accusa di peculato per l'ex presidente

Ior, primo processo in Vaticano sulla gestione della banca

di Carlo Marroni

(ANSA)

3' di lettura

È la prima volta che dentro le stanze giudiziarie del Vaticano si celebra un processo per vicende accadute dentro lo Ior. Nonostante le mille vicissitudini della banca vaticana (che poi banca non è), dall'Ambrosiano in poi – passando per Tangentopoli, lo scandalo Grandi Lavori e più recentemente dei 23 milioni di fondi congelati nel 2010 – di fatto la giustizia della Città de Vaticano – molto impegnata negli ultimi anni, dai due Vatileaks al processo sull'appartamento del card. Bertone - non aveva mai messo il naso dentro gli affari del Torrione Niccolo' V.

Ieri la prima udienza del procedimento che vede l'ex presidente Angelo Caloia in carica dal 1990 al 2009, dopo la riforma dell'Istituto voluta da Giovanni Paolo II e che introdusse in sistema di governance "duale", con sopra il consiglio dei cardinali e sotto il cda laico. Da allora questo sistema di governo è rimasto invariato. Insieme a Caloia, 79 anni, è imputato l'avvocato Gabriele Liuzzo, 95 anni: entrambi sono accusati di peculato e autoriciclaggio in relazione a dismissioni immobiliari fatte dell'Istituto tra il 2001 e il 2008, con un danno per lo Ior di 57 milioni di euro. Dopo questa ondata di vendite (o svendite come sostiene l'accusa del pm Gianpaolo Milano) ora lo Ior è proprietario solo di un immobile in Via della Conciliazione, dove tra l'altro ha sede l'ambasciata della Russia presso la Santa Sede.

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Sarà richiesta una perizia sugli immobili venduti
E' emerso in particolare – come richiesto già prima del dibattimento in aula dal difensore di Liuzzo, avv. Fabrizio Lemme - che si farà una perizia sugli immobili venduti, per valutare la congruità dei prezzi di cessione rispetto al mercato: l'indagine in Vaticano su denuncia dello Ior ritiene che i prezzi reali di vendita fossero decisamente maggiori rispetto a quelli indicati e la differenza sottratta. La Corte, presieduta da Paolo Papanti-Pelletier - a latere Venerando Marano e Carlo Bonzano - dovrà decidere, dopo che entro il 18 maggio le parti avranno depositato delle istanze 'aggiornate', sull'ammissibilità dei numerosi testi (oltre 50 chiesti solo da Caloia) e dei documenti, disporrà la traduzione italiana del rapporto della società americana Promontory (protagonista della prima fase del pontificato per la verifica di tutti i conti vaticani in particolare a Ior e Apsa) e nominerà i periti. Nel processo si sono costituiti parte civile lo Ior e la società immobiliare Sgir, partecipata al 100% dall'Istituto. Parte delle eccezioni ha riguardato il fatto se Gianfranco Mammì, attuale dg dello Ior – e molto vicino a Papa Francesco he lo ha voluto in quella carica - potesse costituirsi parte civile anche per conto della Sgir, di cui è consigliere e il cui cda lo ha delegato in merito: il Tribunale ha respinto l'eccezione di inammissibilità.

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La chiesta della testimonianza di tre cardinali
La difesa di Caloia ha già comunicato di voler rinunciare a parte dei testimoni richiesti - i cardinali Re, Sandri, Coccopalmerio, Parolin, l'ed dg Ior Massimo Tulli – insistendo invece, nonostante le opposizioni della parte civile, sulla necessità di ascoltare in aula i cardinali Sodano e Bertone, ex presidente della Commissione cardinalizia di vigilanza Ior, Tauran, membro della commissione d'indagine sull'Istituto nominata da papa Francesco, Arrieta, membro di tale commissione e l'attuale presidente Ior Jean-Baptiste De Franssu.

Spunta un nuovo conto in Svizzera
Si è appreso anche che nel corso dell'indagine, oltre ai 17 milioni di euro sequestrati cautelativamente nel 2014 sui conti Ior intestati agli indagati Caloia, Liuzzo e Lelio Scaletti (l'ex direttore generale dello Ior poi morto nell'ottobre 2015), sono stati sequestrati altri 10 milioni, tramite rogatoria, in conti in Svizzera di Liuzzo: soldi che gli inquirenti ritengono parte del provento del peculato a danno della "banca" vaticana.

Il capo d'accusa parla, per i due imputati, di sottrazione, distrazione e appropriazione indebita di 57 milioni derivanti dalla cessione del 71% degli immobili Ior negli anni 2001-2008. E poi, per quanto riguarda l'autoriciclaggio, l'aver detenuto denaro presso i rispettivi conti Ior fino al 27 ottobre 2014, data del sequestro. Tra gli aspetti sottolineati in udienza, da parte dell'avvocato dell'Istituto, il fatto che alla Sgir esiste solo una parte delle fatture (che ha definito "interessanti") per le consulenze di Liuzzo, mentre per quanto riguarda i contratti preliminari delle vendite "non ce n'è nessuno". La seconda udienza non è stata fissata: si prevedono tempi molto lunghi.

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