Investimenti Esg, i gestori stufi dei bla bla. Il 49% è pronto a disinvestire
È quanto emerge da una recente indagine di Pwc fra 325 investitori istituzionali che gestiscono 11,6 trilioni di dollari
di Vitaliano D'Angerio
I punti chiave
3' di lettura
È finita l’epoca dei bla bla bla nel mondo della sostenibilità. Una cospicua fetta di investitori istituzionali, a cominciare dai gestori di fondi comuni, ha deciso che l’engagement con le aziende in portafoglio è la strada da percorrere ma non deve diventare una lunga proroga per non fare nulla, soprattutto se il tempo sta per scadere sul versante crisi climatica. Senza dimenticare il popolo degli stakeholder, i portatori di interessi (risparmiatori, sottoscrittori di fondi pensione, fondazioni) che potrebbe cominciare a chiederne conto proprio ai gestori, anche in sede giudiziaria come già accaduto per esempio in Australia.
A riprova della scarsa pazienza degli investitori sui temi green, c’è la recente indagine di Pwc, svolta a cavallo di settembre-ottobre 2021, fra 325 investitori istituzionali, principalmente asset manager, che gestiscono 11,6 trilioni di dollari: il 49% degli intervistati ha dichiarato di essere pronto a vendere la partecipazione dell’azienda che, a loro avviso, non sta facendo quanto è nelle sue possibilità per affrontare le questioni Esg. Il tempo delle promesse non mantenute è quindi finito. Per tutti.
«La nostra survey evidenzia come le società che non tengano in adeguata considerazione le tematiche Esg rischiano di perdere investitori – spiega Francesco Ferrara, partner PwC Italia e responsabile Esg –. Quasi la metà degli oltre 300 investitori e asset manager intervistati intendono disinvestire nelle aziende che non adottano azioni sufficienti in ambito Esg. L’aspettativa degli investitori è inoltre che i temi Esg siano parte integrante della strategia delle aziende in cui investono e siano gestiti in prima persona dall’amministratore delegato e dal consiglio di amministrazione».
Le altre percentuali
E arriviamo alle altre risposte degli investitori intervistati da Pwc sulle azioni da intraprendere in caso di poca vocazione Esg da parte delle aziende. In realtà il 77% dichiara ancora di voler entrare in dialogo con le imprese, salvo poi (il 59%) minacciare di votare contro gli accordi sulla retribuzione dei dirigenti se l’azienda non si mette in riga sulle politiche di sostenibilità.
Il 58% dei gestori è d’accordo inoltre a inserire obiettivi Esg dentro la retribuzione dei dirigenti. Quasi la stessa percentuale infine (57%) voterà contro le nomine degli amministratori se non si dimostrerà la loro convinzione nel perseguire obiettivi sostenibili.
La reportistica insufficiente
C’è poi la questione della reportistica. Soltanto il 33% è soddisfatto della rendicontazione Esg. «È emerso che la qualità del reporting non finanziario è attualmente ritenuta da oltre due terzi degli investitori intervistati non adeguata – aggiunge Ferrara –. L’importanza di una comunicazione completa, di qualità e focalizzata sui temi rilevanti, è ritenuta centrale per stabilire una relazione efficace e basata sulla fiducia con la comunità degli investitori professionali».
Ma, in questo caso possiamo dirlo, le aziende hanno poche responsabilità. In tale ambito devono infatti mettersi d’accordo gli enti regolatori internazionali sugli standard da seguire. Sembra che a Glasgow, nel corso della Cop26, un punto sia stato finalmente segnato: c’è stata la creazione dell’I nternational Sustainability Standards Board (Issb) che dovrà finalmente stabilire parametri di sostenibilità riconosciuti da tutti.
«La nostra indagine rafforza la necessità di un unico insieme di standard di reporting della sostenibilità allineati a livello globale – conferma Nadja Picard, responsabile del global reporting di PwC Germania –. Senza standard globali, gli investitori sono seriamente in difficoltà nella valutazione delle performance Esg. È anche molto più difficile per le aziende riferire sulle performance Esg senza parametri di riferimento comuni o quadri di riferimento da seguire». Vedremo se finalmente i bla bla bla finiranno.
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