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Iran, è morta Armita Geravand. La ragazza di 16 anni fu picchiata perché non aveva il velo

La giovane era finita in coma 28 giorni fa dopo essere stata picchiata dalla sorveglianza della metropolitana di Teheran

(Ansa)

2' di lettura

La 16enne Armita Geravand, finita in coma 28 giorni fa dopo essere stata picchiata dalla sorveglianza della metropolitana di Teheran a causa di un diverbio perché non indossava il velo, è morta.

Il ferimento della Geravand, avvenuto il primo ottobre, e ora la sua morte, minacciano di riaccendere la rabbia popolare, soprattutto perché le donne a Teheran e altrove continuano a sfidare la legge iraniana sull’obbligo del velo, o hijab, come segno del loro malcontento nei confronti della teocrazia iraniana, scrive Associated Press.

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L’agenzia di stampa iraniana IRNA ha riportato la notizia della morte di Geravand, senza fare riferimento ai più ampi disordini legati alla legge sul velo.

Il precedente di Mahsa Amini

Poco più di un anno fa morì Mahsa Amini, la ventiduenne pestata dalla polizia morale e morta per le percosse subite perché non indossava bene il velo. Al decesso della ragazza fece seguito un’ondata di proteste nel paese.

Il video in metropolitana

Ora la storia si ripete. Armita Geravand era in coma da alcune settimane, sostengono gli attivisti, in seguito a uno scontro con agenti nella metropolitana di Teheran per aver violato la legge sull’hijab.

Non c’è un punto fermo su quello che è successo, in un paese in cui la verità fatica a emergere. Esiste però un video della ragazza trascinata fuori da un vagone della metropolitana dalla polizia morale di Teheran senza sensi.

Iran, 16enne in coma: poliziotte trascinano la ragazza incosciente fuori dal vagone

Il Nobel a Narges Mohammadi

Il malcontento e le violazioni dei diritti delle donne sono inoltre tornati alla ribalta quando tre settimane fa l’attivista iraniana Narges Mohammadi ha vinto il Nobel per la Pace. La donna ha subito tredici arresti e cinque condanne per un totale di 31 anni di prigione e 154 frustate. E ora il mondo conosce la sua battaglia grazie al Nobel per la Pace, assegnatole dal comitato di Oslo.

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