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Intesa Sanpaolo, utile 2022 a 4,3 miliardi. Svalutazioni extra sulla Russia

Nell’ultimo trimestre accantonamenti/rettifiche di valore per Russia e Ucraina per 1,4 miliardi, riduzione degli asset totali pari a 47 miliardi

di Luca Davi

3 febbraio 2023, ore 13.28

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3' di lettura

Intesa Sanpaolo chiude il 2022 con un utile netto pari a 5,5 miliardi di euro escludendo 1,4 miliardi di euro di accantonamenti/rettifiche di valore per Russia e Ucraina, superando l’obiettivo del piano di impresa 2022-2025 di oltre 5 miliardi per il 2022. Dunque l'utile netto contabile è pari a 4,35 milioni di euro, comunque in crescita del 4% rispetto al 2021.

La banca intanto prosegue nel percorso di sterilizzazione del rischio Russia: nel secondo semestre 2022 è stata ridotta del 68% (circa 2,5 miliardi di euro) l’esposizione verso Mosca, scesa sotto lo 0,3% dei crediti a clientela complessivi del gruppo. Grazie a una riduzione degli asset totali pari a 47 miliardi, il Cet1 ratio sale dal 12,4% di settembre al 13,5% del 31 dicembre.

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La banca in una nota ha confermato tutti gli obiettivi del Piano al 2025, a partire dal target finale di 6,5 miliardi di utili.

La politica sulla remunerazione

Intesa Sanpaolo distribuirà 1,6 miliardi di saldo dividendi 2022, che si aggiungono a 1,4 miliardi di acconto dividendi 2022 pagato a novembre 2022. Il cda della banca ha inoltre deliberato l'esecuzione del buyback per il restante ammontare di 1,7 miliardi di euro autorizzato dalla Bce. «Remunerare gli azionisti mantenendo una solida posizione patrimoniale è elemento essenziale del nostro Dna e resta la nostra priorità», spiega il ceo Carlo Messina.

«Nei prossimi giorni - aggiunge - lanceremo la seconda tranche del riacquisto di azioni proprie, portando l’importo complessivo a 3,4 miliardi. Ciò significa che quest’anno restituiremo almeno 5,3 miliardi tenendo conto del dividendo che pagheremo a maggio previa approvazione dell’assemblea, della seconda tranche del buyback e dell’acconto sul dividendo che - come di consueto - pagheremo a novembre, sulla base della previsione di oltre 5,5 miliardi di risultato netto per l’intero anno».

Il ceo Messina: «Il miglior bilancio della nostra storia»

«Oggi abbiamo presentato dei risultati di altissima qualità. Quello del 2022 è il miglior bilancio della storia di Intesa Sanpaolo. Il quarto trimestre è stato il miglior trimestre di sempre per ricavi - in aumento del 13% sull'anno precedente - con una forte accelerazione della componente da margine di interesse», afferma il consigliere delegato e ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, commentando i risultati conseguiti dalla banca nel 2022.

Le prospettive

Le iniziative industriali del Piano di Impresa 2022-2025 sono «ben avviate», spiega la banca, ed è confermato l'obiettivo di 6,5 miliardi di euro di utile netto nel 2025, con «un chiaro e forte rialzo derivante dall'aumento dei tassi di interesse», si legge nella nota.

Per il 2023 Intesa prevede un «significativo» aumento del risultato della gestione operativa, derivante da una «solida crescita» dei ricavi trainati dagli interessi netti (crescita di circa 2,5 miliardi di euro degli interessi netti nel 2023 rispetto al 2022 assumendo il tasso Euribor a 1 mese in media d'anno pari al 2,5%) e da un «continuo focus» sul cost management, e un «forte calo» delle rettifiche di valore nette su crediti, con un conseguente utile netto «ben al di sopra dei 5,5 miliardi di utile netto 2022 calcolato escludendo il de-risking Russia/Ucraina».

La banca stima in prospettiva un payout ratio cash pari al 70% dell'utile netto consolidato per ciascun anno del piano di Impresa; la distribuzione agli azionisti di 1,7 miliardi di euro tramite buyback da avviare nei prossimi giorni; e un ’«eventuale ulteriore» distribuzione da valutare anno per anno.

Atteso un Common Equity Tier 1 ratio fully phased-in - confermando l'obiettivo superiore al 12% nell'orizzonte del Piano di Impresa 2022-2025 secondo le regole di Basilea 3 / Basilea 4 - «prossimo al 13%» a fine 2023, considerando gli impatti regolamentari, «oltre il 13%» nel 2024 e oltre il 13,5% nel 2025 ante Basilea 4, «tenendo conto del payout ratio cash pari al 70% e non considerando un'eventuale ulteriore distribuzione».


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