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Io sono lucano: il marchio spinge le filiere agricole sui mercati internazionali

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di Luigia Ierace

Il brand.  Il progetto, promosso e realizzato da Coldiretti, ”Io sono Lucano”, è diventato un marchio che unisce cinque filiere del settore agricolo

3' di lettura

Una filiera agricola integrata funziona e crea valore se i suoi attori operano in sinergia. In Basilicata sono due gli esempi vincenti: il progetto, promosso e realizzato da Coldiretti, ”Io sono Lucano”, marchio che unisce 5 filiere del settore agricolo; la Rete di impresa “Basilicata in guscio”: 87 aziende insieme per sviluppare la filiera del nocciolo nell’ambito del Progetto Ferrero in Italia.

«Nato 3 anni fa “Io sono lucano” è un progetto pilota la cui caratteristica innovativa è aver ideato un marchio ombrello non per singola filiera, ma collegando 5 filiere lucane del settore agricolo: Cereali (Cereal), Latte (Fila), Carni (Filca), Ortofrutta (Flor), Erbe Officinali (Fleo)– spiega Antonio Pessolani, presidente regionale di Coldiretti Basilicata –. Questo consente alle singole aziende di andare su mercati nazionali e internazionali con un logo regionale di una filiera certificata che garantisce la qualità del prodotto e di ottenere contratti a prezzi più equi e sostenibili».

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Nel triennio la cooperativa agricola “La Nuova Aurora”, licenziataria del marchio, è passata da 40 soci fondatori a circa 2.000 tra diretti e indiretti con circa 1,1 milioni di euro (313 mila per attività di comunicazione e promozione del marchio) di investimenti finanziati con il bando sottomisura 16.0 del Piano di sviluppo regionale di Basilicata 2014-2020 e un fatturato di vendite e attività di promozione che si è triplicato e oggi si attesta sui 400 mila euro. Un risultato soddisfacente per una realtà di nicchia con prodotti 100% lucano, già sbarcati su canali della Gdo nazionale e nelle mense aziendali Eni di Roma e Milano.

Un’altra filiera di successo è quella del nocciolo, in espansione al Sud e in Basilicata, grazie al progetto Nocciola Italia della Ferrero, che opera anche a Balvano (Potenza) e ha contribuito alla nascita ed allo sviluppo del settore corilicolo in regioni dove non era presente. Individuate le zone più vocate, per lo più quelle interne, è partito un percorso sfidante per la Rete di imprese “Basilicata in guscio”: 87 aziende, di cui 80 agricole, per lo più con impianti corilicoli in essere (altre 22 hanno chiesto di aderire) e un piano di sviluppo con un ampliamento dagli attuali 300 ettari a 1.500 nei prossimi 5 anni. Alcune aziende della rete hanno partecipato al bando ministeriale dei contratti di filiera “Nocciole e mandorle - Filiera Italiana” che coinvolge aziende di 5 regioni e il cui importo supera i 20 milioni.

Nel 2018 la Rete “Basilicata in guscio” ha sottoscritto un contratto di fornitura di lungo periodo per il conferimento delle nocciole alla Ferrero fino al 2038 con un prezzo minimo garantito per 20 anni. «Avere alle spalle un'azienda credibile e conosciuta – ha spiegato il responsabile della rete Giuseppe Coletta – è uno dei segreti del successo di un investimento il cui problema principale è nei tempi di produzione: dal quarto-quinto anno di impianto per andare in piena produzione intorno all’ottavo anno». Un investimento di 15 ai 20mila euro nei primi 5 anni per ettaro potrebbe consentire una resa economica di 7-8 mila euro alla raccolta. «Sicuramente politiche attive e mirate della Regione che aiutino a colmare questo tempo – ha aggiunto Coletta - darebbero ulteriore vigore e sviluppo ad un progetto che ha come obiettivo di lungo termine lo sviluppo delle aree interne, l’occupazione giovanile nel settore agricolo e il contrasto dell’abbandono delle terre». «In Basilicata – ha spiegato Ferrero - lo sviluppo corilicolo ha permesso il recupero di terreni marginali e sub marginali favorendo un virtuoso processo di diversificazione ed ha assunto anche una notevole valenza ambientale nel contrasto al dissesto idrogeologico in alcune zone interne». Fare rete consente di centralizzare operazioni e servizi e uno scambio di conoscenza e know how. «Abbiamo adottato – ha spiegato Coletta - pratiche di Agroforesty, come l'allevamento di galline ovaiole nei campi di nocciole, per integrare il reddito con la produzione di uova, mantenere pulito il terreno dalle infestanti senza usare diserbanti e concimare in modo naturale».

Nel 2021 i primi conferimenti di nocciole in guscio a Ferrero derivanti dall’entrata in produzione degli impianti realizzati nel 2017. «Le prime produzioni – ha ribadito Ferrero – hanno rispettato pienamente gli standard qualitativi Ferrero. Nei prossimi anni, i quantitativi aumenteranno in modo progressivo con l’entrata in produzione degli impianti realizzati nel corso del progetto».

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