Istanbul ritrova la Champions: indotto da 75 milioni per la finale tra Inter e City
Quello tra l'Ataturk Olympic Stadium e la finale di Champions è stato un appuntamento rimandato a lungo. Uno stadio del destino per le squadre milanesi
di Dario Ricci
4' di lettura
Istanbul, finalmente. Sì finalmente, vien da dire, perché quello tra l'Ataturk Olympic Stadium e la finale di Champions è stato un appuntamento rimandato a lungo, troppo a lungo, e per il più drammatico dei motivi. A ripercorrerla sinteticamente, la storia dell'attribuzione alla Turchia di questa finale di Champions, sembra di descrivere un mondo lontano che s'è rapidamente frantumato in poche stagioni, e che sarà ora arduo ricomporre: è infatti il congresso Uefa che si svolge a Kiev il 24 maggio 2018 (alla vigilia della finale che vedrà poi il Real Madrid battere 3 a 1 il Liverpool, grazie anche agli errori del portiere dei Reds Karius, oggi compagno della showgirl Diletta Leotta) ad assegnare a Istanbul la finale per la stagione 2019-20, preferendola a Lisbona.
Ma la pandemia di Covid-19 stravolge l'intero globo, e come ben ricordiamo anche il mondo del calcio: quella finale a Istanbul non si disputerà mai, anzi verrà giocata (dopo decisione Uefa del 17 giugno 2020) proprio al Da Luz di Lisbona, a porte chiuse, il 23 agosto 2020, eccezionalmente di domenica, al termine di un torneo semplificato proprio a causa della pandemia e che vedrà il successo del Bayern Monaco sul Paris Saint Germain con la rete del transalpino Coman.
Nel 2020-21, poi, la finale di Porto ha visto proprio il City cedere al Chelsea per 1 a 0, in un altro appuntamento conclusivo per il quale era stata inizialmente presa in considerazione Istanbul, poi ancora una volta rigettata per le conseguenze della pandemia. Insomma, il nuovo sbarco della Coppa dalle Grandi Orecchie sul Bosforo ha il sapore di un giusto risarcimento, ed è vissuto col senso dell'attesa di una festa da troppo tempo rimandata.
Tentazione lusitana
A dire il vero, le voci su un nuovo repentino trasferimento della finale, anche stavolta in direzione Lisbona, si sono rincorse in più occasioni in queste settimane, soprattutto da parte di chi ipotizzava una Turchia scossa dall'esito delle elezioni presidenziali, che a fine maggio hanno tuttavia visto la rielezione di Recep Tayyp Erdogan. Voci tuttavia smentite dall'Uefa già prima dell'esito definitivo del voto, così come la ferma volontà di giocare a Istanbul era stata ribadita pure dopo il terribile terremoto che nel febbraio scorso colpì le regioni sud- orientali del Paese al confine con la Siria.
Ataturk milanese
Istanbul nel destino delle squadre milanesi, quando si parla di Champions. Ovvio infatti il riferimento all'altra finale vissuta qui, la prima, quella del 2005, entrata nella leggenda con l'epica rimonta del Liverpool ai danni del Milan, capace di chiudere il primo tempo avanti per 3 a 0, prima di essere appunto riacciuffato sul 3 a 3 in appena sette minuti nella ripresa, per poi vedersi soffiare il trofeo dai Reds ai calci di rigore. Adesso tocca all'Inter giocarsela, quella coppa, dopo aver negato proprio al Milan la possibilità di esorcizzare quel doloroso ricordo proprio sul prato dell'Ataturk, e contro un'altra inglese, il Manchester City, il cui destino è cambiato radicalmente in quegli stessi anni: nel 2007 il Milan ad Atene si prendeva la rivincita sul Liverpool, l'anno successivo lo sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan acquisiva tramite l'Abu Dabhi United Group i Citizen, trasformandoli a suon di petrodollari in una delle potenze del calcio continentale e mondiale, con ricavi stimati in 731 milioni di euro al termine della stagione 2021-22 (primi nella graduatoria stilata dalla Deloitte Football Money League).
Una nuova storia, quella del City, di cui gli ex interisti Roberto Mancini (che da tecnico ha conquistato una Coppa d'Inghilterra, una Supercoppa inglese e soprattutto la storica Premier 2012-13) e Mario Balotelli hanno scritto pagine di certo non banali, prima di approdare a loro volta proprio in Turchia (Mancini per una breve esperienza alla guida del Galatasaray, Balotelli in tempi più recenti con la maglia dell'Adana Demirspor).
Nato per i cinque cerchi
Va detto che quella dell'Ataturk doveva appunto essere una storia più olimpica, che legata al football. E non a caso l'impianto ha richiesto progressivi adeguamenti per renderlo più ospitale proprio in funzione degli eventi calcistici, visto il mancato successo delle candidature olimpiche di Istanbul nel 2000 (vittoria di Sydney) e nel 2008 (Pechino). Inaugurato, alla fine, nel 2002, costato 140 milioni di euro, lo stadio intitolato al padre fondatore della Repubblica di Turchia e suo primo presidente dal 1923 al 1938, aveva inizialmente una capienza di 80mila posti, ridotti poi a 75mila per migliorare la visibilità generale proprio per la finale di Champions del 2005. Di fatto ancora oggi, tuttavia, la presenza della pista d'atletica fa sì che vi siano circa 40 metri di distanza tra il campo e le prime file delle curve.
A un completo restyling dello stadio in funzione calcistica (con l'eliminazione della pista d'atletica e il completamento della copertura con un avveniristico guscio) avrebbe dovuto contribuire il successo della candidatura turca a ospitare gli Europei di calcio del 2024, con Istanbul pronta a quel punto a realizzare in altra zona della città un proprio impianto “olimpico”. Candidatura che però anche in questo caso è stata battuta dalle rivali (Euro2024 sarà ospitato dalla Germania). E allora, accantonati per ora i sogni a cinque cerchi, a Istanbul non resta che accontentarsi (si fa per dire…) di una finale Champions ritrovata che regalerà comunque alla città un indotto stimato in circa 75 milioni di euro (nel 2016 a Milano, per il derby tra Real e Atletico Madrid vinto dai blancos, l'indotto stimato fu di circa 25 milioni di euro).
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