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Investimenti e nuovi formati, Audible scommette sull’Italia

Dal 2016 a oggi Audible ha investito oltre 20 milioni di euro in contenuti originali in Italia. E per i podcast è crescita, per il sesto anno consecutivo: +7% finora segnato fin qui nel 2022

di Andrea Biondi

(Thomas Bethge - stock.adobe.com)

3' di lettura

«Dal 2016 a oggi abbiamo investito 20 milioni di euro nello sviluppo di contenuto in Italia». E a quanto tiene a sottolineare Juan Baixeras, Country Manager Italy&Spain di Audible, parlando al Sole 24 Ore. Il trend di investimento sarà peraltro costante per la società della galassia Amazon che è fra i maggiori player nella produzione e distribuzione di audio entertainment di qualità (audiolibri, podcast e serie audio).

E questo anche perché, conferma Francesco Bono, director Content Program di Italia e Spagna, audiolibri – e soprattutto i podcast – sono «ormai entrati stabilmente nelle abitudini di ascolto degli italiani, accompagnandoli ovunque e in ogni momento della giornata. Siamo anche molto contenti di vedere come podcast e audiolibri siano ampiamente diffusi tra il pubblico molto giovane e non solo, e di come siano ormai diventati uno strumento di supporto imprescindibile per gli studenti e per le persone per informarsi e approfondire le proprie passioni».

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Quello che riguarda podcast e audiolibri è un trend crescente in Italia, da sei anni a questa parte. I dati dell'ultima ricerca di NielsenIQ per Audible segnalano +7% nel consumo di podcast segnato fin qui nel 2022. Sono 15,4 milioni gli italiani che nel 2022 hanno ascoltato almeno una volta un podcast, rispetto ai 14,5 dell'anno precedente. Un aumento di quasi 1 milione di ascoltatori, che dopo l'exploit registrato nel 2020, conferma come sempre più italiani siano incuriositi e appassionati a questo formato di audio entertainment.

I Millennial e i giovanissimi si confermano i maggiori fruitori di podcast in Italia. Il 77% degli intervistati nella fascia 18-24 anni afferma di ascoltarli, così come il 67% degli intervistati tra i 25 e i 34 anni. Quest'ultima è peraltro la fascia d'età con la più elevata quota di “heavy users”, coloro che ascoltano podcast tutti i giorni.

Audible ha avuto e ha un peso in questa dinamica, con la sua storia iniziata 25 anni fa negli Usa e passata attraverso l’acquisizione, nel 2008, da parte di Amazon. Oggi ha 10 servizi localizzato nel mondo – Australia, Canada, Francia, Germania, India, Italia, Giappone, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti – che servono 180 Paesi. Dal 2016 l’avvio in Italia. «Stiamo parlando di un servizio che offre in abbonamento a livello global mezzo milioni di libri, con più di 12mila titoli italiani e 265 podcast originali in Italia», puntualizza Juan Baixeras.

Si tratta di un mercato in espansione, anche in termini di nuovi formati. «Oggi non si tratta più solo di audiolibri, ma audioentertainment a 360 gradi. Parliamo infatti di audiolibri, di podcast e di serie voice. Si stanno moltiplicando le serie, ma anche i formati» spiega Bono. Il che equivale anche a una moltiplicazione di figure professionali richieste «che non è semplice trovare. La nostra è nei fatti una industry che invece offre molte possibilità in termini occupazionali».

In questo quadro gli editori sono visti come partner in casa Audible, anche sulla base dei dati che sembrerebbero sgombrare il campo rispetto al rischio di cannibalizzazione dei contenuti. «Il 13% degli abbonati Audible - sottolinea Bono – non è un lettore di libri. Con l’audio si riescono ad avvicinare al mondo della cultura e dell'informazione tantissime persone che magari non mettono da tempo o non hanno mai messo piede in una libreria».

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