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Iran, arrestato e rilasciato il padre di Mahsa Amini nell’anniversario della morte

Sciopero in 13 città Kurdistan per anniversario. L’uomo, ora ai domiciliari, era stato messo sotto sorveglianza e gli era stato chiesto di non tenere cerimonie per commemorare la figlia morta un anno fa

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4' di lettura

Amjad Amini, il padre di Mahsa, morta esattamente un anno fa a Teheran dopo essere stata messa in custodia dalla polizia morale perché non portava il velo in modo corretto, è stato arrestato mentre lasciava la sua abitazione a Saqqez. Lo fanno sapere la ong ’Hengaw’ e vari account di dissidenti iraniani sui social media. Nei giorni scorsi, con l’avvicinarsi dell’anniversario della morte della figlia e delle proteste antigovernative che esplosero subito dopo, l’uomo era stato messo sotto sorveglianza e gli era stato chiesto di non tenere cerimonie per commemorare Mahsa. Dopo l'arresto, ha dichiarato la rete Kurdistan Human Rights, le forze di sicurezza iraniane lo hanno rilasciato dopo averlo trattenuto brevemente e avergli intimato di non celebrare l’anniversario della sua morte. Al momento l’uomo è sottoposto agli arresti domiciliari.

Il trasferimento del padre di Mahsa Amini

Amjad Amini è stato trasferito in una località sconosciuta e nelle ultime settimane era stato convocato almeno 4 volte da varie agenzie di sicurezza per evitare che organizzasse cerimonie in ricordo della figlia. Un membro della famiglia di 30 anni (Safa Aaeli) e il giovane zio di Mahsa Amini erano stati arrestati martedì 12 settembre durante un raid delle forze di intelligence a Saqqez e sono tuttora detenuti.

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La città di Saqqez, soprattutto intorno alla residenza della famiglia Amini e alle strade che portano al cimitero di Aichi in cui la giovane è sepolta, è stata pesantemente militarizzata, con forze di sicurezza e militari che stazionano in diversi punti armati. Nonostante la militarizzazione della città diversi manifestanti sono scesi in piazza per protestare contro il regime in ricordo di Amini, scatenando la reazione degli agenti che hanno sparato contro di loro.

Un anno fa la morte di Mahsa

È passato un anno dalla morte di Mahsa Amini, la 22enne iraniana di orgine curda uccisa dalla polizia di Teheran perché non indossava bene il velo. La ragazza fu arrestata il 13 settembre di un anno fa e morì dopo 3 giorni di coma, il 16 settembre 2022. Le proteste si diffusero dalla sua città, Saqez, in tutto il paese e hanno dato vita a un movimento anti-governativo che è stato duramente represso (500 morti e circa 20mila persone arrestate) ma ha continuato a farsi sentire fino a oggi. Nell’anniversario della sua morte nuove manifestazioni sono previste in tutto il mondo, Italia inclusa, sabato 16 settembre. In Iran si temono disordini, dopo che le proteste sono andate scemando negli ultimi mesi sotto il peso della repressione che è stata durissima.

Le sanzioni in arrivo

Gli Stati Uniti annunciano quindi sanzioni contro 29 fra personalità ed entità iraniane, “collegate alla violenta repressione del regime iraniano contro le proteste in tutto il paese” seguite al decesso della ragazza. Nella nuova lista di sanzioni, annunciata dal ministero del Tesoro, compaiono 18 “membri chiave delle forze di sicurezza del regime”, fra cui il Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica (Irgc), il capo del sistema carcerario, Gholamali Mohammadi, tre media di regime (Fars news, Tasnim News e Press Tv), tre alti funzionari e tre individui e una società collegati alla censura del regime e al blocco dell'accesso a Internet.

Le proteste

Cinque attivisti detenuti in Iran hanno annunciato che oggi, sabato 16 settembre, inizieranno uno sciopero della fame in occasione del primo anniversario della morte di Mahsa. Lo rende noto Bbc Persian pubblicando parti della lettera scritta dai cinque attivisti imprigionati - Mustafa Tajzadeh, Hossein Razzaq, Saeed Madani, Mehdi Mahmoudian e Mohammad Najafi - con la quale hanno dichiarato che entreranno in sciopero della fame per protestare contro “le politiche repressive” e per dare solidarietà “alle richieste dei manifestanti, tra cui l'abolizione del velo obbligatorio”. Il regime teme ''una nuova scintilla'' e ''sta cercando in tutti i modi di contenere le proteste'' che vedranno il loro ''clou il 16 settembre'', primo anniversario della morte di Mahsa Amini, quando sono ''previste manifestazioni radicali'' che ''potrebbero sfuggire di mano alle autorità''.

Decine di arresti in Kurdistan, in corso sciopero dei negozi in varie città

“Un certo numero di persone che stavano scattando foto e girando video di negozi e centri commerciali e volevano mandarli a media dissidenti all’estero sono stati arrestati dalle forze di sicurezza questa mattina”. Lo ha dichiarato il vice governatore generale della provincia del Kurdistan iraniano Mehdi Ramezani. . “Gli arrestati, affiliati a gruppi terroristi anti rivoluzionari, stavano organizzando raduni a Marivan e Sanandaj e pianificavano sabotaggi”, ha aggiunto il funzionario, come riporta Irna.

A Saqqez, città di cui era originaria Mahsa Amini, e in altre località curde i negozi sono rimasti chiusi per uno sciopero. Da giorni è stata poi segnalata una massiccia presenza delle forze di sicurezza in varie città del Paese, soprattutto a Teheran e nel Kurdistan iraniano mentre in varie città sono state denunciate interruzioni all’accesso a internet per impedire possibili proteste. Secondo attivisti dei diritti umani, almeno 91 curdi sono stati arrestati e centinaia interrogati nelle ultime due settimane. A Sarpol-e Zahab, nella provincia di Kermanshah, sette giovani sono stati arrestati per “azioni mirate ad incoraggiare il popolo a partecipare a proteste”, in occasione dell’anniversario della morte di Mahsa, che lo scorso anno provocò un’ondata di dimostrazioni antigovernative in molte città del Paese che andarono avanti per mesi.

Popolo iraniano più coeso

Ma in Iran ''c'è una maggiore adesione alle proteste e una maggiore coesione tra la popolazione'', con ''giovani e anziani, uomini e donne, ricchi e poveri'' che ''non ne possono più del regime teocratico assassino che è il loro vero nemico''. Lo spiega ad Adnkronos Ghazal Afshar, portavoce dell'Associazione Giovani Iraniani in Italia, secondo la quale ''da fonti interne sappiamo che il regime ha schierato 15mila uomini dei Pasdaran e delle forze paramilitari Basij nelle università sotto copertura, come studenti o professori, per monitorare la situazione'.

A Teheran sono stati visti graffiti e striscioni a favore delle proteste antigovernative dello scorso anno e per commemorare Mahsa. Lo rende noto Bbc Persian mostrando un video in cui si vedono striscioni con messaggi per Mahsa appesi a dei cavalcavia e attivisti scrivere messaggi di protesta contro la Repubblica islamica sui muri di alcuni quartieri e parcheggi della capitale iraniana.

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