Il piano

Intesa Sanpaolo raddoppia nel Triveneto Tesoretto da 10 miliardi

La riorganizzazione prevede due nuove direzioni regionali con 740 filiali. Nuovo credito sostenere liquidità e transizione digitale delle aziende

di Paolo Paronetto

Sede.La sede Intesa a Torino: qui ci sono gli uffici della divisione Banca dei Territori

3' di lettura

Intesa Sanpaolo raddoppia nel Triveneto, con l’obiettivo di rafforzare la propria presenza in un territorio cruciale per la ripresa del Paese dopo l’emergenza Covid. La riorganizzazione della Banca dei Territori del gruppo, operativa dal 12 aprile in seguito all’integrazione di Ubi Banca, ha visto infatti la creazione di due nuove direzioni regionali: una con competenza su Veneto Ovest (Padova, Rovigo, Verona e Vicenza) e Trentino Alto Adige, affidata a Roberto Gabrielli e con sede a Padova, l’altra dedicata a Veneto Est (Venezia, Treviso e Belluno) e Friuli Venezia Giulia, guidata da Francesca Nieddu, che segna il ritorno del gruppo a Venezia nella storica sede Carive.

Francesca Nieddu. Alla guida della direzione regionale Veneto Est

«Il fatto di avere due strutture di direzione regionale ci consente di focalizzarci ancora di più e di dedicarci alle relazioni con le imprese, le famiglie e le istituzioni sul territorio», spiega Nieddu. «Lavorare sulla specificità dei territori è nel nostro dna – nota da parte sua Gabrielli, entrato nel gruppo Intesa proprio con l’acquisizione di Ubi - e la ripartenza di un territorio importante come questo non determina solo la ripartenza delle imprese, ma quella dell’intero Paese». Complessivamente le due direzioni regionali possono contare su 740 filiali e circa 5.300 dipendenti. Un presidio, potenziato considerevolmente negli ultimi anni anche con l’acquisizione della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca, che consente a Intesa Sanpaolo di rispondere in loco alla stragrande maggioranza delle esigenze della clientela. «L’80% delle richieste di credito viene gestita direttamente dalle filiali, percentuale che sale al 98% includendo quelle che passano dalla direzione regionale», sottolinea Nieddu.

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Rroberto Gabrielli. Alla guida della direzione regionale Veneto Ovest

La rete punta così a essere uno snodo efficace per l’allocazione delle ingenti risorse messe in campo dalla banca, a partire da quelle del recente programma “Motore Italia”. Dei 50 miliardi di plafond nazionale, 10 saranno convogliati in nuovo credito per le imprese trivenete con l’obiettivo di sostenerne la liquidità (anche con l’allungamento dei finanziamenti esistenti) e di accompagnarle nella transizione digitale e sostenibile, in linea con gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Interventi che arrivano dopo un 2020 in cui «dall’inizio della pandemia Intesa Sanpaolo ha erogato nuova liquidità a medio-lungo termine alle imprese trivenete per 5,2 miliardi e concesso circa 53mila moratorie per un debito residuo pari a 8,7 miliardi», ricorda Gabrielli. «Le aziende chiaramente hanno avuto un impatto in termini di redditività, ma oggi sono più liquide e meglio patrimonializzate», aggiunge, tracciando il ritratto di un sistema produttivo che appare pronto a cogliere le opportunità della ripresa. «Noi continuiamo a rimanere orientati in modo più che positivo – conferma Nieddu -. Questo è un territorio che anche nella crisi ha dimostrato di essere fortemente resiliente. Vediamo imprenditori concentrati e agguerriti, la vocazione verso l’internazionalizzazione rimane fortissima quando non è addirittura cresciuta». Digitalizzazione, apertura ai mercati esteri e reshoring sono le conseguenze positive della crisi, secondo Gabrielli. Senza contare le opportunità di crescita per linee esterne: «Vediamo grande fermento anche sulla finanza straordinaria – prosegue -. Ogni crisi crea selezione e il segreto è cogliere le occasioni. Nel Veneto occidentale e nel Trentino Alto Adige le imprese di grandi dimensioni sono solo l’8% contro il 10% di media nazionale, quindi possiamo tutti crescere».

Secondo la Direzione studi e ricerche dell’istituto, del resto, la seconda parte del 2021 «dovrebbe dare slancio all’economia del Triveneto, sia per la ripresa del commercio internazionale trainato da Asia e Stati Uniti, sia per la svolta attesa in Italia nel contrasto alla pandemia». Dinamiche che Intesa intende sostenere e, se possibile, amplificare: a meno di un mese dall’integrazione di Ubi Banca, che ne ha rafforzato la posizione al vertice del sistema bancario dell’eurozona, l’istituto mantiene l’ambizione di poter coniugare le grandi dimensioni con una capillare presenza nei distretti produttivi, che le consente di accompagnare le imprese nel mondo post Covid.

L’acquisizione di Ubi, del resto, nelle parole dei manager appare ormai alle spalle e realizzata senza scossoni: «I colleghi ormai sono allenati e tutto sta andando secondo le aspettative», chiosa Nieddu. «Io arrivo dalla banca incorporata ed essere nominato direttore regionale in un territorio in cui Intesa è la prima banca mi riempie di orgoglio e dimostra che l’integrazione si fa a partire dalle persone – conclude Gabrielli -. Penso che questa operazione ci possa consentire di essere una delle banche leader non solo per dimensioni, ma anche per competenze».

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