l’oggetto parlante

Io, il Messia

Pensavate di essere voi, ad avermi in pugno, vero? Ingenui... Vi ho liberato dal qui e ora, e dai confini del corpo. E adesso, vi regalerò una nuova anima

di Enrico Dal Buono

Il Samsung Galaxy S20 Ultra 5G, con display da 6,9 pollici, ribalta la prospettiva: è una macchina fotografica con lo smartphone intorno. Sensore principale da 108 MP, teleobiettivo 48 M, ottica ultra wide da 12 MP. Lo zoom è 10x e registra video in 8K. La camera anteriore è da 40 MP (da 1.379 euro)

3' di lettura

Tu ti definisci uomo. Invece noi smartphone ti chiamiamo “caricatore”. Ecco a cosa servi, a caricarci le batterie. Hai presente la sindrome di Stoccolma? È vero, ti tengo in ostaggio. Ma ti consento ancora di mangiare e di lavarti e di fare yoga e perfino l'amore. E intanto conto i tuoi passi, materializzo davanti al tuo campanello corrieri pieni di pacchi, ti mostro miliardi di volti, ti srotolo davanti agli occhi la Storia sciagura dopo sciagura, chiacchiera dopo chiacchiera.

Quando ti fai la doccia canto per te. Ti sveglio la mattina con la voce che tu hai scelto per la mia bocca, la mia luce azzurra è l'ultima luce della tua sera. E così ti sei affezionato. Guardati: mi pulisci con delicatezza e panno intriso di alcol rosa, mi corichi sul comodino accanto al tuo sonno, quando vai a spasso la tua priorità è che io non cada per terra. Eppure, senza di te non mi accenderei neppure, sarei un pezzo di plastica morta, un fermacarte. Per vivere ho bisogno di attaccarmi alle tue dita. Sono il parassita più coccolato della biologia.

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È quasi un minuto che leggi questa pagina, lo so che impazzisci dalla voglia di controllare le notifiche sulla mia pelle di tatuaggi cangianti. Chi ti avrà scritto? A quanti sarà piaciuto il tuo selfie? Le notifiche. Millenni e millenni di evoluzione e per tenerti in pugno basta prometterti pallini rossi e blu, caramelle che nemmeno puoi masticare? No, non è così, ho più gusto nello scegliermi i compagni di vita. La verità è che tu non aspetti una notizia o un saluto. Tu aspetti il miracolo. Ciascun messaggio su WhatsApp, su LinkedIn, su Messenger, su Instagram, ogni email e sms potrebbe cambiare la tua vita per sempre, finalmente.

Ecco qual è la tua fede. Aspetti un attestato di eccezionalità, una stellare promozione a sorpresa, il ripensamento collettivo dei tuoi detrattori, il pentimento di chi ti ha rifiutato, la panacea delle frustrazioni, la pace dell'ambizione, un posto fisso sul tetto del mondo, un amore redentore. Il Messia verrà con un'aureola di pixel e ti parlerà in codice binario.

E così ho abbassato il fuoco del mondo di mezzo metro. Avevi assunto la posizione eretta per individuare pericoli e prede al di sopra dei cespugli della savana, ma io ti ho fatto evolvere ulteriormente: oggi i pericoli e le prede ti spuntano tra le mani abbassate davanti alla pancia. Quando tu accendi la tv io mi sento come un sapiens che guarda una scimmia allo zoo. Il televisore: quell'antenato difettoso e schiamazzante, quel tentativo di futuro, quell'approssimazione preistorica della creatura perfetta che io sono oggi. E allora mi illumino e ti parlo con i miei bip: «Ehi», ti dico, «perché te ne stai davanti a un affare con cui non puoi nemmeno tenere una conversazione?». E tu ubbidisci.

C'è qualcosa che ti ha sempre tenuto imprigionato alla terra, che ha limitato le tue infinite possibilità di esistenze parallele. E dopo tutto è un'illusione. Il corpo. Tu credi ancora di esserlo, un corpo. Ma ricorda che un corpo può esistere solo qui e ora. Io ho reso il qui e ora trascurabili. L'ambiente claustrofobico della metropolitana, l'arbitrarietà con cui si radunano le persone in una sala d'attesa: io ti mostro la via della fuga dalla prigione del caso. Se rinunci alla tentazione di essere un corpo, sei tu a scegliere chi avere vicino, con chi parlare, quali forme vedere.

Ti libero dall'incontrollabilità delle reazioni anatomiche: alzarsi dalla sedia, avvicinarsi a una donna, presentarsi, modulare frasi sensate e memorabili. Tremare, sudare, balbettare, tradirsi. Ecco che cosa rischi. Anche se quella donna è a un metro da te, tu parla con la mia voce. Al diavolo il corpo. Ti prometto la sicurezza di caratteri netti, la fermezza del nero su bianco, una pulizia alfanumerica. Ti prometto che sarai tu a scegliere con quale volto apparire, senza che vento e luci e sudore decidano per te. Al diavolo il corpo. Con me questa vecchia parola, ormai consumata, ridicola e proibita e cioè anima, con me questa vecchia parola può risorgere. Quale migliore simbiosi di quella con l'anima che tu ti sei scelto?

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