Iran, le donne lottano per la libertà dell’intero Paese
Le iraniane sono altamente qualificate: il 97% è alfabetizzato, di queste il 66% sono laureate e il 70% in materie STEM
di Nicoletta Labarile
3' di lettura
Potente, inclusiva e trasversale: la rivoluzione in Iran non si arresta e a portarla avanti sono proprio le donne. In una scuola di Teheran alcune studentesse hanno filmato il momento in cui distruggono un'immagine della “guida suprema dell’Iran” Khamenei saltandoci sopra una alla volta, prima di strapparla e ridurla in pezzi. Alla fine del video cantano: «Non abbiate paura, restiamo unite. Donna, vita, libertà».
Un'immagine che racconta come le donne iraniane si stiano battendo contro la gestione patriarcale del loro corpo e degli spazi pubblici: non chiedono solo l'abolizione dell'obbligatorietà dell'hijab. Ma un diverso sistema di governo. Le manifestazioni si sono acuite dopo l'omicidio di Mahsa Amini, eppure è da almeno quarant'anni che le donne iraniane sfidano le autorità e i loro apparati - come la polizia morale - lasciando scoperti diversi centimetri di capelli. Un gesto che rivendica la storia: «Dopo quarantaquattro anni di repressione le ragazze ereditano questa forte indole alla rivoluzione dai propri genitori e nonni che, prima di loro, hanno combattuto per la libertà» afferma Pegah Moshir Pour, consulente e attivista dei diritti umani e digitali in prima linea nella divulgazione per i diritti delle donne iraniane.
Dalla rivoluzione culturale attuata nel '79 dall’Ayatollah Ruhollah Khomeini le donne hanno visto i loro diritti assottigliarsi sempre di più. Adesso le giovani iraniane sono decise a invertire la rotta mettendo a disposizione le loro competenze coinvolgendo diverse fasce della popolazione e canalizzando le ingiustizie subite: «Le donne in Iran sono altamente qualificate e specializzate: il 97% è alfabetizzato, di queste il 66% sono laureate e il 70% in materie STEM» chiosa Moshir Pour.
In questa rivoluzione non sono sole. «Il punto di forza della rivoluzione in atto è l'unione» dichiara l'artista iraniana Fariba Karimi, che aggiunge: «I giovani uomini combattono a fianco delle donne che non si sono mai accontentate o arrese: la normalità è un diritto».
A guidare le rivendicazioni sono le stesse generazioni su cui il governo ha investito per consolidare i suoi principi: «In Iran vige una dualità tra vita pubblica e privata: il 70% della popolazione iraniana è sotto i trent’anni e rivendica con forza il diritto di vivere come gli altri ragazzi e ragazze del mondo: avere la libertà di poter festeggiare un compleanno, viaggiare con chi si ama, passeggiare mano nella mano senza paura di essere fermati e identificati. Fino ad arrivare alla possibilità di entrare nel mondo della politica e del lavoro, per avere quella giustizia economica che un Paese deve garantire»» spiega Moshir Pour.
Le ragazze non hanno paura e puntano sulla loro istruzione per emanciparsi: «Laurearsi in ingegneria informatica vuol dire essere autonome nel web. Diventare delle matematiche permette di accedere a numerose borse di studio all’estero e poter lasciare il paese» spiega l’attivista, per la quale la strada verso la libertà ha un obiettivo preciso: «La repubblica democratica. Quella che esiste adesso, invece, è una teocrazia sotto falso nome».
Un ribaltamento radicale che aggira i tentativi di censura: di fronte alla difficoltà di documentare quello che accade, lo user generated content - i contenuti creati dagli utenti e postati nei canali online - diventa uno dei pochi veicoli di informazione. «Le ragazze iraniane sono istruite e grazie ai canali digitali stanno dando visibilità a quello che sta accadendo con i loro cellulari riprendono coraggiosamente le proteste, le reazioni violente del regime e denunciano ciò che stanno vivendo» dichiara Darya Majidi, imprenditrice e presidente dell'associazione Donne 4.0 , che prosegue: «I giovani chiedono i diritti basilari e negati: libertà di pensiero, di espressione, di avere un lavoro dignitoso, di vestirsi liberamente, di cantare e amare. Dobbiamo essere la loro voce e agire concretamente per arrivare a una nazione libera ed equa». La responsabilità è collettiva: «Non bastano le condanne verbali, la comunità internazionale deve rispettare la volontà del popolo iraniano che desidera il rovesciamento del regime» specifica l'artista Karimi , che conclude: «L'arte esprime il mondo in cui si è e quello che si sogna: nella mia i corpi delle donne si fanno spazio e sono gli stessi che stanno combattendo per un mondo libero». Non smettere di parlarne e «chiedere ai referenti politici decisioni nette - come indica Moshir Pour – è quello che possiamo fare per dare luce e voce a una battaglia che ci riguarda».
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