sue industrie». Non mancano certo gli esempi di questo approccio votato all'innovazione aperta, e il riferimento va soprattutto agli OpenLab avviati in vari Paesi (a Monaco di Baviera e Parigi quelli più importanti), alle accademie focalizzate sulla formazione Ict di studenti e professionisti (dal 2011 ad oggi la società ha fornito training a più di 4mila persone in 12 diversi Stati) e agli sforzi compiuti sul fronte ecologico.
Il digitale come leva per una società green e smart
La ricetta di Huawei per ridurre il carbon footprint delle aziende clienti è sostanzialmente quella di combinare la tecnologia digitale con l'elettronica di potenza. Grazie ai bit, questo l'assunto, si possono gestire meglio i Watt all'insegna della massima efficienza energetica. Stando ai dati forniti dalla società, è di quasi 24 milioni di tonnellate il volume di emissioni nocive risparmiate a partire da inizio 2021 mentre è di 40 milioni di tonnellate di CO2 il saving complessivo generato con l'implementazione di soluzioni green per i carrier telco di oltre 100 Paesi. Nel corso del proprio intervento, Karl Song, VP of Corporate Communications di Huawei a livello globale, ha enfatizzato in modo netto come le nuove tecnologie (il 5G, l'AI, l'Iot e il cloud in primis) possano essere un elemento decisivo per lo sviluppo a ridotte emissioni di vari settori. Lo stesso manager ha quindi ribadito, citando i numeri monstre della spesa in R&D (che nel 2021 è salita a 22,4 miliardi di dollari, pari al 22% del fatturato totale della compagnia), come l'innovazione sia la base per la sopravvivenza e il percorso di sviluppo prossimo venturo di Huawei. A differenza della fase 1.0 di questa strategia, che si concentrava su prodotti e soluzioni per rispondere alle esigenze di maggiore competitività delle aziende, la fase 2.0 di questa strategia è rivolta al superamento dei colli di bottiglia che limitano lo sviluppo delle tecnologie Ict. Il tutto rispetto a una visione che suona come una sorta di sottile rivendicazione: “portare il digitale in ogni persona, casa e organizzazione per un mondo più intelligente e completamente connesso”.
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