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Investimenti privati per rilanciare il Sistema Italia

Vi sono ragioni impellenti per rilanciare gli investimenti privati. Anzitutto assistiamo ad una flessione della crescita – meno 0,3% nel secondo trimestre sul trimestre precedente.

di Fabrizio Pagani

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3' di lettura

Vi sono ragioni impellenti per rilanciare gli investimenti privati. Anzitutto assistiamo ad una flessione della crescita – meno 0,3% nel secondo trimestre sul trimestre precedente. Imprenditori e manager indicano che il rallentamento di ordinativi e consumi interni sta continuando anche nella seconda parte dell’anno. In presenza di una minore domanda interna, è quindi necessario, per evitare la recessione, riattivare rapidamente gli investimenti privati quale componente di sostegno del Pil. Inoltre, sul medio termine, la riorganizzazione dell’economia mondiale apre grandi opportunità per i Paesi che offrono un clima favorevole agli investimenti e incentivi adeguati. I vantaggi, per esempio, che dell’Inflation Reduction Act (IRA) americano sono noti e ben presenti ai decisori delle grandi imprese, che scelgono dove portare capitali, tecnologia e posti di lavoro. L’Italia con la sua tradizione manifatturiera, capacità imprenditoriale e sofisticata forza lavoro deve giocare questa partita con politiche chiare e decise di facilitazione degli investimenti. Così come dopo la Brexit furono attivate politiche di attrazione del capitale umano, oggi, ai tempi del decoupling, si deve fare un programma convincente di attrazione degli investimenti.

Infine, la doppia transizione climatica e digitale pone la necessità di investimenti massicci, in linea con le priorità di Pnrr e RePowerEU. Gli investimenti pubblici e quelli privati sono complementari e devono procedere assieme nel processo di decarbonizzazione. Per ridurre il carbon footprint dei processi produttivi il contributo delle aziende è cruciale e incentivi adeguati possono essere determinanti nello spingere le imprese ad essere ambientalmente virtuose e innovative. Il nostro Paese ha sviluppato negli anni un ottimo strumentario di facilitazioni e incentivi, che va solitamente sotto il nome di Industria 4.0. I governi si sono succeduti e ne hanno cambiato nome e alcuni meccanismi del funzionamento del programma, mantenendo però la filosofia e l’impianto di fondo. È oggi urgente aggiornare Industria 4.0, ricalibrarla e rifinanziarla. Si dovrebbe, da un lato, potenziare le misure esistenti con un programma ampio e generale di supporto agli investimenti digitali e sostenibili, dall’altro, disegnare una misura ad hoc per gli investimenti a più alto contenuto trasformativo in termini di innovazione e sostenibilità ambientale. In questo senso, la prima misura deve prevedere incentivi pensati così da coinvolgere una platea di imprese la più ampia e diversificata possibile. L’attuale credito di imposta dovrebbe quindi essere rafforzato nelle aliquote di incentivo e ne dovrebbero poter beneficiare anche gli investimenti oltre i 20 milioni - attuale soglia massima. Questo programma deve inoltre essere reso stabile su un orizzonte di almeno tre anni, così da permettere all’impresa di procedere alla programmazione necessaria.

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La seconda misura invece dovrebbe concentrarsi sull’insieme di spese che permettono all’azienda di migliorare sensibilmente la propria performance in termini di sostenibilità e innovazione. Ad esempio, ne dovrebbero usufruire le imprese che intendono rinnovare le proprie linee produttive al fine di tagliare significativamente le proprie emissioni. Attraverso l’adozione di questo programma, le imprese leader dei diversi settori avrebbero accesso a un incentivo significativo per realizzare investimenti trasformativi in grado di impattare anche su tutta la filiera. Sarebbe lo strumento che permette all’Italia di posizionarsi all’avanguardia nella transizione verso un’economia sostenibile e resiliente, garantendo sviluppo economico e sostenibilità al Paese. Entrambe le misure devono mantenere il carattere dell’automaticità, che ha determinato il successo di Industria 4.0, disintermediando processi autorizzativi della pubblica amministrazione. Il governo sta lavorando in questo senso e le risorse sono state reperite nell’ambito del Pnrr e di RePowerEu. Qualora ciò avvenisse in tempi rapidi si tratterebbe di un buon antidoto contro il rallentamento dell’economia nel breve termine e un formidabile volano di crescita e innovazione nel medio e lungo.

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