Israele, Netanyahu verso il tramonto tra indagini di corruzione e fronde interne
Questa volta Bibi il mago non ce l’ha fatta. Ci ha provato, con tenacia, ricorrendo alla sua indiscussa abilità negoziale, ha perfino proposto di creare un Governo di Unità nazionale in cui si sarebbe alternato alla sua guida con il nemico, il rivale, il generale Benny Gantz, leader del partito di centro Blu e Bianco
di Roberto Bongiorni
3' di lettura
L’ultima cosa che desidera il presidente della Repubblica di Israele, Reuven Rivlin, è vedere il suo Paese andare al voto per la terza volta in meno di un anno. Con un nuovo fronte di guerra aperto nella Siria settentrionale, con le rivolte popolari che dilagano in Iraq e in Libano, mettendone a rischio la stabilità, e soprattutto con lo spettro di un potenziale conflitto tra Stati Uniti ed Iran, che incombe ancora sul Golfo Persico, l’ottuagenario capo di Stato probabilmente si augurava il successo del leader politico a cui aveva affidato l’incarico per formare un Governo.
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Ma questa volta Bibi il mago non ce l’ha fatta. Ci ha provato, con tenacia, ricorrendo alla sua indiscussa abilità negoziale, ha perfino proposto di creare un Governo di Unità nazionale in cui si sarebbe alternato alla sua guida con il nemico, il rivale, il generale Benny Gantz, leader del partito di centro Blu e Bianco.
Alla fine il primo ministro più longevo nella Storia di Israele, all’anagrafe Benjamin Netanyahu, 70 anni compiuti appena due giorni fa, non è riuscito a formare il nuovo Esecutivo israeliano. Con due giorni di anticipo sui termini, ha così restituito il mandato al presidente della Repubblica, Reuven Rivlin.
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Rivlin ha ancora 72 ore per decidere cosa fare. Ma ha già fatto capire la sua priorità.È dunque quasi scontato che affidi il nuovo incarico di formare un Governo all’ex capo di Stato maggiore, ora leader di Kahol Lavan, (Blu e Bianco,come i colori della bandiera israeliana), all’anagrafe Benjamin Gantz, 60 anni.
Il generale di ghiaccio, dagli occhi blu e dalla statura imponente, avrà 28 giorni per cercare di trovare i numeri. Tuttavia è messo peggio di Netanyahu. Il suo partito è arrivato per un soffio primo alle elezioni del 17 settembre, ma la sua coalizione si fermerebbe a 54 seggi. Ben sette al di sotto dei 61 seggi necessari per Governare. Non è poi un dettaglio che di quei 54 seggi, 10 appartengono alla Joint List dell’Alleanza araba. La quale è disposta ad appoggiare il governo solo esternamente. E che, comunque , Gantz potrebbe anche non vedere di buon occhio.
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Quale soluzione allora? Gantz ha già fatto capire di esser disponibile a creare un Governo di unità nazionale. Insieme quindi con il partito conservatore Likud. Ma ad una condizione. Che non figuri in questo Esecutivo il leader politico che, ai suoi occhi, è un soprattutto un indagato per tre casi di corruzione, prossimo all'incriminazione: vale a dire Benjamin Netanyahu. Ma i 28 giorni di tempo a sua disposizione,in questa situazione ingarbugliata, appaiono pochi.
È tramontata l’era di Bibi? Probabilmente è il momento più difficile della lunga carriera politica del leader del partito Conservatore. E sebbene siano pochi a scommettere sulle sua capacità di restare ancora in corsa, gli ultimi 20 anni ci hanno insegnato una cosa: mai sottovalutare Bibi. Anche se questa volta dovrà vedersela con una minaccia interna. Una fronda di onorevoli in seno al Likud sarebbe potenzialmente orientata a scaricare il leader, soprattutto se dovesse arrivare un’incriminazione, e unirsi a un governo di unità. Senza dubbio il Likud non è una formazione politica incline al cambiamento. Da quando è nato ha avuto solo quattro leader.
Eppure l’ammunitamento dell’equipaggio di Netanyahu è ora la grande speranza di Gantz. In questo caso verrebbe a rompersi quell’alleanza con i piccoli partiti religiosi che ha spinto Netanyahu sempre più a destra, su posizioni talvolta oltranziste. Provocando però una nuova rottura con l’ex grande alleato, Avigdor Lieberman, il leader del partito laico della destra nazionalista Ysrael Beiteinu. Avigdor, il leader amato dagli ebrei di origine russa, si è impuntato sulla spinosa questione della leva militare agli ultraortodossi. Non ottenendola, ha privato Bibi degli indispensabili seggi dal suo partito (nelle ultime elezioni li ha quasi raddoppiati). Lieberman è ora pronto ad entrare in un Governo di unità nazionale con Blu e Bianco e il Likud. Ma rigorosamente senza ultraortodossi.
Attenzione, però. Tutto è ancora in divenire. L’eventuale fallimento di Gantz nel formare il Governo avrebbe come probabile epilogo un’altra elezione, la terza dopo il voto del 9 aprile e quello del 17 settembre. Ed allora, Bibi, il mago, potrebbe provare a correre ancora.
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