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Israele, si insedia Netanyahu. Il premier: priorità lotta al nucleare iraniano e accordi di pace con i vicini

Il leader del Likud, 73 anni, è al sesto mandato. Le opposizioni protestano alla Knesset e in piazza

Israele, Netanyahu riceve incarico di governo

3' di lettura

Giovedì 29 dicembre si è insediato in Israele il sesto governo guidato da Benjamin Netanyahu. Il premier presta giuramento a Gerusalemme. Durante il discorso di presentazione dell’esecutivo alla Knesset, il parlamento di Israele, Netanyahu ha annunciato che il nuovo governo israeliano si prefigge tre obiettivi principali di lungo termine: la neutralizzazione degli sforzi dell’Iran di dotarsi di un potenziale nucleare; lo sviluppo di infrastrutture nazionali, fra cui una ferrovia fra la Galilea ed Eilat per treni molto veloci, e l’estensione degli accordi di Abramo con i Paesi arabi per mettere fine al conflitto nella regione. Il dibattito si svolge in un’atmosfera infuocata fra gli applausi scroscianti dei suoi sostenitori e gli slogan di protesta dei deputati dell’opposizione: durante le osservazioni iniziali si è alzato un coro dai banchi degli avversari politici: «Debole! Debole!». Netanyahu ha risposto alle critiche dicendo: «Sento le continue grida dell’opposizione sulla fine del Paese e della democrazia. Membri dell’opposizione: perdere alle elezioni non è la fine della democrazia, questa è l’essenza della democrazia».

Proteste anche in piazza, fuori dalla Knesset. Lo riporta il Times of Israel. I media ebraici stimano che alla manifestazione stiano partecipando circa 300 persone. Tra gli slogan lanciati: «Non vogliamo fascisti alla Knesset».

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Manifestanti fuori dalla Knesset protestano contro Netanyahu. (AHMAD GHARABLI / AFP)

Israele svolta a destra

È il governo più di destra che Israele abbia mai avuto, con i politici di estrema destra rappresentati per la prima volta in una coalizione. Infatti, il governo è composto, oltre che dal Likud di cui Netanyahu fa parte, anche da un partito ultranazionalista religioso dominato dai coloni della Cisgiordania e altri due partiti ultraortodossi.
Gli alleati di governo stanno spingendo per cambiamenti drammatici che potrebbero alienare ampie fasce dell’opinione pubblica israeliana, aumentare il rischio di conflitto con i palestinesi e mettere Israele in rotta di collisione con alcuni dei suoi più stretti sostenitori, inclusi gli Stati Uniti e la sua comunità ebraica.

Il nuovo governo, tra l’altro, intende indebolire deliberatamente il sistema giudiziario. Secondo gli esperti, i cambiamenti potrebbero portare anche all’annullamento del processo a Netanyahu per corruzione, attualmente in corso.

Un altro ponto molto contestato del programma del sesto governo Netanyahu è l’intenzione di espandere gli insediamenti ebraici nella Cisgiordania occupata. Nella piattaforma di governo già resa pubblica si afferma infatti che «il popolo ebraico ha «diritti esclusivi e indiscutibili» sull’intero Israele e sui territori palestinesi e promuoverà la costruzione di ulteriori insediamenti nella Cisgiordania occupata, oltre a quelli già presenti.

Anche prima della cerimonia di giuramento, diverse controverse modifiche legislative sono state approvate dal Parlamento. Erano considerate un prerequisito per un accordo di coalizione.

29 ministri, solo 5 donne. Agli Esteri staffetta Cohen-Katz

Il nuovo governo - che è forte di 64 deputati sui 120 della Knesset - sarà composto da 29 ministri: uno in più rispetto a quello varato un anno e mezzo fa da Naftali Bennett, assieme con Yair Lapid. La presenza femminile sarà molto ridotta. Al tavolo del governo ci saranno solo 5 donne: Miri Regev (Trasporti), Idit Silman (Ambiente), Orit Struck (Missioni nazionali) e Galit Distel Etbarian (ministra nell’ufficio del primo ministro). In seguito alle forti critiche comparse nei media, Netanyahu ha deciso di aggiungere all’ultimo momento una quinta ministra al suo governo. Si tratta di Gila Gamliel (Likud). Si occuperà di questioni di intelligence, secondo la radio militare. Nel governo uscente le ministre erano nove.

La politica estera del nuovo governo sarà affidata inizialmente all’ex ministro per le questioni strategiche Ely Cohen (Likud). Fra un anno gli darà il cambio Israel Katz (sempre del Likud), un ex ministro degli Esteri. Dopo due anni Cohen riassumerà l’incarico di ministro degli Esteri fino al termine della legislatura. Lo riferiscono i media secondo cui solo in questo modo Netanyahu è riuscito a sanare in extremis forti dissidi nel suo partito.

L’ex ambasciatore di Israele a Washington Ron Dormer (Likud) assumerà l’incarico di ministro per le Questioni strategiche. Il ministero della Difesa resterà pure nelle mani del Likud, e sarà affidato a Yoav Galant, un generale della riserva. Il ministero della Finanze passerà invece ad un alleato del Likud: Bezalel Smotrich, leader del partito di estrema destra Sionismo Religioso.

Nessuno mai così tanto tempo premier

Quello insediatosi giovedì è il sesto governo formato dal leader conservatore del Likud Netanyahu. L’ex premier torna al potere dopo un anno e mezzo all’opposizione. Nella storia di Israele, nessuno è stato in carica più a lungo del politico 73enne.

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