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Intelligenza artificiale, in Borsa i titoli più coinvolti raddoppiano

Le grandi società con la forza lavoro più esposta alle nuove tecnologie hanno realizzato un extra guadagno medio giornaliero dello 0,4%: su base annualizzata l’impatto è maggiore del 100%

di Vittorio Carlini

Intelligenza artificiale. L'impatto delle nuove tecnologie si fa sentire anche in Borsa

4' di lettura

Da una parte, l’Artificial intelligence (Ai) come nuovo Graal tecnologico a Wall Street. Dall’altra, il boom in Borsa di diversi titoli legati all’Ai stessa. Sono due facce della stessa medaglia - l’avvento della nuova tecnologia - che inducono varie domande. Tra queste: chi è più avanti nella corsa all’Eldorado dell’hi tech? E poi: la recente enfasi sull’Ai ha veri legami con i business aziendali? Rispondere è complesso.

Il National bureau of economic research (Nber) di Cambridge

Riguardo al secondo quesito, però, un tentativo arriva dal National bureau of economic research (Nber) di Cambridge (Boston). Gli economisti dell’istituto, attraverso approfondite analisi, hanno individuato la più alta (o più bassa) esposizione della forza lavoro delle 100 maggiori capitalizzazioni dell’S&P 500 alle novità portate dall’Intelligenza artificiale. Poi, comparando i risultati con altre news inerenti a migliaia di conference call e twitter aventi ad oggetto l’Ai, hanno redatto la graduatoria dei titoli più “legati” ad essa. Azioni di imprese (ad esempio Intel, Intuit o Qualcomm) con cui sono stati costruiti dei portafogli. Il risultato? Le società, comprese nei panieri “massimizzati sull’Artificial intelligence”, nell’arco di tempo tra il lancio sul mercato di ChatGPT e il 31/3/2023, hanno avuto un ritorno aggiuntivo sull’investimento in media dello 0,4% al giorno. In altre parole: a livello annualizzato oltre il 100%. Gli investtitori, al netto di tracolli in Borsa, scommettono sui minori costi e maggiore produttività conseguente alla Intelligenza artificiale.

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La ricerca dell’oro dell’Ai

Ciò detto, quali invece i big più avanti nella ricerca dell’oro dell’Ai? Rispondere citando, ad esempio, Nvidia è facile. L’azienda, da un lato, produce il chip (la Gpu) più adatto proprio alla nuova tecnologia: l’intelligenza artificiale generativa; e, dall’altro, è entrata in orbita (e in bolla) a Wall Street. Al netto, però, di simili casi l’analisi risulta meno immediata. Anche perché, come mostrano - salvo qualche eccezione - gli ultimi conti trimestrali dei “Fantastici 5” (Alphabet, Amazon, Apple, Meta e Microsoft), l’Ai finora ha contribuito poco ai profitti. Ciononostante alcune suggestioni sono possibili. A partire da Microsoft. Il gruppo - a detta degli esperti - è tra i meglio posizionati. Da una parte ha avviato l’inserimento dell’Ai nei suoi prodotti; dall’altra, questi sono già ampiamente diffusi nelle famiglie e, soprattutto, nelle imprese. Così può ricordarsi la suite Microsoft 365 Copilot. Qui l’Intelligenza artificiale punta (almeno nelle intenzioni) ad aumentare la produttività nell’uso di note App: da Windows a Excel fino a PowerPoint e Outlook. Non solo. La società di Redmond è proprietaria di GitHub, piattaforma che ospita milioni di progetti di sviluppo di software. Ebbene: qui saranno offerte soluzioni implementate con l’Ai (GitHub copilot) per ottimizzare la creazione di codice. Senza dimenticare, infine, il progetto OpenAi rispetto al quale, da un lato, Microsoft ha finora investito circa 13 miliardi; e che, dall’altro, ha dato vita alla ben nota ChatGPT. Una tecnologia la quale sta diventando un vero e proprio eco-sistema tecnologico. Insomma: il gruppo è in pole position.

Il mondo di Amazon

Così come è in prima fila Amazon. L’azienda di Jeff Bezos ha soprattutto nel cloud computing (Aws) la leva per sfruttare l’Artificial intelligence. Certo: la nuvola informatica di Aws, analogamente a quella di Microsoft (Azure), ha battuto in testa. Inoltre l’Ai potrà efficientare lo stesso e-commerce. E, tuttavia, molti scommettono che i vantaggi arriveranno con Aws. In primis perché grazie alla nuova tecnologia aumenta la domanda di potenza di calcolo e di sistemi di allenamento della medesima (ambito dove -con soluzioni quali Aws Trainium - il gruppo è presente). Poi perché la società offre vari servizi per l’Ai: da Amazon Lex (per creare chatbot) ad Amazon Polly (per convertire testo in voce naturale) fino ad Amazon Kendra (service di ricerca che elabora il linguaggio umano). Infine perché ha diverse partnership con aziende specializzate nella Generative Ai. Già, l’intelligenza generativa.

L’esperienza di Alphabet

A ben guardare Alphabet (che controlla Google) da parecchi anni è immersa nei sistemi neurali. DeepMind, che è focalizzata sull’Ai, è stata acquisita nel 2014. Al di là di ciò, un’area dove c’è spazio per “monetizzare” l’Artificial intelligence è la pubblicità digitale. In tal senso, tra le altre cose, può ricordarsi Performance Max. Questo è un servizio che, grazie anche all’Ai, consente la gestione automatica e ottimizzata delle inserzioni pubblicitarie. Una caratteristica la quale, come già conferma l’ultima trimestrale con i ricavi da advertising oltre le attese, attirerà maggiormente gli stessi inserzionisti, facendo salire la spesa per gli “spot”. Sennonché non può accennare ad Alphabet senza dire: motore di ricerca. Su questo fronte alcuni esperti, ricordando il rafforzamento con l’Artificial intelligence ad esempio di Bing (Microsoft), dissertano di una nuova sfida tra i search engine. Potrà essere! E tuttavia, con la grande «G» che vanta più del 90% della quota di mercato globale, simili affermazioni paiono quantomeno premature. Analogamente a come è stata prematura la scommessa sul metaverso.

La rincorsa di Meta

Meta, finora, ci ha perso un sacco di soldi. L’ex Facebook si è mossa per affrontare, soprattutto, i limiti alla raccolta e uso dei dati in scia al Tracking transparency di Apple e alle nuove regole Ue. E, però, la vera exit strategy pare essere l’ottimizzazione - tramite l’onnipresente Ai - delle informazioni sui comportamenti degli utenti. L’efficientare il “tradizionale” marketing ha dato i suoi frutti (anche sull’ultima trimestrale), tanto che la società in Borsa è stata premiata per il ritorno alle origini (agevolato dal deep learning).

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