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Intelligenza artificiale e arte, guida ai migliori «tool» disponibili online

Da Dall-E2 a Midjourney, la trasformazione di un testo in immagine è più di un passatempo

di Luca Tremolada

3' di lettura

Il tempo è una risorsa scarsa e non è neppure rinnovabile. Per chi ama le cose tecnologiche allocare minuti, ore o pomeriggi interi per imparare a usare un nuovo software, sperimentare un aggeggio elettronico o divertirsi con un videogioco è indubbiamente un piacere (oltre che essere parte del suo lavoro). Proviamo quindi a scegliere una esperienza a cui dedicare tempo nelle prossime festività natalizie. La vogliamo con una curva di apprendimento non troppo piatta, fondamentalmente divertente, in linea con lo spirito dei tempi e possibilmente gratis. Il primo pensiero va alle applicazioni text-to-image di cui si è molto parlato in questi ultimi mesi.

Parliamo quindi di Dall-E 2, l’app sviluppata dalla società di San Francisco OpenAI, più popolare e chiacchierata del momento. La sua abilità è quella di trasformare le descrizioni di testo in immagini iperrealistiche. Dal 21 luglio Dall-E 2 è ufficialmente disponibile a chiunque in beta, ma c’è una lista di accesso. La società dice di avere invitato 1 milione di persone. Ma non è complicato fare una prova. Gli utenti possono creare utilizzando crediti gratuiti che si ricaricano ogni mese e acquistare crediti aggiuntivi in ​​incrementi di 115 generazioni per 15 dollari. Quindi, se l’obiettivo è quello di provare a capire come funziona, questo è certamente il punto di partenza più facile e sorprendente. La prima volta hai infatti la sensazione strana che qualcuno sia in ascolto. Inserisci in inglese una didascalia e un algoritmo cerca immagini nel web e le compone per cercare di dare una forma artistica al tuo pensiero. Il risultato è imperfetto, a volte surreale, e proprio per questo stupefacente. Soprattutto quando provi a generare variazioni da una tua foto e ritrovi qualcuno vestito come te ma non sei tu. La possibilità di eseguire variazioni non è infinita, naturalmente, ma se l’approccio è «turistico» allora va bene così. Tenete conto che l’Ai non sa nulla, se scrivete «hand» non stupitevi se otterrete mani con sei o più dita.

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Se invece siete artisti e volete provare a capire come usare questi tool in modo professionale, allora il consiglio è spostarsi per esempio verso Midjourney, che è sempre una software di intelligenza text-to-images ma ha filtri e stili che «copiano» generi pittorici e artisti del passato. «Théâtre D'opéra Spatial», che ha vinto il primo premio al concorso d’arte Colorado State Fair, è stata realizzata da Jason Allen con Midjourney. Stable Diffusion invece è un modello di apprendimento automatico profondo pubblicato nel 2022. Capisce l’italiano, un po’, è ha anche una community su Discord. Ma è attento all’uso di questa forma di arte generativa. Infatti si legge nel sito:«Poiché questi modelli sono stati addestrati su coppie immagine-testo provenienti da internet, il modello potrebbe riprodurre alcuni pregiudizi della società». Inoltre il software è rilasciato sotto licenza Creative ML OpenRAIL-M che promuove un uso libero e responsabile delle opere dell’Ai.

C’è anche chi - correttamente - pone sul tavolo il tema del controllo del proprio lavoro di artista. Come sappiamo bene, questi sistemi imparano (si addestrano) anche attraverso il lavoro di artisti e utenti. La community DeviantArt ha lanciato DreamUp, il proprio generatore di arte con l’AI che vuole essere «sicuro ed equo» per i creatori. Nel senso che l’utente-artista può scegliere se la «macchina» può usare il proprio stile. Il sito offre anche il potere di dichiarare se consentire o meno l’utilizzo del proprio lavoro nei dataset utilizzati per addestrare modelli di intelligenza artificiale di terze parti. È come chiedere alla macchina che sta imparando da noi di non copiare l’artista che la produce. Per un profano, può sembrare un controsenso, perché questi tool imparano da noi gli stili e come si assemblano immagini secondo i nostri desiderata. Ma cosa accadrebbe se entrassero in competizioni con chi vive del proprio talento (e del proprio stile)? La domanda si può estenderà anche al di fuori dell’arte.

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  • Luca TremoladaGiornalista

    Luogo: Milano via Monte Rosa 91

    Lingue parlate: Inglese, Francese

    Argomenti: Tecnologia, scienza, finanza, startup, dati

    Premi: Premio Gabriele Lanfredini sull’informazione; Premio giornalistico State Street, categoria "Innovation"; DStars 2019, categoria journalism

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