Inter, perderla così fa male ma per l’Italia qualcosa si muove (vedi l’Under 20)
Dolorosa la sconfitta in finale di Champions contro il Manchester City, eppure il nostro calcio può tornare a guardare il futuro con maggiore ottimismo
di Dario Ceccarelli
5' di lettura
Beffa dolorosa. La notte dei rimpianti. Era meglio uscire con una goleada. Il giorno dopo la finale di Istanbul è tutto un fiorire di lamentazioni sul destino cinico e baro che, nella notte delle notti, si è accanito contro l’Inter impedendole se non di arrivare in cima al Paradiso almeno di giocarsi la Coppa nei supplementari. Un altro coro che va per la maggiore è quello sul City di Guardiola dipinto come un mostro a undici teste poi rivelatosi meno terribile di quello che i faziosi tabloid inglesi avevano dipinto. O che tutti i discorsi sulla differenza di valori tra City e Inter alla prova dei fatti si sono rilevati infondati.
«Gli ultimi 25 minuti sono stati incredibili, era già tutto scritto», ha commentato a botta calda un amareggiato Inzaghi al quale tutti danno un voto più alto che allo stesso Guardiola, giudicato come un vincente quasi bollito, favorito dai due miliardi di euro che lo sceicco Mansour ha investito nel City in questi anni. Però, però, però. Il primo però è che per essere perfetti, nel calcio, bisogna far gol. Non è un dettaglio trascurabile. Il calcio è fatto così: non è una scienza esatta, soprattutto in una partita secca come una finale di Champions. Se però non si fa breccia nella porta avversaria, tutti i discorsi su gabbie tattiche, moduli e possesso di palla vanno a farsi benedire.
Il Napoli, per esempio, ha stravinto lo scudetto grazie anche a una prima linea devastante. La stessa Inter, che fino a due mesi fa veniva sbertucciata perché perdente con le piccole, in questi 60 giorni ha avuto impennata impressionante grazie (anche) alle prodezze dei suoi bomber, cecchini infallibili davanti alla porta avversaria. Ecco, questa volta, a Istanbul, dispiace ma non è stato così. Inutile dire che Lautaro è stato generoso nel pressing. Lautaro è un implacabile finalizzatore, e soprattutto per questo va giudicato. Come Lukaku che, oltre a mangiarsi un gol, ha addirittura respinto col polpaccio un colpo di testa di Dimarco che avrebbe potuto finire in rete.
Inzaghi tradito dagli attaccanti
Quindi inutile recriminare: se non si segna, si va fuori. La Nazionale di Mancini non è andata ai Mondiali perché non riusciva più a segnare. Rigori sbagliati, occasioni sprecate, Ingorghi sotto rete. E giustamente sono piovute le critiche. Quindi giusto dire che l’Inter non si è fatta sovrastare dal City. Che Inzaghi è stato bravo a imbrigliare gli inglesi. Che Haaland lo si è visto in azione una volta sola. Ma il resto sono tutti discorsi inutili. Meglio guardare al futuro, rallegrarsi per i milioni imprevisti arrivati dalla Champions, capire dove si può migliorare. Guardiola, che non ha bisogno di avvocati difensori, non va giudicato per questa finale. Va invece valutato per tutto il suo percorso visto che il Manchester City non solo festeggia la sua prima Champions ma anche un sontuoso triplete stagionale che solo i cugini dello United avevano in precedenza realizzato in Inghilterra.
Le critiche a Guardiola
Dovunque sia stato (Barcellona, Bayern e City), Guardiola è sempre stato un modello godibile di gioco e di vittorie. Qualcuno dice: grazie, è facile con i soldi dello sceicco. E il Paris Saint Germain? Quante società, pur disponendo di cospicui investimenti, hanno fatto flop? Se poi vogliamo trovargli un difetto (non è impeccabile nelle finali) troviamolo. Ma probabilmente Guardiola è il primo a esserne consapevole. L’Inter invece deve essere contenta per quello che ha fatto. Su questo può ripartire, senza però farsi irretire dai rimpianti. La rabbia ci sta. Ma non deve diventare un alibi. Lo stesso discorso vale per le altre finaliste italiane (Roma e Fiorentina) che hanno perso sempre per degli episodi. Invece va considerato il grande salto che ha fatto il nostro calcio. Pur con mezzi molto limitati è andato avanti con onore e merito. Non parliamo del Napoli che in Europa, Milan a parte, è stato un modello virtuoso. L’impressione è che qualcosa si stia muovendo.
