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Innovazione e intelligenza artificiale nuove frontiere della formazione, Italia resti competitiva

Due le partnership firmate di recente dal Fondo For.Te su un catalogo erogabile in modalità asincrona e l’attestazione delle competenze

di Simona Rossitto

4' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - L’Italia migliora nel campo della formazione, ma è ancora lontana dalla prima della classe in Europa, ovvero la Svezia. E c’è ancora un forte mismatch di competenze tra domanda e offerta di lavoro, soprattutto in alcuni settori fondamentali come il green e le nuove tecnologie. In questo scenario, afferma il presidente del fondo For.Te. Paolo Arena, occorre puntare sempre di più sulla formazione, utilizzando anche il Pnrr, affinché l’Italia non perda il treno della competitività.

Intanto il fondo, che ha di recente organizzato il Forum sulla Formazione continua, seconda edizione, a Sorrento, ha messo in campo innovazioni, come la certificazione delle competenze attraverso badge ad hoc, il controllo della qualità dei percorsi, la formazione a distanza, erogata anche in modalità asincrona. L’ ’innovazione, peraltro, è in grado di offrire esperienze diverse di apprendimento, più immersive ed efficaci. In particolare, l’intelligenza artificiale «consentirà - spiega Mario Rasetti, professore emerito di Fisica teorica al Politecnico di Torino - di realizzare nuove metodologie in grado di adattarsi alle capacità di apprendimento degli studenti e di ottimizzare l’efficacia dei loro percorsi individuali».

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Italia ancora sotto media Ue, distante dalla best practice della Svezia

Dai dati Eurostat, l’Italia riporta un tasso di partecipazione alle attività formative inferiore di 2,3 punti percentuali rispetto alla media europea. La Svezia è il Paese che registra la percentuale più alta, ovvero il 36,2% e l’Italia, con il 9,6%, è distante oltre 26 punti da questa best practice.Ci sono, inoltre, nel nostro Paese divari territoriali: vanno meglio le realtà medio-grandi, e il mercato del lavoro sconta alcuni ritardi storici, riguardanti le donne e i cosiddetti Neet, cioè i giovani che non studiano e non lavorano. «Abbiamo voluto intitolare questo secondo forum ‘Dare forma al futuro’ perché la formazione è un elemento strategico per cercare di essere più resilienti e anticipare le attività future e i cambiamenti dei prossimi anni», ha sottolineato Arena.

Manca raccordo tra scuola, orientamento alla formazione e formazione erogata

Sono ancora tanti i problemi che rappresentano oggi nuove sfide nel campo della formazione. C’è, ad esempio, il fatto che l’offerta formativa, ha spiegato Maurizio Del Conte, professore ordinario di diritto del lavoro all’università Bocconi, «non è strutturata in modo coerente al fabbisogno. Dipende da tante ragioni: in Italia manca un sistema di raccordo tra scuola, orientamento alla formazione, e formazione erogata». Nel 2023 «la difficoltà di incontro domanda offerta di lavoro –ha affermato Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere - potrebbe arrivare al 45% delle assunzioni previste dalle imprese». Il fenomeno «non riguarda solo l’Italia, ma da noi è cresciuto molto rapidamente, riguarda gran parte dei settori economici e si spiega in gran parte con la carenza vera e propria di candidati». Tutto ciò, ha proseguito, «è fortemente connesso con la richiesta di competenze digitali e legate alla green economy: per quasi 2 profili professionali su 3 ricercati dalle imprese è richiesto il possesso di competenze digitali di base, mentre competenze informatiche avanzate sono ricercate per circa la metà delle figure da assumere. Le competenze collegate alla green economy sono ancora più richieste, quasi al pari delle competenze trasversali, e sono ricercate per circa 4 candidati all’assunzione su 5».

Due partnership firmate dal fondo nel campo dell’innovazione nel 2022

Guardando al contesto generale, il mercato, sottolinea il presidente Arena, corre «alla velocità della luce per quanto riguarda le nuove tecnologie digitali»; c’è poi il «grande problema dell’invecchiamento della popolazione», senza dimenticare «le polveriere di guerra che stanno interessando anche il mondo occidentale. Tutti eventi che stanno cambiando la nostra vita». Il mondo del lavoro è, di conseguenza, colpito da grandissime trasformazioni e bisogna capire, aggiunge il presidente, «quali sono le soluzioni che dobbiamo fornire per la problematica del mismatch», ovvero il divario tra la domanda e l’offerta di lavoro. «C’è quindi una parola d’ordine oggi nei moderni mercati del lavoro: formazione! È cruciale adeguare le competenze dei lavoratori per rimanere competitivi, con una formazione mirata, personalizzata e che ben si coniuga con le “tecnologie abilitanti”», evidenzia il presidente.

Parlando degli esempi concreti sul fronte dell’innovazione, nel corso del 2022 il fondo For.Te., grazie all’accordo stipulato con Amicucci formazione srl – Skilla, ha messo a disposizione delle aziende aderenti e dei lavoratori un catalogo di interventi formativi erogabili in modalità a distanza asincrona. Grazie a un’altra partnership, quella stipulata con Italian Quality Company, è stata concretizzata l’attestazione delle competenze acquisite al termine dei percorsi formativi finanziati dal Fondo stesso, attraverso il rilascio, rispettivamente degli “open badge” o dei “competence badge”.

«L’uso dell’intelligenza artificiale e degli altri strumenti digitali costituisce oggi – commenta Rosetta Raso, vicepresidente del Fondo For.Te. - un aspetto sempre più importante nello sviluppo di una formazione che vuole essere al passo con i tempi e con le nuove esigenze del mercato. Come fondo, siamo sempre stati molto attenti alle innovazioni e lo saremo sempre più in futuro. In questa direzione vanno le ultime partnership che abbiamo firmato»

Non più rinviabile l’eliminazione del prelievo forzoso

In un contesto di lavoro in rapida evoluzione, i fondi interprofessionali, dunque, facilitano l’adeguamento dei programmi di formazione alle reali esigenze di un mercato del lavoro in perenne evoluzione, ma restano ancora tanti aspetti su cui lavorare. Tra questi c’è la necessità di sviluppare meccanismi per valutare l’efficacia dei programmi di formazione finanziati dagli stessi fondi, al fine di garantire che l’investimento produca risultati tangibili. Per ottenere risultati validi su tutto il territorio nazionale bisogna allora identificare un attore a livello centrale che definisca un quadro di riferimento omogeneo al fine di evitare di ricadere nelle disuguaglianze storicamente esistenti. Occorrerebbe, inoltre, dare vita al libretto formativo digitale che ha l’obiettivo di raccogliere le certificazioni delle competenze possedute da ogni singolo cittadino, consentendone così l’effettiva “spendibilità”. Venendo, infine, al tema fondamentale delle risorse, non è più rinviabile, secondo il fondo For.Te., l’eliminazione del prelievo forzoso che da 10 anni viene effettuato sulle risorse versate dalle aziende, come ha sottolineato alla conclusione del forum di Sorrento sulla formazione continua il presidente Paolo Arena.

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