Ispirazione verticale: opere d’arte e oggetti design sfidano la gravità
Puntare dritto al cielo, spostare lo sguardo verso l'alto. Sculture di altissimo valore, concreto ed espressivo, i totem scalano il vertice dei pleasure asset.
di Harriet Quick
4' di lettura
Nello studio di un edificio industriale di Barcellona, Luna Paiva crea totem monumentali. Prima sono modelli in argilla, poi stampi in gesso e infine sculture in bronzo che si ergono come sentinelle. Uno, realizzato nel 2021, è ispirato all'immagine di una pianta postata su Instagram, che ha ricordato a Paiva gli alberi di iucca e i sassi impilati che aveva visto durante un viaggio on the road al Joshua Tree National Park: è formato da migliaia di fogli di bronzo e ha una presenza meravigliosamente positiva e divertente.
«Mi piace il fatto che i totem siano aperti alle interpretazioni e facciano parte della storia dell'arte di tante culture», dice l'artista franco-argentina, che è rappresentata dalla galleria StudioTwentySeven di New York. «Per me sono l'espressione di un paesaggio interiore».
Paiva fa parte di un gruppo di artiste e creative che si sono innamorate della forza astratta dei totem. Una new wave che riecheggia un revival avvenuto negli anni Sessanta, che aveva visto una fascinazione per l'arte grezza (o arte spontanea) e per i totem intagliati nel legno rosso che per centinaia di anni sono stati una presenza costante sulle coste nordoccidentali del Pacifico.
Oggi le interpretazioni vanno dalle silhouette femminili illuminate da Led dell'artista londinese Lauren Baker alle splendide versioni da tavolo realizzate con pietre semi-preziose da Celia Lindsell, passando per le composizioni di baccelli di semi in bronzo e pietre come la labradorite firmati dalla sudafricana Sarah Heinamann.
«I totem puntano verso il cielo, però sono ben piantati a terra, visto che sono fatti di pietre antiche estratte dal suolo», dice Lindsell, che ha scoperto la loro magia attraverso un amico guaritore.
«È fantastico trovare le forme e l'accostamento dei colori che creino un insieme pieno di armonia». Le sue combinazioni di pietre comprendono ametista, quarzo, lapislazzuli e malachite, che lei assemblea in totem alti dai 40 centimetri a un metro e mezzo. I suoi lavori si possono trovare a Londra nello store di Ham Yard Hotel di Kit Kemp (attualmente sta lavorando su commissione per il nuovo hotel newyorkese di Kemp), da Bergdorf Goodman, ma offre anche servizi su misura (a partire da 480 sterline per una miniatura con ametiste).
Sono artiste che si collegano a una lunga tradizione. Henry Moore era sedotto dalle forme antiche di Stonehenge, Picasso aveva una passione per le figure Tiki dell'arte primitiva polinesiana, e anche Constantin Brâncuşi e Isamu Noguchi hanno realizzato totem. Oggi lo svizzero Ugo Rondinone regala un'esplosione di ottimismo agli spazi pubblici con i suoi lineari totem dai colori fluorescenti, Annie Morris incanta con le sue alte sculture sferiche, Angela Bulloch con le sue torri di acciaio dalle sfaccettate geometrie. Nello showroom londinese di Celine su New Bond Street, c'è il totem gigante Najunga from the Kuchu Ngaali (Crested Crane) Clan di Leilah Babirye, finemente realizzato in legno, cera, colla, bulloni, camere d'aria di biciclette e metallo saldato. Babirye ha cercato asilo politico negli Stati Uniti perché nel suo Paese natale, l'Uganda, era minacciata per la sua identità sessuale; le sue figure totemiche formano un clan di ancestrali spiriti protettori.
Lauren Baker, invece, ha scoperto la spiritualità dei totem entrando in contatto con degli sciamani e partecipando a cerimonie a base di ayahuasca nell'Amazzonia peruviana. Ha abbandonato la sua corporate life, una vita cittadina in azienda, è diventata un'artista e realizza lavori che parlano di ambiente, inclusività e potere femminile. «Mi piace che la tradizione dei totem sia un punto di incontro per cerimonie e un luogo per riunire la comunità», dice Baker, i cui Earth Totems in tessuto – che lei vede come potenti simboli spirituali – sono stati in mostra alla Saatchi Gallery l'autunno scorso. Il suo Luna Woman Power Totem, fatto in metallo e Led, alto ben tre metri e mezzo, troneggia a Palmers Green, nel sobborgo londinese di Enfield, dove nel 1914 un gruppo di suffragette tenne uno storico meeting in favore del diritto al voto delle donne.
Sarah Heinamann è rimasta affascinata dagli spazi sacri durante un viaggio in Perù; tornata a Cape Town, ha cominciato a realizzare dei pezzi in pietre semi-preziose, bronzo e ceramica, lavori che sono progressivamente diventati più grandi e più ambiziosi, e in cui lei ha accostato enormi blocchi di sodalite o di giadeite a stampi in bronzo di esotici baccelli di semi provenienti da tutto il mondo. «La fusione di simboli di fertilità naturale in un oggetto fallico coglie di sorpresa le persone», ammette. Lavora anche su commissione. «C'è chi vuole mostrare a che punto della sua vita si trova e anche investire in pezzi che stanno molto bene in un interno o in un giardino».
Clementine Maconachie era un'atleta olimpionica prima che una malattia ponesse fine alla sua carriera sportiva. Ai totem è arrivata dopo avere realizzato alcune sculture per le vetrine della boutique di sass & bide a Sydney, città dove è nata. Ora la scultura è per lei un'occupazione a tempo pieno, e i suoi lavori sono rappresentati da gallerie di Houston, in Texas, e da Richeldis Fine Art a Londra. «Comincio con un supporto in acciaio che costruisco io e poi, per creare le forme del totem, lavoro a mano ogni blocco di hebel stone (è un materiale da costruzione, il calcestruzzo areato autocavato, ndr)», dice Maconachie parlando della pietra leggera e levigata che usa per realizzare forme alte ed eleganti, simili ad astratte silhouette umane o a divinità primitive.
Il semplice atto che facciamo da bambini, quello di accatastare e fare pile di rametti e sassi, può aiutarci a spiegare l'appeal di queste forme. «Mettere una pietra sull'altra è un processo molto istintivo», dice Paiva, che ha studiato storia dell'arte e archeologia alla Sorbona. «E ora vedo mio figlio fare la stessa cosa, è una reazione primaria di fronte alla natura». Era impegnata in un lavoro di design teatrale a Buenos Aires, e stava realizzando dei pezzi per la Artist Window di una boutique di Hermès, quando ha sentito l'urgenza di creare qualcosa che fosse meno impermanente dei diorami di carta. Per lei i totem hanno una funzione potente ancora oggi. «Offrono punti di raccolta e incontro e rappresentano anche una segnaletica, ti indicano un percorso». Infinitamente vari nelle loro forme verticali, il loro mistero resta pieno di fascino, ipnotico e magnetico.
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