Gli azzurrini battuti dall’Uruguay
Lo si è visto anche nella Nazionale Under 20 che, dopo aver disputato un ottimo Mondiale, ha perso (1-0) ieri sera la finale a la Plata contro l’Uruguay. Anche in questo caso, una sconfitta di misura, maturata negli ultimi minuti anche se gli avversari, più tonici e aggressivi, ci hanno quasi sempre tenuto sotto pressione. Il gol di Rodriguez, arrivato all’85’, è nato da un pasticcio difensivo che non cancella però quanto hanno fatto gli azzurri in queste tre settimane. Mai infatti la nazionale Under 20 era arrivata in finale a un Mondiale. Evidentemente, per le squadre italiane, non è un buon periodo per le finali.
Il Verona si salva nello spareggio salvezza
Battendo lo Spezia (3-1) gli scaligeri si salvano mentre i liguri vanno in serie B assieme a Cremonese e Sampdoria già retrocesse nell’ultimo turno di campionato. Nello spareggio-salvezza il Verona passa nel primo tempo grazie a una brillante doppietta del belga Ngonge e a una rete di Faraoni. Ampadu realizza l’unico gol degli spezzini. Nella ripresa il portiere veronese Montipò neutralizza un rigore di Nzolal.
Cagliari promosso in serie A
Nuova impresa di Claudio Ranieri. È il Cagliari di Ranieri la terza squadra promossa in A dopo Frosinone e Genoa: i sardi hanno vinto la finale playoff contro il Bari, pareggiando 1-1 in casa e poi andando a vincere 1-0 al San Nicola con il gol al 94’ di Pavoletti. Il Cagliari torna nel massimo campionato un anno dopo la retrocessione. Un altro piccolo capolavoro, quello del tecnico che portò il Leicester allo scudetto nella Premier, perchè il Cagliari, quando Ranieri è subentrato a Natale, era solo quattordicesimo. La storia si ripete perché, 33 anni fa, Ranieri, aveva già portato i sardi nella massima serie.
Dopo 50 anni la Ferrari vince (ma alla 24 ore di Les Mans)
Dopo tante delusioni finalmente una gioia per i tifosi del Cavallino... Questo perché la Ferrari, dopo 50 anni di assenza, ha vinto la 24 ore di Les Mans davanti a Toyota e Cadillac. Maranello mette in bacheca il decimo successo nella più prestigiosa gara endurance del mondo, interrompendo il dominio del costruttore giapponese. A omaggiare le due rosse alla griglia di partenza anche Charles Leclerc al quale, dopo questo successo della Ferrari alla 24 ore devono essere venuti almeno i cinque minuti per tutto quello che ha passato con la rossa in questa stagione Bagnaia sempre più leader, Valentino super anche in auto. Il doppio successo di Francesco Bagnaia modifica il vertice della classifica MotoGP, con il campione del mondo che allunga in modo deciso.
Alla vigilia del Mugello Bagnaia aveva solo un punto di margine su Marco Bezzecchi (team VR46), rivale ma amico di crescita e allenamenti all’Academy di Valentino Rossi e ora sono ben 21. Decisivo il bottino pieno di Pecco sulle colline toscane, coincidente con il secondo posto di Bezzecchi nella sprint e con l’ottavo in gara. la Ducati che cala il poker, in un GP della top class, monopolizzando le prime quattro posizioni con Martin, Zarco e Marini. Felice Valentino Rossi, vincitore venerdì della sua prima gara in auto, la Road to Le Mans. L’anno prossimo Rossi sarà al via della 24 ore. Intanto si gode le vittorie dei sui allievi che sbancano nella MotoGp. Ritiro o non ritiro Valentino è sempre più avanti.
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