Inventrice, anzi problem solver: la giovane scienziata-prodigio
Inanella successi scientifici da quando ha 9 anni, ma parla soprattutto di empatia. Gitanjali Rao spiega la sua road map per l’innovazione fatta di tanti tentativi ed emozioni.
di Camilla Dacrema
3' di lettura
Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica. Le discipline STEM sono i motori della fantasia di Gitanjali Rao , giovanissima inventrice statunitense di origine indiana, che da una contea del Colorado si è guadagnata il titolo di America's Top Young Scientist, Kid of the Year 2020 e la copertina di Time. Un piccolo genio femminile che si è espresso a partire da un bisogno collettivo, un'urgenza da risolvere: la crisi di Flint (città del Michigan), dove l'inquinamento da piombo dell'acqua potabile ha provocato, a partire dal 2014, un'emergenza ambientale a livello federale, l'intossicazione della popolazione (soprattutto dei bambini, i più esposti) e 12 vittime.
Era una giornata qualunque e Gitanjali, 9 anni, era seduta a tavola e stava arrotolando con la forchetta gli spaghetti cucinati dal papà, quando ha sentito per la prima volta la notizia al telegiornale. Ha iniziato ad arrovellarsi per trovare una soluzione che potesse aiutare a risolvere il problema, mossa dal principio che “tutti hanno diritto di bere acqua pulita”. È stato questo il punto di partenza che ha alimentato il processo innovativo che, facendo appello alle discipline STEM, ha condotto alla messa a punto di Tethys.
Nella mitologia greca, Teti è la più bella delle ninfe Nereidi, discendente di Oceano e madre di Achille, che accoglie nell'acqua Efesto (il dio dell'ingegno). Il device di Gitanjali è uno strumento portatile in grado di rilevare in 10 secondi la presenza di inquinamento nell'acqua potabile grazie a nanotubi di carbonio, gestibile via Bluetooth da un semplice smartphone. Per svilupparlo, ci sono voluti tre anni di lavoro appassionato, che hanno portato Gitanjali a padroneggiare quelle che lei chiama “le meraviglie dell'innovazione”. La raggiungo dopo avere letto il suo libro A Young Innovator's Guide to Stem - 5 Steps To Problem Solving For Students, Educators and Parents (Post Hill Press), in cui descrive le fasi del processo innovativo da lei intrapreso in modo semplice e applicabile a qualsiasi problema.
Sono i giorni in cui si continua a parlare di ChatGpt, che nella nuova versione – a detta di OpenAI – ha mostrato di avere degli output significativamente distanti dagli input ricevuti (cioè di essere capace di organizzare in modo autonomo mezzi per realizzare scopi: un passaggio ulteriore verso l'autonomia dell'Intelligenza Artificiale). Sembrerebbe che l'innovazione sia ormai un tema per sole macchine pensanti, ma Gitanjali non ha dubbi: «L'innovazione è sempre qualcosa di personale. Non viene tutto dai libri e dal laboratorio, le emozioni sono importanti. È personale la connessione tra le motivazioni, le idee e le soluzioni. Non puoi risolvere un problema se non hai una qualche tensione emotiva».
Filosoficamente ciò che viene affermato non è indipendente dal fondamento sulla base del quale viene affermato, quindi le soluzioni ai problemi contano per come sono state raggiunte. Se lo studio e le macchine pensanti aiutano a organizzare i problemi per categorie e a trovare la strada per risolverli, per Gitanjali c'è un aspetto emozionale e personale che affianca tutto questo processo, e passa dal sogno iniziale di risolvere un problema «come la fame nel mondo», alla pazienza nel corso dei vari tentativi falliti, che fanno parte integrante del processo, fino alla gioia di ottenere un risultato che funzioni. «Una delle paure più grandi è che la tecnologia possa arrivare a governare il mondo. Ma, dal mio punto di vista, è solo questione di usarla con moderazione. Il prossimo passo saranno le tecnologie predittive, stanno già arrivando».
Dopo Tethys, Gitanjali ha sviluppato altre invenzioni, tra cui uno strumento per la diagnosi precoce della dipendenza da oppiacei, altro problema molto sentito nella società americana.
«Non riesco a immaginare un mondo pieno di bellezza e bontà senza che la scienza e la tecnologia siano coinvolte», dice. Ancora un concetto filosofico. Tutto, per lei, parte dalla meraviglia (lo stupore aristotelico motore della conoscenza) e per questo, a scuola, riesce a trovare ogni argomento coinvolgente.
Oggi ha 17 anni, suona il pianoforte, cucina dolci, frequenta gli scout, ama girare il mondo e lo fa come promotrice del cambiamento, promuovendo le discipline STEM e l'importanza di superare il gap contributivo nella scienza. «Negli Usa le scienziate guadagnano infinitamente meno degli uomini a parità di ruolo, è inaccettabile. Occorrono role model positivi, dobbiamo creare degli spazi sicuri per permettere alle donne di sperimentare e cimentarsi in questo campo, valorizzando le proprie competenze». Appassionata, visionaria, concreta.
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