Intesa, 800 milioni contro il rischio Russia: utili a 1 miliardo, confermato il buyback
Fissato a oltre 4 miliardi il nuovo target di utile 2022 ma resta l’incognita prezzi
di Luca Davi
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I punti chiave
- Il ritocco degli obiettivi
- Il fattore Russia
- Il piano di riacquisto in Bce
- La cessione dei crediti
3' di lettura
La guerra in Ucraina costringe Intesa Sanpaolo a fare 800 milioni di euro di accantonamenti prudenziali per far fronte a potenziali perdite. E questa mossa, inevitabilmente, va ad erodere l’utile del trimestre, che da 1,7 miliardi di euro si riduce a circa 1,02 miliardi, un dato inferiore del 32,5% rispetto allo stesso periodo del 2021, benché del 25% sopra alle attese degli analisti.
Il ritocco degli obiettivi
Se non fosse per l’esposizione verso Kyev e Mosca, la banca guidata da Carlo Messina metterebbe a segno il miglior trimestre dal 2008, con una crescita del 10,2% sull’anno precedente. Tuttavia la guerra c’è. E così il gruppo di Ca’ de Sass, come in parte atteso dal mercato, deve necessariamente fare i conti con una revisione dei suoi target. La prima banca italiana prevede ora di raggiungere un utile netto di oltre 4 miliardi nel 2022, contro gli oltre 5 miliardi stimati nel piano d’impresa presentato al mercato all’inizio di febbraio, qualche settimana prima dell’invasione russa dell’Ucraina. Il nuovo obiettivo dei 4 miliardi è valido nell’ipotesi che «non intervengano cambiamenti critici nell’offerta di materie prime ed energia». Diversamente, anche con l’ipotesi «molto conservativa», come spiega la banca, di una copertura di circa il 40% dell’esposizione verso Russia e Ucraina, che implicherebbe il passaggio a stage 3 della maggior parte dell’esposizione verso i due Paesi, il gruppo riuscirebbe a generare un utile netto «ben superiore a 3 miliardi di euro» nel corso dell’anno. Numeri a fronte dei quali il titolo ha lasciato sul terreno il 2,3 per cento, in una giornata pesante per i bancari.
Il fattore Russia
Lo scenario incerto, va detto, rende le stime fluide, nel bene e nel male. Le prospettive per il 2022 «sono soggette ad affinamento nei prossimi mesi» in base all’evoluzione degli eventi in Ucraina, ribadisce la banca. Ma il ceo Messina tiene a sottolineare alcuni aspetti. Il primo è che l’esposizione verso la Russia di Intesa Sanpaolo «non è significativa» ed è limitata a circa l’1% dei crediti verso la clientela del gruppo. E se è vero che c’è un tema «reputazionale» legato alla Russia, dall’inizio del conflitto l’esposizione si è ridotta di 200 milioni senza nuovi finanziamenti o investimenti. «Gestiremo la situazione e ne usciremo sempre più forti», scandisce il ceo.
Il piano di riacquisti in Bce
L’altro punto certo è che Intesa, grazie alla solidità patrimoniale (Cet 1 al 13,6%), intende proseguire nel solco seguito fino ad oggi, ovvero di una politica di distribuzione generosa verso gli azionisti: confermato dunque un payout ratio pari al 70% dell’utile netto consolidato in ciascun anno, così come un’ulteriore distribuzione agli azionisti di 3,4 miliardi di euro tramite buyback, per la cui realizzazione la banca attende con fiducia il via libera alla Bce entro giugno. Poi ci sarà un’«eventuale ulteriore distribuzione» da valutare anno per anno a partire dal 2023. E un acconto di dividendo sul 2022 che verrà proposto al Cda.
La cessione dei crediti
Nel frattempo il gruppo inizia a mettere in pista tutte le iniziative industriali previste dal piano. A partire dal derisking. Già in porto quindi una diminuzione di 4,8 miliardi di euro di deteriorati lordi grazie a una cartolarizzazione da 3,9 miliardi realizzata ad aprile – come anticipato da Il Sole 24 Ore mercoledì -, cifra che di fatto equivale all’esposizione verso i due Paesi coinvolti nel conflitto. Tenendo conto delle ulteriori cessioni previste nel 2022, e già oggetto di accantonamento nel quarto trimestre 2021, la banca atterra a un Npe ratio netto pro-forma dell’1,2%, «un profilo di rischio bassissimo», sottolinea il banchiere romano.
Sotto il profilo del conto economico, la banca si conferma resiliente: i proventi operativi netti e il risultato della gestione operativa accelerano rispetto al quarto trimestre dello scorso anno, crescendo rispettivamente del 7,8% e 46%. E al contrario i costi diminuiscono del 3,2% rispetto al primo trimestre dello scorso anno, facendo atterrare il livello di cost / income al 46,3%, al vertice tra le maggiori banche europee.
Certo lo scenario macro rimane sfidante. Ma Intesa punta molto sulla carta della crescita dei tassi a cui guarda il mercato. Il potenziale effetto positivo sui ricavi c’è: ogni incremento di 50 punti base di Euribor si tradurrebbe in una crescita di 900 milioni del margine di interesse. I prossimi trimestri diranno se questa carta si potrà davvero girare.
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