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Investimenti delle imprese nel segno della prudenza

Nel 2022 una impresa su due aveva scelto di sostenere la crescita e migliorare i processi produttivi, ma nel 2023 prevale l’incertezza

di Barbara Ganz e Valeria Zanetti

Secondo il focus Unioncamere gli investimenti saranno in diminuzione in modo particolare per il settore della gomma plastica (-2,6%), del legno e mobile (-2,5%). Anche i metalli e i prodotti in metallo (-0,9%) subiranno una leggera flessione

3' di lettura

Le aziende venete stanno rivedendo al ribasso i propri programmi di investimento: in un territorio a forte vocazione manifatturiera, e che vede nella Germania il primo mercato, la frenata arriva in modo più sensibile rispetto ad altre aree del Paese: «La crisi ha colpito le famiglie e l’inflazione, oltre ai costi delle bollette e della benzina, ne ha ridotto il potere d’acquisto - spiega Antonella Trevisanato, responsabile del Centro studi Unioncamere del Veneto - Di qui la rinuncia ad acquistare beni durevoli, che avevano visto un boom di domanda durante la pandemia, quando non si poteva fare altro e si è speso ad esempio su elettrodomestici e ammodernamenti. Ora chi spende preferisce farlo per viaggi, spettacoli, ristoranti, e la produzione in senso stretto rallenta».

I dati mostrano come nel 2022 sia cresciuta la propensione agli investimenti della manifattura veneta: una impresa su due ha investito in azienda per sostenere la crescita e migliorare i processi produttivi, destinando il 20% di risorse in più per evolvere la propria offerta grazie all’acquisto di impianti, macchinari o alla trasformazione digitale. A dirlo sono i dati del Focus investimenti 2022-2023, giunto alla nona edizione ed elaborato dal Centro Studi di Unioncamere del Veneto. Nell’ultima rilevazione dell’anno (quarto trimestre) l’analisi - realizzata su un campione di 1.622 imprese manifatturiere con almeno 10 addetti - si allarga a chiedere quali siano le previsioni per il 2023.

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Il risultato è che la quota degli imprenditori che prevedono di fare investimenti nel corso del 2023 è pari a 46,9%, in diminuzione rispetto alla tendenza del 2022 (55,9%), mentre gli investimenti in valore sono attesi in crescita del +4,6% (+20,9% l’aumento degli investimenti nel 2022). A livello previsionale, la quota più elevata di imprese propense a investire è maggiore tra le aziende che producono beni di consumo (47,5%) e beni di investimento (47,4%). Sotto la media regionale si collocano le imprese che producono beni intermedi con un 46,2% sul totale.

Guardando alle dimensioni, le piccole imprese prevedono un aumento maggiore degli investimenti (+7,2%) rispetto alle imprese di medie e grandi dimensioni (+3,9%). A livello di comparti invece, sono previsti aumenti maggiori dalle imprese del tessile e abbigliamento (+22%), della carta e stampa (+8,4%) e delle macchine elettriche ed elettroniche (+7,5%). Al contrario, nel 2023 gli investimenti saranno in diminuzione per gomma plastica (-2,6%), legno e mobile (-2,5%) e metalli e prodotti in metallo (-0,9%).

Tra le imprese che nel 2023 si attende una diminuzione degli investimenti, meno della metà (44,3%) si giustifica per l’assenza di particolari esigenze. Il 27,3% delle imprese crede di ridurre gli investimenti perché li ha programmati negli anni successivi mentre il 18,8% (era 12,6% nel 2022) per incertezze di mercato e il 9,6% per mancanza di risorse finanziarie (era 4,7% nel 2022).

Nel quadro economico sempre più complesso il report Movimprese - natalità e mortalità delle imprese - al secondo trimestre 2023 segnala una sostanziale stabilità: «Il totale varia di sole 8 unità in più, ma attenzione: c’è una compensazione fra imprese manifatturiere che chiudono e altre, di servizi, che aprono», sottolinea Trevisanato. Da verificare anche come le previsioni si adatteranno alla realtà: «Nel 2022 la platea delle imprese manifatturiere che hanno realizzato investimenti si è dimostrata superiore rispetto alle previsioni dichiarate nel 2021 quando ipotizzavano che solo il 50,6% delle imprese avrebbe realizzato investimenti l’anno successivo».

Per il presidente di Unioncamere Veneto Mario Pozza, «la frenata dell’economia tedesca impatta sui numeri dell’industria manifatturiera del Veneto. L’occupazione nel primo semestre ha tenuto, anche se con qualche rallentamento nei settori più legati ai beni di consumo. Ma ora le previsioni risentono dell’incertezza di scenario».

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