Ritardo nei vaccini, come cambia il piano. Sileri: per over 80 slitta di 4 settimane
Il governo al lavoro per correggere il piano presentato da Speranza il 2 dicembre: entro fine marzo meno di 15 milioni di dosi contro i 28 milioni delle previsioni iniziali. Nei primi tre mesi 2021 saranno vaccinati solo 7 milioni di italiani
di Mariolina Sesto
4' di lettura
Dopo i ritardi di Pfizer e di AstraZeneca il governo è costretto a rimettere mano al piano vaccini e a rivedere gli obiettivi. A subire ritardi nella vaccinazione saranno i 13 milioni e 400mila italiani tra i 60 e i 79 anni, i 7 milioni e 400mila con almeno una comorbilità cronica, oltre al personale dei servizi essenziali: insegnanti e personale scolastico, forze di polizia, personale delle carceri e detenuti.
Lo stesso ministro delle Regioni Francesco Boccia deve ammettere che «slitterà di qualche settimana o mese l’immunità di gregge» ma verranno garantiti i richiami. E il vice ministro della Salute Pierpaolo Sileri quantifica i ritardi: le riduzioni di dosi comunicate da Pfizer e da AstraZeneca «faranno slittare di circa quattro settimane i tempi previsti per la vaccinazione degli over 80 e di circa 6-8 settimane per il resto della popolazione».
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Entro marzo 15 milioni di dosi anziché 28 milioni
Il governo, con il ministro Boccia, ha convocato le regioni assieme al ministro della Salute Speranza e al commissario Arcuri per aggiornare il piano vaccinale anti-Covid presentato dal ministro della Salute al Parlamento il 2 dicembre.
Le prime dosi di Astrazeneca, se il vaccino avrà il via libera dell'Ema la prossima settimana, arriveranno il 15 febbraio, poi ancora il 28 e il 15 marzo. In base al piano iniziale, nel primo trimestre del 2021 sarebbero dovute arrivare in Italia 28 milioni e 269mila dosi. Una quantità che, ormai è evidente a tutti, non sarà rispettata: entro la fine di marzo le dosi a disposizione saranno meno di 15 milioni, dunque circa la metà di quanto previsto.
Astrazeneca ha infatti confermato la riduzione a causa di un problema alla produzione, un taglio del 60% che, hanno spiegato sia Conte sia Arcuri, per l'Italia significherebbe passare da 8 milioni a 3,4 milioni di dosi. Alle quali si dovrebbero aggiungere gli 8,7 milioni di Pfizer (se l'azienda americana tornerà alle forniture iniziali) e il milione e 300mila di Moderna.
Si tratta dunque di rivedere gli obiettivi, come conferma il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli: «La riduzione della capacità produttiva di AstraZeneca richiederà la rimodulazione della campagna».
Entro marzo vaccinati sanitari, Rsa, over 80 e pazienti fragili
Si dovrebbe riuscire a centrare l'impegno prioritario, vaccinare entro marzo tutti gli operatori sanitari e sociosanitari, ospiti e personale delle Rsa, over 80 e pazienti fragili, oncologici, cardiologici e ematologici. In tutto quasi 7 milioni di italiani.
Ma non le altre categorie: i 13 milioni e 400mila italiani tra i 60 e i 79 anni, i 7 milioni e 400mila con almeno una comorbilità cronica, oltre al personale dei servizi essenziali: insegnanti e personale scolastico, forze di polizia, personale delle carceri e detenuti.
Dal 25 gennaio le dosi a disposizione saranno utilizzate - secondo quanto preannuncia il viceministro Sileri - anzitutto per effettuare il richiamo nei tempi previsti a coloro che hanno già ricevuto la prima somministrazione, cioè soprattutto per gli operatori sanitari».
Per Astrazeneca l’incognità età: consigliato sotto i 55 anni?
C'è poi da tener conto anche di un altro elemento. Quando l'Ema darà il via libera al vaccino di AstraZeneca (tra il 27 e il 29 gennaio), bisognerà vedere che tipo di approvazione verrà data, se sarà cioè condizionata a determinati parametri di età piuttosto che di percentuale di copertura vaccinale. In sostanza se, come sembra, il vaccino verrà consigliato per la popolazione sotto i 55 anni, l’Italia dovrà individuare nuovi criteri per definire le categorie prioritarie, dando la precedenza ai più giovani.
Il governo attiva i canali giudiziari contro i ritardi
Già lunedì 25 gennaio il governo si muoverà contro Pfizer su tre canali: una diffida per inadempimento e un esposto ai pm per potenziale danno alla salute, entrambi da presentare nel nostro paese, e una richiesta a nome del governo e delle Regioni al foro di Bruxelles per inadempimento. Lo stesso iter sarà attivato anche contro AstraZeneca.
Anche l'Ue vuole vederci chiaro sui ritardi e ha convocato l'azienda inglese lunedì, indicando due obiettivi: avere un programma chiaro che consenta di pianificare le consegne e accelerare la distribuzione.
«Dalla prossima settimana la fornitura del vaccino da parte di Pfizer tornerà a regime», ribadisce la società farmaceutica statunitense che ha anche specificato che «dall'8 al 18 gennaio sono state inviate le fiale previste dal piano di ordinazione, poi c'è stata la riduzione a causa del riadattamento del sito produttivo belga di Puurs.
Con la decisione del Governo di somministrare 6 dosi anziché 5, Pfizer ha ridotto il numero di fiale, ma non di dosi previste, che resta lo stesso. Quello che sta accadendo è frutto di un fraintendimento nel conteggio delle dosi che non è il conteggio delle fiale».
L’allarme sulle siringhe di precisione e il rischio varianti
Ma il governo deve fare i conti anche con altri due problemi sul tavolo: l'allarme che arriva da diversi centri vaccinali regionali, tra cui Lombardia, Sicilia ed Emilia Romagna, sulla mancanza di siringhe di precisione, e la necessità di evitare che le varianti del Covid, da quella inglese a quella sudafricana che preoccupa molto di più, facciano esplodere i contagi anche in Italia come già avvenuto in diversi paesi europei.
Sul primo punto arriva la smentita di Arcuri: “E' falso”, sono state distribuite meno siringhe “per la banale ragione che Pfizer ci ha inviato un numero inferiore di fiale di vaccino”. Sul rischio varianti, invece, la questione è più complessa tanto che l'esecutivo, lo dice il direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, sta valutando la possibilità di un “innalzamento delle misure”.
L’alternativa dei vaccini russo e cinese
Intanto i ritardi di Pfizer e Astrazeneca potrebbero portare a valutare la possibilità di ricorrere ad altri sieri, come quello russo o quello cinese.In Italia si comincia a prendere realmente in considerazione questa strada alternativa.
Al momento però tra il gruppo che sviluppa Sputnik V (il vaccino russo) e l’Ema, l'Agenzia europea dei medicinali, per l'avvio dell'analisi scientifica dei dati ci sono stati soltanto contatti preliminari, così come quelli con l'azienda cinese Sinovac Biotech.
Per il vaccino russo i contatti riguardano al momento solo la fase di “scientific advice” e la prima rolling review (l'attività di revisione continua) potrebbe iniziare in febbraio e proseguire per diverse settimane. In febbraio inoltre dovrebbe partire anche la sperimentazione del vaccino anti Covid-19 che combina il prodotto russo Sputnik V con quello sviluppato da AstraZeneca e dall'Università di Oxford.
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