la finale di europa league

Inter, col Siviglia la gara che decide una stagione. Conte farà come Mourinho?

Al termine della finale (vinta) di Champions League a Madrid, l'allenatore José Mourinho, tra lacrime di commozione e tempismo da cinica e navigata star, decise che tutto era molto bello. Anche troppo. E così ringraziò e salutò tutti. Dopo 10 anni sembra delinearsi un copione simile. Con il medesimo quesito: che ne sarà di Antonio Conte?

di Giulio Peroni

(AFP)

3' di lettura

Le favole più belle finiscono bene, ma partono quasi sempre male. Quella dell'Inter rischia di finire in trionfo, braccia (e Coppa) al cielo, ma con pochi sorrisi Durban's per una progettualità avviata ed ormai in crescita che, nella notte più importante, potrebbe bruscamente interrompersi per l'addio anticipato di Antonio Conte. Proprio sul più bello.

Paradossi nerazzurri. Già vissuti nello straordinario anno del Triplete, anno 2010. Nella serata della Storia, quella della conquista a Madrid della terza Champions League, dopo 45 anni di attesa. Al fischio finale l'allenatore José Mourinho, tra lacrime di commozione e tempismo da cinica e navigata star, decise che tutto era molto bello. Anche troppo. E così ringraziò e salutò tutti. Rinunciando pure a salire sull’aereo del ritorno con la squadra, per andare al Real Madrid già da quella notte. Altra Inter, altri anni.

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Dopo 10 anni sembra delinearsi un copione simile. Con il medesimo quesito esistenziale: che ne sarà di Antonio Conte dopo l'ultimo atto di Europa League contro i temibili ma non impossibili spagnoli del Siviglia di Julen Lopetegui? I segnali della vigilia, se non rassicuranti, sono perlomeno ambigui. Il tecnico ai microfoni ha glissato sul suo futuro. Le fughe anticipate del suo curriculum, con polemiche annesse, vedi Juve e Nazionale, sono più che indizi. Non ancora prove. Negli ultimi giorni, con buon senso e per la ragion di Stato, sia lui che Beppe Marotta si sono concessi un gentlemen's agreement.

Potrebbe suonare come prima pietra della ritrovata pax. Perché separarsi proprio ora che l'albero sta dando frutti importanti? Resta che l'Inter, sul rettangolo verde, approda all'atto conclusivo di una coppa che in Italia non si vede dal 1999, quando il Parma strapazzò i francesi dell'Olympique Marsiglia allo stadio Luzniki di Mosca. Ci arriva attraverso un crescendo rossiniano. Un percorso qualitativo. Più strutturale, motivazionale, che tecnico. Cercato, graduale, non casuale. Di chiara marca “contiana”. Culminato con il roboante 5-0 nella semifinale contro lo Shakthar.

La squadra ha conquistato la finale di Colonia sposando il come oltre il cosa del credo di Antonio. Partendo dal modulo 3-5-2, peraltro di non facile digestione per tutti, ne sa qualcosa Skriniar. Ma in primis assorbendo la capacità collettiva di adattamento ad ogni situazione. Compattezza, resilienza. L'imperativo è vincere. Senza il dovere dell'estetica. Sulla base di una robusta ed efficiente organizzazione. L'Inter non strabilia nel gioco, si affida quasi sempre alle folate verticali del duo Lukaku-Lautaro. Ma in campo tutti sanno cosa devono fare. E chi tentenna, come il bravo Eriksen, esce dalla rosa dei sempre titolari.

Stasera la prova di maturità finale a Colonia è contro l'espertissimo Siviglia. Che questo trofeo l'ha vinto 5 volte (i nerazzurri tre, quando ancora si chiamava Coppa Uefa), che va in rete con tanti giocatori (ben 11, solo il Manchester United ha fatto meglio), che in mezzo si affida ai piedi dell'interista Banega, ai lati a quelli dell'ex milanista Suso e di Ocampos. Una squadra non veloce, ma efficace e produttiva nelle ripartenze. Comunque vada, per l'Inter che ha chiuso il campionato al secondo posto ad un punto dalla Juventus, l'ultimo atto in terra tedesca è già un successo. Sportivo, economico. Che si accompagna ad un sostanziale incremento della reputazione del proprio brand. L'operazione- marchio naturalmente sta molto a cuore alla famiglia Zhang. Grazie all'Europa League il club ha già incassato 16 milioni, che in caso di vittoria diventeranno 25, oltre agli introiti della Supercoppa Europea. In caso di vittoria, Suning sarebbe orientata ad un mercato non di semplice consolidamento della competitività, ma di effettivo salto di qualità. Internazionalizzando ulteriormente il proprio marketing.

L'affare Messi, 80/100 milioni all'anno solo di ingaggio lordo, con i diritti d'immagine tutti suoi, potrebbe rientrare in questo quadro. Un notevole sforzo che Suning sarebbe anche disposta a fare, se il fuoriclasse si liberasse gratis, senza la clausola rescissoria da 700 milioni di euro.

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