Israele, Netanyahu dimesso dall’ospedale. Oggi voto chiave sulla riforma giudiziaria
Il premier ricoverato a poche ore da un voto decisivo sulla riforma che scuote da mesi il Paese
I punti chiave
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Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stato dimesso dall’ospedale il 24 luglio dopo un intervento d’urgenza al cuore, poche ore dopo che decine di migliaia di sostenitori e oppositori sono scesi in piazza in vista del voto-chiave di oggi sulla riforma del sistema giudiziario.
L’improvviso ricovero di Netanyahu per l’impianto di un pacemaker ha impresso una nuova svolta a una serie di eventi già drammatici, capace di spaccare il Paese e influire sul futuro di Israele. Il passaggio alla Knesset dovrebbe portare al via libera del primo atto legislativo, contestato perché configurerebbe un’involuzione autocratica.
Le tensioni hanno raggiunto un nuovo picco domenica, quando i manifestanti che sventolavano bandiere israeliane hanno paralizzato le strade di Gerusalemme e la polizia ha usato cannoni ad acqua per disperderli.L’ufficio di Netanyahu e l’ospedale hanno dichiarato che Netanyahu è stato rilasciato. I medici di Netanyahu hanno detto domenica che l’operazione si è svolta senza problemi.
Lo scontro sulla riforma del sistema giudiziario
La riforma spinta da Netanyahu prevede cambiamenti radicali, mirati a limitare i poteri della magistratura: dalla limitazione della capacità della Corte Suprema di impugnare le decisioni parlamentari alle revisione dei criteri di selezione dei giudici.
Netanyahu e i suoi alleati, una coalizione di destra popolata da ultranazionalisti e ultraortodossi, sostengono che i cambiamenti sono necessari per limitare i poteri dei giudici non eletti. I loro oppositori, provenienti in gran parte dalla classe media professionale israeliana, sostengono che la riforma smantellerà il fragile sistema di controlli ed equilibri del Paese e inclinerà Israele verso una deriva autoritaria.
Il piano ha scatenato sette mesi di proteste di massa, attirando aspre critiche da parte di leader del mondo economico. Anche un numero crescente di riservisti militari in unità decisive ha dichiarato che smetterà di presentarsi in servizio in caso di via libera al piano, sollevando la preoccupazione che la sicurezza di Israele possa essere minacciata.
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