Medio oriente

Israele al voto con lo spettro di un altro stallo politico

Gli ultimi sondaggi danno un testa a testa tra il premier uscente, Bibi Netanyahu, e lo sfidante di centro, Benny Gantz

di Roberto Bongiorni

Israele rischia stallo, nuovo voto tra misure antivirus

3' di lettura

Sarà davvero la volta buona? Si riuscirà finalmente a dare un nuovo Governo ad un Paese che da troppo tempo è orfano di un budget nazionale?

Le domande più ricorrenti tra i 6,5 milioni di israeliani chiamati alle urne (nei 10.631 seggi elettorali) per rinnovare il Parlamento, la Knesset, difficilmente avranno una risposta rapida. Forse nemmeno nei prossimi giorni.

Loading...

Da lunedì mattina alle 7 (le 8 in Italia), comunque, i seggi sono aperti. Chiuderanno alle 22. Poi saranno ore frenetiche. Poche volte come in questa occasione, l’affluenza giocherà un ruolo determinante. Un'elezione senza precedenti

Un’elezione senza precedenti
Nella terza elezione in meno di un anno, fatto mai accaduto nella giovane storia di Israele, si aggiungono altri due fatti senza precedenti: è il primo voto che si svolge sotto l’emergenza del coronavirus (sono stati allestiti seggi speciali in tendoni sanitari trasparenti e sigillati per i 5.600 elettori messi in quarantena). Ed è la prima volta che uno dei due aspiranti primi ministri, in questo caso il premier uscente Benjamin Netanyahu, corre con una formale incriminazione per corruzione sul capo. Anche se vincerà, il prossimo 17 marzo dovrà comunque presentarsi in Tribunale per la prima udienza del processo contro di lui.

Altra novità: è probabilmente la prima elezione in cui, se un candidato dovesse vincere (in questo caso Netanyahu), è in palio l’annessione ad Israele di gran parte delle colonie israeliane in Cisgiordania, nel cuore dei Territori Palestinesi. Se avvenisse, sarebbe la pietra tombale su qualunque futuro processo di pace tra israeliani e palestinesi.

Coronavirus, Israele al voto con seggi speciali per quarantena

Un testa a testa indecifrabile
Ancora la vota la competizione elettorale vede un testa a testa indecifrabile. Da un parte c'è ancora il leader del partito conservatore Likud, l'inossidabile Bibi Netanyahu, il premier più longevo della storia di Israele. Dall'altra, il generale Benny Gantz l'ex capo di stato maggiore alla guida del partito “più di centro che di sinistra” Blu e Bianco. Gli ultimi sondaggi offrivano questo spaccato: la potenziale coalizione guidata da Netanyahu, raggiungerebbe fino a 59 seggi, quindi non sufficienti per ottenere la maggioranza per governare.

La “potenziale” (e non affatto scontata) coalizione di Gantz 57 seggi. Un gap troppo piccolo per cominciare a fare i conti.
Lo scenario più temuto, ma forse probabile, è che, chiunque vinca, rischia di non aver i seggi per governare (ne sono necessari almeno 61 sui 120 della Knesset, il Parlamento).

Le priorità: sanità, educazione e stabilità
Dell'accordo del secolo quasi non c'è traccia. Del controverso piano di pace presentato a fine gennaio dal presidente americano Donald Trump non se ne parla da più di un mese.

Ma anche la sicurezza sul confine con la striscia di Gaza appare un argomento meno decisivo rispetto alle passate campagne elettorali. Perfino il tema più caldo, il confronto con l'Iran, pur essendo ancora prioritario, ricorre meno di frequente che in passato.
Saranno i problemi interni, soprattutto quelli relativi alla sanità pubblica, all'educazione, alle infrastrutture per i trasporti, oltre alla speranza di porre fine ad un periodo senza precedenti di incertezza politica, a spingere gli israeliani a recarsi alle urne

Governo di unità o ancora elezioni?
Anche se Netanyahu vincerà questa tornata elettorale, la strada per formare un governo è in salita. Nell'ambito della destra israeliana, le divisioni tra il partito laico Israel Beitenu, fondato dall'ex alleato Avigdor Lieberman, e quelle dei partiti religiosi, sono apparentemente insanabili. Ma Bibi ha bisogno dei voti di entrambi per cercare una maggioranza.

“Re Bibi” appare ancora una volta l'uomo da battere. Ma deve fare attenzione. Nella sua più che longeva carriera da primo ministro, la sola volta che è stato battuto è stato proprio per mano di un capo di stato maggiore: era il 1999, si chiamava Ehud Barak , del partito laburista.

Quanto a Gantz, la sua coalizione – con un improbabile sostegno della lista araba - ha meno chances. Il leader del partito Blu e Bianco spera in una “grande coalizione”. Un governo di Unità con il Likud, in cui però sia estromesso Netanyahu, perché sotto processo.

Così, oltre ad una possibilità esigua di Governo di minoranza, le strade percorribili appaiono solo due: un governo di Unità, o un’altra tornata elettorale. La quarta. L’ultima cosa che vogliono gli israeliani è un altro semestre senza Esecutivo. E senza un budget definitivo.

Per approfondire:
Israele, Netanyahu incriminato per corruzione
Israele, Bibi l'indistruttibile al terzo voto in meno di un anno
Le somiglianze Trump-Netanyahu alla vigilia del voto in Israele

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti