«Io, ex promotore, vi racconto la truffa milionaria della setta delle criptovalute»
Klaus (nome di fantasia) di italiani truffati ne ha visti migliaia. Ha visto evaporare i risparmi di una vita che gente comune, pensionati e piccoli investitori hanno messo nelle mani di una serie di società con radici ben solide in Paesi extraeuropei e paradisi fiscali e ramificazioni in ogni continente
di Roberto Galullo e Angelo Mincuzzi
5' di lettura
Lui, la “setta” internazionale delle truffe milionarie con criptomonete inesistenti – che autorità di vigilanza e inquirenti di mezzo mondo stanno investigando o hanno già messo sotto accusa – la conosce da vicino. Molto da vicino. Anzi, da dentro.
Klaus – nome di fantasia che serve per proteggere l'identità di chi sta collaborando non solo con la magistratura di casa nostra – di italiani truffati ne ha visti migliaia. Ha visto evaporare i risparmi di una vita che gente comune, pensionati e piccoli investitori, hanno messo nelle mani di una serie di società con radici ben solide in Paesi extraeuropei e paradisi fiscali e ramificazioni in ogni continente.
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Fatturati milionari
Solo in Italia si stima che questa mini holding che muore e ogni volta rinasce dalle sue ceneri, abbia fatturato in pochi anni una cifra vicina ai 10 milioni di euro vendendo, attraverso un labirinto di operazioni opache, criptomonete che non hanno mai visto la luce.
Un fatturato virtuale, ancor più delle monete, visto che molte operazioni avvenivano (e avvengono ancora) in contanti e dunque senza alcuna tracciabilità finanziaria.
Klaus – un uomo di mezza età, che vive da tempo con il trading di monete virtuali – in quella setta, come la chiama lui, «che si avvale anche di santoni e guaritori per influenzare e manipolare la volontà dei clienti truffati», ci è finito in braccio. Anzi, in culla, visto che è stato tra i primi promotori a veder nascere qualche anno fa quel pugno di persone che, in Italia, hanno cominciato a radunare migliaia di “adepti” in luoghi pubblici e capannoni privati «per vendere fumo».
Il classico “schema Ponzi”
Un sistema semplice, perfino banale e spacciato, cosa davvero paradossale, alla luce del sole. Il classico e abusato – ma evidentemente ancora efficace – “schema Ponzi”. È il modello economico di vendita più truffaldino, che promette forti guadagni alle vittime a patto che queste reclutino nuovi investitori, a loro volta vittime della truffa. Klaus ci ha creduto, anche lui attirato dalle promesse di guadagni stratosferici, che sarebbero piovuti dal cielo sotto forma non di manna ma di criptovalute convertibili in euro di cui, lui, come tutti, non ha mai visto né forma né colore.
«Sembrava una cosa molto interessante – dichiara al Sole 24 Ore, al quale affida la sua storia e l'allarme su chi promette facili guadagni senza troppa fatica – . Abbinati all'emissione di future criptomonete, questa società e quelle gemelle, vendevano e tuttora vendono pacchetti di formazione, che rappresentano un'enorme fonte di guadagno».
Indubbio, visto che in Italia la soglia minima di acquisto di questi kit si aggira intorno ai 100 euro e arriva a oltre 30mila euro, con guadagni garantiti nel giro di pochi mesi – per chi cade nella rete – che giungono a toccare nel tempo i 30 milioni di euro. In questo meccanismo sarebbero sprofondati almeno 70mila soggetti. Una goccia nel mare, visto che il mercato domestico è poca cosa, ad esempio, rispetto a quello statunitense dove pure queste società, le consorziate ed altre fatte con lo stampino, vivono, vegetano (e sono sotto indagine delle autorità federali).
«L'aggancio con il potenziale cliente – continua a raccontare Klaus, che ha guadagnato, anche lui, dalla vendita di pacchetti ma che ha subito abbandonato e denunciato il sistema appena si è reso conto della ragnatela nella quale si era infilato – avveniva e continua ad avvenire mostrando la crescita esponenziale delle classiche e ormai famose criptomonete, come Bitcoin ed Ethereum. Ho visto promotori guadagnare anche 400mila euro, vendendo i kit di formazione ad amici, parenti e nuovi adepti richiamati anche dal passaparola».
Specchietti per allodole
L'aspetto più cupo è quello degli specchietti per le allodole che venivano e tuttora vengono utilizzati per far credere alle persone che arricchirsi è questione di un attimo. «Il promotore deve essere bravo a far credere – racconta Klaus – che con le criptovalute è in grado di acquistare macchine di lusso, case di pregio o viaggi e spendere in ristoranti e negozi di lusso. Personalmente ho visto gente pronta a impegnarsi casa o fare mutui in banca per diventare milionaria in poco tempo».
Una bolla, in altre parole. Un grande inganno basato su uno stile di vita sfarzoso del promotore, in realtà appannaggio di quei pochissimi in grado di vendere pacchetti di formazione a raffica ingannando le vittime con la promessa di criptovalute immaginarie.
Santoni e guaritori
Una grande truffa agevolata dalla presenza di persone a dir poco inquietanti. «Ci sono persone che si spacciano ancora oggi per guaritori, alle quali queste pseudo società si affidano – rivela Klaus – per riuscire a conquistare la fiducia dei potenziali clienti, ai quali, una volta abbindolati, vendono pacchetti di criptovalute. Ci sono anche dei soggetti che praticano pseudo meditazioni spirituali e che, dopo aver plagiato i clienti, svolgono il ruolo di promotori di queste inesistenti monete virtuali. La gente crede più a queste filosofie spicciole fai-da-te che non alle autorità che vigilano sui risparmiatori». Insomma, siamo in presenza di santoni della criptomoneta, che speculano sulla trascendenza della finanza.
Un caso isolato? Macchè. «Di queste società ce ne sono miriadi nel mondo – continua a spiegare il promotore pentito – e moltissime in Italia. Non solo. Anche se le società vengono indagate e sanzionate e i siti chiusi, basta cambiare nome o accedere con altri browser paralleli. I server poi sono spesso collocati all'estero e nei paradisi fiscali, e perfino quelli colpiti continuano ad operare indisturbati, continuando a truffare. Si avvalgono di ogni strumento e si credono intoccabili».
La bella vita
Per essere convincente, Klaus mostra i video caricati sui profili Facebook di alcuni promotori, che si fanno beffa delle indagini e delle sanzioni piovute da diversi Stati nel mondo e che continuano a promuovere e vendere fuffa, adagiati sui bordi di una piscina o sul terrazzo di un albergo che, a sentirli, accetta le loro criptovalute.
Il consiglio per non cadere nelle truffe? I soliti. Buonsenso, informazione sulle società ma soprattutto non credere al facile arricchimento. «Guai a chi promette cose impossibili, con percentuali di interesse elevatissime – chiosa Klaus – . Non è credibile. E badate bene che maggio e giugno li abbiamo lasciati alle spalle con siti di società che promettevano degli interessi dal 5% al 20% giornaliero. L'interesse mensile non deve superare al massimo il 6%, questo si che è sostenibile».
Altrimenti – vale la pena di concludere – meglio tenere i soldi sotto il materasso.
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